Dopo due anni di stop, ritorna Vignaioli Naturali, la storica manifestazione dedicata ai vini naturali a Roma organizzata da Tiziana Gallo, a partire dal 2008.
Lโappuntamento, sabato 30 aprile e domenica 1 maggio, ha riunito oltre 70 produttori che hanno partecipato alla due giorni di assaggi al NH Hotel Villa Carpegna con moltissime etichette. Ci siamo stati anche noi, ecco gli assaggi che ci hanno convinto di piรน.
Si parte da Montecalvo Versiggia. Le cuvรฉe da pinot nero prodotte qui hanno una marcia in piรน. Pietro Torti e la figlia Chiara propongono una gamma di vini che riportano fedelmente i caratteri dellโOltrepรฒ Pavese e in particolare dellโAlta Valle Versa. Naso tanto Oltrepรฒ, ricco, intenso, piacevolmente vinoso. Si offre maturo e immediato nei toni di lampone e mela di montagna; la bocca รจ carnosa ma allo stesso tempo vibrante, succosa e dinamica. Un Blanc de Noirs da seguire con grande attenzione, anche perchรฉ sta migliorando di vendemmia e vendemmia anche nella versione pas dosรฉ. A dir poco goloso.
Assaggiamo per la prima volta i vini di Emiliano, che dal 2017 produce due bianchi nei Castelli Romani, ai piedi della zona vulcanica dei Colli Albani. Tra i due vini, preferiamo il Libente 2019, una Malvasia Puntinata che si fa apprezzare per un equilibrio dโinsieme davvero ammirevole, con la traccia aromatica in secondo piano e un frutto espressivo, appagante, ritmato da toni delicati di erbe aromatiche, per un finale sfizioso di pera e zenzero. Se ne parla poco, ma nel Lazio cโรจ un fermento enologico che non si notava da tempo.
Una signora Falanghina da Guardia Sanframondi. Giovanni Iannucci si mette in luce con un bianco di gran carattere, dalle freschissime note di tรจ verde e finocchietto selvatico, cremoso nei suoi richiami di pesca: chiude nitido, balsamico e sinuoso. Anche la versione 2020 conferma lโottima interpretazione del vitigno nel suo territorio dโelezione, calibrando molto bene le parcelle piรน vecchie che maturano in legno, le uve piรน giovani incontrano lโacciaio, unโulteriore parcella, su suoli piรน argillosi, conosce una una leggera macerazione. I numeri sono ancora confidenziali, le basi molto solide.
Da Passofonduto con furore. Incontriamo Giuseppe Cipolla, agli esordi con la piccola realtร nella Valle del Platani, al confine tra provincia di Agrigento e Caltanissetta. Tutto รจ iniziato nel 2014, nel 2020 la prima annata di produzione. Nella batteria ci colpisce Occhio di Sale 21, un rosato da uve nero dโAvola con un piccolo saldo di inzolia e moscato. Le vigne affondano nel gesso. Non passa inosservato con i suoi richiami di bacche nere selvatiche, di gelsi, un giro di spezie calde, le note di carrubo. La bocca รจ leggera ed espressiva, cremosa e fragrante, di notevole sprint sapido. 866 bottiglie prodotte. Meno riuscito il bianco Solfare.
Siamo convinti che il Rosso Relativo di Alice Bonaccorsi e Rosario Pappalardo sia uno dei piรน sfaccettati e stimolanti vini in rosa dโItalia, capace di mettere a fuoco un registro squisitamente etneo, quel giro di spezie, un timbro lento e ondulato. Qui vi raccontiamo la sua nuova etichetta, grafica molto pop, formato da un litro. Si tratta di un Nerello Mascalese dalla contrata Calderara, macerazione corta (una settimana) e grande freschezza gustativa. Il colore scarico e leggero come la bocca, che cresce su note piccanti di pepe e grafite, richiami di cappero, con una punta di tannino verde a solleticare il palato e ravvivarlo. Siamo tornati a chiederlo due volte, ci siamo vergognati per la terza.
โDa quando lโho messo in bottiglia, non lโho ancora assaggiatoโ, ci dice Giovanna Morganti mentre osserva le nostre espressioni stupide ed estasiate, allโassaggio del suo nuovo Le Trame. Rispetto ad altre annate, il colore รจ piรน scarico del solito, i profumi ricordano la scorza dโarancia, la viola appassita, il sottobosco. Naso fine, essenziale e misurato. La bocca รจ un portento, ha unโenergia sapida e agrumata che dona uno slancio e una profonditร impressionante. Ha un terzo tempo da fuoriclasse. E davanti a sรฉ un potenziale evolutivo enorme.
Con lโannata 2018 Giacomo Fenocchio ha diverse frecce al suo arco. Che batteria! Il Villero gioca sul velluto, Bussia alza la voce, sul momento scegliamo il Castellero. Un cru del comume di Barolo, magari meno blasonato, ma che ci sembra perfettamente in sintonia con gli umori del 2018, per via del suo passo lieve e profondo, il respiro balsamico; le note di spezie accarezzano e accompagnano una beva sfaccettata e piacevole, sottile ma anche incisiva. ร sicuramente piรน pronto rispetto agli altri cru, non meno complesso. Finale puro.
a cura di Lorenzo Ruggeri
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