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Vino, birra, spirits: le bevande de-alcolate piacciono sempre di più

Le bevande de-alcolate valgono il 3,5% del mercato globale. L’analisi Iwsr

  • 16 Marzo, 2022

In crescita i consumi di bevande de-alcolate

Le bevande de-alcolate si confermano un vero e proprio fenomeno da tenere in considerazione. Di questa speciale tipologia, che la nuova Pac ha introdotto anche nell’Unione europea per quanto riguarda i vini, si parla da alcuni anni (e anche per i vini possono essere visti come delle opportunità oltre che come un’anomalia da rifiutare) e recentemente l’Iwsr, istituto londinese esperto in analisi di mercato, ha elaborato nuove stime. I cosiddetti prodotti no/low alcol valgono il 3,5% dei volumi totali di bevande alcoliche consumate in dieci top market (Francia, Germania, Spagna, Uk, Stati Uniti, Canada, Brasile, Sud Africa, Giappone e Australia). Nel solo 2021 l’incremento è stato del 6%. E le stime di crescita tra 2021 e 2025 assegnano a questa categoria un tasso composto annuo dell’8%.

Analisi e prospettive delle bevande de-alcolate

Attualmente il giro d’affari delle bevande de-alcolate è stimato poco al di sotto dei dieci miliardi di dollari Usa, rispetto ai 7,8 mld del 2018. Emily Neill, che dirige l’unità di analisi dei mercati di Iwsr, descrive un quadro in cui molti grandi brand e multinazionali (spirits, vino, birra) stanno investendo risorse e stanno osservando con attenzione il trend per capire quale diffusione possa raggiungere in futuro e, soprattutto, se il segmento potrà essere un complemento del brand principale oppure se sia meglio dare vita a marchi dedicati solo ai de-alcolati. A far riflettere è soprattutto la tendenza che vede un 43% di consumatori abituali sostituire i prodotti alcolici con quelli senza alcol o a basso contenuto di alcol in precise occasioni, anche se, precisa l’Iwsr, meno di uno su cinque evita del tutto l’alcol.

a cura di Gianluca Atzeni

 

 

Questo articolo è tratto dal settimanale Tre Bicchieri del 10 marzo 2022 – Gambero Rosso 

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