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THE BEST IN ROME & LAZIO
Ve l'avevamo annunciato più di un mese fa: con l'apertura del W Rome a inizio dicembre, la Capitale dà il via alla nuova ondata di inaugurazioni di grandi hotel in arrivo nei prossimi mesi. Basta guardare i molti cantieri che punteggiano la città, e le gru che tagliano il cielo per rendersene conto, e tracciare una mappa delle destinazioni che trova in via Veneto uno degli snodi principali. Dal Rosewood nella ex sede della Banca d'Italia a Nobu nell'ex Grand Hotel, dal Mandarin Oriental (ancora da confermare, ma l’indiscrezione del Sole 24 Ore indica i Villini Sallustiani come possibile location) fino al Rome Edition, sempre del gruppo Marriot Bonvoy (che conta ormai 30 brand), solo poche centinaia di metri separano l'avamposto W dalle altre insegne che potrebbero dare nuovo lustro alla strada della Dolce Vita, oggi decisamente appannata. Il Dabliu dal canto suo, con l'approdo a Roma – il primo in Italia – lancia una nuova sfida abbandonando per l'occasione gli abiti più informali per inaugurare una nuova declinazione dell'ospitalità: moderna sì, ma anche lussuosa, che segue il filo del design firmato Meyer Davis. Con la proposta gastronomica a fare da traino.
W Rome: i tre bar firmati Broccatelli
E che proposta! L'hotel parte in quarta e cala un poker d'assi: Ciccio Sultano, Fabrizio Fiorani, Emanuele Broccatelli, Pier Daniele Seu, un dream team che mira a posizionare la struttura nelle traiettorie degli amanti del buon bere e buon mangiare, senza però cedere alla tentazione del fine dining. In perfetta armonia con il mood Dabliu, seppur in versione deluxe, si punta al sodo: piatti robusti, grande stile, portate in condivisione, ricette di tradizione con un quid in più, insomma: un family style a tutto godimento (anche nel prezzo: si rimane intorno ai 50, euro più euro meno, considerando le opzioni in sharing). Del resto, qui, le famiglie sono già arrivate e con loro giovani e meno giovani a occupare i tavoli per il pranzo della domenica e oltre. Con un'offerta a tutto tondo che parte dalla mattina finisce a notte fonda davanti al bancone guidato con disinvoltura da Broccatelli, che si fa uno e trino per l'occasione.
Attualmente il bar operativo è quello del lounge al piano terra – dove girano signature, grandi classici, invecchiati sui 15-18 euro a drink e poi vini (Broccatelli firma anche la cantina) – ma a breve ci saranno altri due spazi, il Giardino Clandestino in un cortile al piano terra (che avrà una sua proposta ancora più affordable e molto italiana), e l'Otto rooftop bar. Ne riparleremo.
Intanto si parte da qui e si accompagnano i drink con assaggi di impronta molto molto sicula: pane e panelle, sfincione, arancini, ma anche taco con pesce o con caponata, prosciutto S.Ilario, quasi un marchio di fabbrica di Ciccio Sultano, “la cena nasce dall'aperitivo” fa lui, che dopo il Duomo e i Banchi a Ragusa e Pastamara al Ritz Carlton di Vienna apre ora una collaborazione che potrebbe – chissà – essere preludio di altre espansioni. "Ogni posto è unico" replica deciso, con il sodale Fiorani, pastry chef di razza, che dall'Oriente più estremo è ormai stabilmente al fianco di Sultano a orchestrare un'offerta che non lesina in golosità.
Cosa si mangia da Giano del W Marriot
Passi dal W Lounge alla stanza accanto e riprendi il gioco lasciandoti condurre da Ciccio e dal giovane Nicola Zamperetti (già visto al Pastamara) in una proposta bifronte (come l'insegna suggerisce): siciliana e non solo, tradizionale e non solo. Così tra proposte isolane e altre più genericamente mediterranee, non mancano incontri con altre colture, come la salsa chimichurri versione Trinacria che accompagna il polpo al carbone. Ma la parte del leone la fanno le paste home made, siano i classici isolani (Norma e sarde su tutti) o il signature omaggio al Duomo: gli spaghetti Taratata con quella salsa al limone che infonde luce e carattere.
