La febbre da bollicine del 2021 ha trascinato in alto anche le piccole produzioni dell’Alto Adige, dove la spumantistica Dop è rappresentata dal marchio Südtiroler Sekt, che riunisce dieci cantine impegnate a produrre metodo classico. L’associazione, che ha compiuto 30 anni proprio durante il periodo più duro della pandemia, ha scelto di dotarsi di un nuovo marchio, presentato alla fiera di Verona, che accompagnerà le fasi della comunicazione e che è stato inserito sulla capsula o sul collo delle bottiglie. Al centro c’è la lettera “S”, che richiama i tre concetti di Südtirol-Alto Adige, sekt e spumante.
Foto: Florian Andergassen
Sui circa 350mila ettolitri di vino medi annui di tutto l’Alto Adige, quelli dell’associazione sono circa 3mila: “Nel 2021, la nostra tiratura è stata di 400mila bottiglie, decisamente più alta” spiega il presidente Josef Reiterer “rispetto alle 250mila di due anni fa”. Un record, registrato in una fase di crisi economica generale, caratterizzata da un 2020 difficile e da un 2021 che dal mese di aprile ha segnato la ripresa: “Fino a quel momento” racconta “eravamo fermi, perché il nostro prodotto è legato alla buona gastronomia. Con le riaperture, tra primavera e inizio estate, il mercato è esploso al punto che a giugno siamo rimasti quasi senza vino”. Per quanto riguarda il 2022, l’associazione segnala un buon inizio “e le stime sulla bella stagione sono positive, gli ordinativi ci sono sia per le vendite al dettaglio sia per l’Horeca”. Il mercato si concentra per oltre 40% nella provincia di Bolzano, per il 5% circa all’estero e per metà nel resto d’Italia, prevalentemente al Nord.
Sono circa 40 gli ettari vitati esclusivamente dedicati al metodo classico altoatesino. Chardonnay, pinot bianco e pinot nero sono gli unici vitigni ammessi. L’associazione è in attesa del via libera Mipaaf alle modifiche al disciplinare della Doc Alto Adige che istituiranno una “riserva-gold”, con ben 72 mesi di maturazione. Si stima che, a regime, se ne produrranno tra 15mila e 20mila bottiglie con prezzi tra 30 e 40 euro. “Vogliamo elevare la qualità e, allo stesso tempo, la reputazione dei nostri vini”, sottolinea Reiterer.
Del resto, il Pil della spumantistica è più alto del 20% rispetto alla media della viticoltura in provincia di Bolzano. Non solo: per preservare la qualità in vigna in relazione al riscaldamento globale, il regolamento dell’associazione potrebbe prevedere in futuro un tetto minimo all’altitudine dei vigneti: “Se ne potrà discutere. Oggi, per avere buone basi” osserva Reiterer “bisogna salire almeno a 300 metri”.
Attualmente il gruppo di associati conta 10 brand a cui potrebbero aggiungersi altri due o tre produttori: “La nostra idea è mantenere per i nuovi ingressi il vincolo dell’appartenenza alla Doc Alto Adige”. Un allargamento che consente a Reiterer di guardare anche ai possibili sviluppi da qui a 10 anni, con obiettivi ambiziosi: “Abbiamo forti potenzialità. Se il successo delle bollicine proseguirà” conclude “potremmo raggiungere senza problemi quota un milione di bottiglie”.
a cura di Gianluca Atzeni
foto Assoc. spumanti Alto Adige
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