E poi c'è la griglia, che spinge alla condivisione: c'è il polpo, appunto, o il pollo ruspante disossato e ripieno di erbette (che riscuote già un buon successo), la costata di manzo o il cavolfiore per la proposta veg, stufati, brasati e guazzetto le alternative, e poi le verdure che tornano protagoniste in una serie di contorni che più domestici non si può: caponata – certo - ma anche spinaci, carciofi, patata con cipolla o tartufo.
E poi si volta pagina, e si passa a un altro gioco, coloratissimo e goloso senza incertezze, che parte con una macchinetta delle meraviglie: si mette un soldino e si ottiene la propria delizia.
I dolci di Fabrizio Fiorani e la boutique Zucchero
Fare squadra con uno come Fiorani significa avere idee, talento, suggestioni che potrebbero bastare a se stesse, e con una condivisione di intenti che moltiplica le prospettive: “io freno la sua opulenza, lui mi indirizza sul gusto” spiega Fiorani. Fianco a fianco, traducono ognuno secondo il proprio vocabolario una visione comune. E allora ecco che la conclusione del pasto – ma potrebbe essere anche fuori da questo - parla la lingua di una quotidianità aumentata.
Via le salse a specchio, via le mousse e le monoporzioni, dentro i dolci nostrani: “i pasticceri italiani quasi si vergognano a fare dolci italiani” fa Fiorani che rilancia portando grandi classici d'autore, il cannolo, soprattuto - “nessuno ha il coraggio di portarlo al tavolo” e allora qui trovi Il Cannolo più buono della tua vita - e poi tiramisù (con gli occhiali), gelato alla vaniglia e via così, in una carta che si trasforma in una collezione di Polaroid, ma che tra la Cesare’s Choice dove Cesare è Cesare Murzilli, pastry chef dell'hotel, non manca di omaggiare un classico di casa Sultano, l'Olio, sale, grano che tanto successo ha avuto al Duomo.
E se non dovesse bastare così, dopo le noccioline americane e i lamponi, falsi d'autore della piccola pasticceria, ci si può trasferire in quell'angolo che affaccia su strada ed è il regno privato di Fiorani: Zucchero, la caffetteria che probabilmente godrà anche di uno spazio esterno, a sottolinearne l'autonomia, dove i divertenti packaging trasformano cioccolatini in in blister di pillole della felicità “senza bisogno di prescrizione”, infilano i biscotti in barattolini trasparenti e offrono ai più golosi le confezioni do it yourself di cannoli con cialde croccanti e farciture d'autore da comporre al momento e regalare senza incertezze.
E poi il caffè che arriva dritto dritto dalle Modbar (e si aspettano le selezioni di Faro).
L'atteso rooftop del W Rome
Basterebbe già così, e invece no: perché mentre l'inverno ancora si fa sentire, i lavori continuano a passo di carica, per arrivare pronti all'appuntamento con i primi caldi, che a Roma non si fanno certo aspettare. Allora si sale su in cima, e si apparecchia per godere della vista sull'Istituto Svizzero e quel casino dell'Aurora che conserva l'unico dipinto murario di Caravaggio, reduce da un'asta andata deserta (si replica i primi di aprile, chissà se la nuova vendita all'incanto avrà più fortuna) e ponentino. E, insieme, di gioire del bubble bar sempre firmato Broccatelli - Champagne, spumanti, sidri, kombuche e via così – delle cucina outdoor di Sultano, tutta crudi, insalate, griglia e della pizza. E qui entra in gioco l'ultimo degli assi: Pier Daniele Seu l'ultimo degli assi del poker. Ancora una piccola incursione in un altro spazio, stavolta nelle intimità delle stanze, dove – neanche a dirlo – oltre al servizio in camera firmato da quello stesso dream team di cui sopra, ci sono solo i “classici” snack d'albergo. Ma senza timore di delusioni: oltre agli spirits e ai cocktail RtD di Drink It by Broccatelli, ci sono le Patatas Nana di Senigallia e i biscotti di Prato di Mattei. Mica male.
W Rome - Roma - via Liguria, 26-36 - https://www.marriott.it/hotels/travel/romwv-w-rome/
a cura di Antonella De Santis