Per ogni problema complesso, cโรจ sempre una soluzione semplice. Che รจ sbagliata. Diceva lo scrittore George Bernard Shaw. Nel caso specifico del vino, il problema complesso รจ una congiuntura decisamente negativa (giacenze e costi in aumento, prezzi dello sfuso in flessione), mentre la soluzione โ piรน meno semplice e piรน o meno corretta โ non รจ univoca. Ma su una cosa tutto il sistema รจ piรน o meno concorde: bisogna intervenire. Di fatto lโItalia รจ reduce di due vendemmie a 50 milioni di ettolitri e ha appena aperto una campagna col segno meno, con tensioni in particolare sui prezzi dello sfuso, a causa delle giacenze in aumento e delle vendite rallentate. A ciรฒ si aggiunga la situazione geopolitica di incertezza, che di certo non aiuta.
Il confronto, con gli altri Paesi produttori, รจ giร in atto: lo scorso mercoledรฌ, a Roma, nella riunione plenaria del Comitato misto franco-spagnolo-italiano si รจ fatto il punto della situazione. Per il nostro Paese cโera Luigi Polizzi, direttore Generale per le Politiche Internazionali e dellโUnione europea del Masaf e le principali associazioni di settore. Da quanto risulta a Tre Bicchieri, se Spagna e Italia concordano su risorse straordinarie per fra fronte alla crisi e su rafforzamento delle misure Ocm con regole piรน flessibili, la Francia punta dritta a misure di gestione di crisi, tra cui stoccaggio, distillazione e, in alcune aree, anche estirpazione. Alla fine dellโincontro รจ comunque emersa la volontร di scrivere alla Commissione Ue per chiedere un monitoraggio esaustivo dellโevoluzione del settore e, se necessario, risposte comuni. Ma su queste ultime si apre una profonda riflessione.
Nei numeri scorsi, abbiamo dato spazio alle associazioni di settore: dallโallarme lanciato dallโOsservatorio Uiv-Vinitaly a wine2wine, da dove si chiedevano scelte coraggiose, alla posizione piรน prudenziale di Alleanza Coop che, nellโintervista al coordinatore vino Rigotti chiedeva di aspettare la chiusura della campagna. Adesso, la parola passa ai territori โ tra consorzi e grandi cooperative โ per capire fino a quando la situazione รจ gestibile e quali scelte dovranno essere fatte a stretto giro.
โStoricamente quando la produzione mondiale supera i 250 milioni di ettolitri di vino si va in tensioneโ esordisce Leonardo Taschetta, presidente della cooperativa Colomba Bianca (tra le piรน grandi coop siciliane con 6.800 ettari di vigneti, 2.480 soci e 6 cantine) โQuestโanno le previsioni sono ben al di sopra, quindi, รจ innegabile che ci troviamo in una situazione di tensione, a cui va aggiunto il difficile rapporto con la Gdo, che ha problemi ad accettare lโaumento dei costi. Costi che chiaramente al momento gravano sulle aziendeโ. Non ha dubbi, quindi Taschetta: โBisogna intervenire subito: non si puรฒ piรน fare finta di nienteโ e aggiunge โognuno di noi arriva lรฌ dove รจ direttoโ.
Ma dove รจ diretto il vino italiano? โDa anniโ continua โsi cercano di aggirare i problemi: chi produce vino Doc e non lo vende, lo declassa a Igt. E questโ ultimo a vino da tavola. Un circolo vizioso che finisce per creare una disfunzione sul mercato. Non รจ facendo sempre le stesse cose che il risultato cambia. Se, quindi, in Europa ci sono 10 milioni di ettolitri in piรน, รจ chiaro che bisogna correre ai ripari, sia che si tratti di estirpare sia di distillareโ. In merito alla riduzione delle rese, invece, il presidente della cooperativa siciliana chiede delle regole serie: โin passato il taglio delle rese, si รจ rivelato un grande bluff a causa delle troppe deroghe presentiโ. Misure chiare, quindi, ma tempestive.
Al centro Italia, il Consorzio Vini dโAbruzzo รจ al lavoro per arginare la situazione. A breve il Comitato tecnico proporrร al cda e alla Regione delle linee di intervento. โLa situazione รจ piuttosto complessa soprattutto per quel che riguarda i vini rossi, mentre appare sotto controllo per i bianchiโ dice a Tre Bicchieri il presidente del Comitato tecnico del Consorzio Nicola Dragani โIn ogni caso, รจ necessario avere il coraggio di intervenire al piรน presto, anche con scelte impopolari, perchรฉ ci troviamo in un mare forza 11 dove รจ difficile tenere la barra dritta. Se in passato, abbiamo attraversato crisi regionali o nazionali, questa ha una portata globaleโ.
Fondamentalmente sono quattro le proposte del Comitato del Consorzio per la viticoltura regionale: โSospensione temporanea della idoneitร sui nuovi impianti della Doc Montepulciano dโAbruzzo, che allo stato attuale rivendica 865mila ettolitri lโanno; sospensione temporanea della idoneitร sui nuovi impianti dellโIgt Pecorino; valutazione della distribuzione di quellโ1% che le regioni hanno ogni anno a disposizione per i nuovi impianti, indicando soluzioni alternative a Montepulciano e Pecorino; applicazione dellโart.39 comma 1-2-4 della Legge 238-2016 che permette di bloccare un certo quantitativo di prodotto a Do, per un periodo di tempo โ circa 18 mesi โ al fine di riequilibrare il mercatoโ
A livello nazionale, invece, le indicazioni del Consorzio riguardano: il taglio delle rese e la distillazione per i vini comuni. โLe rese dovrebbero essere limitate a trenta tonnellate per ettaro senza deroghe (deroghe che, al momento, riguardano proprio regioni come lโAbruzzo o anche lโEmilia-Romagna; ndr)โ precisa Dragani โPer quanto riguarda la distillazione, invece, sia chiaro che i prezzi dovranno essere remunerativi, in linea con il mercato, senza andare a deprimere un mercato giร depressoโ.
Se nel Lazio, lโassessora allโAgricoltura Enrica Onorati chiede il ricorso alla distillazione di crisi, invitando anche le altre Regioni a fare altrettanto, nella patria per eccellenza della cooperazione, le variazioni di prezzo tra la campagna 2023 e la 2022 parlano di un -22% per il Lambrusco Emilia Igt.
Appare preoccupato Daniele Artioli, direttore della Cantina di Carpi e Sorbara (1.200 soci produttori per una capacitร produttiva di circa 450mila ettolitri di vino lโanno): โAbbiamo vissuto e superato tanti periodi difficili, ma oggi ci troviamo a dover affrontare una commistione di tanti problemi che si son presentati tutti assieme. E se il vino, in passato, รจ stato anticiclico rispetto allโeconomia, oggi deve fare i conti con la crisi in atto. A preoccuparci di piรน, in questo momento, al di lร delle giacenze, รจ il crollo dei consumi. Per questo bisogna stare alla finestra, anche se non abbiamo una ricetta anticrisi, altrimenti venderemmo quella al posto del vinoโ, ci scherza su Artioli. Guardando al prossimo futuro, a pesare sono soprattutto i rapporti con la Gdo. โSempre per dirla con una battutaโ continua il direttore della cooperativa emiliana โoggi non ci rispondo al telefono. E questo ci preoccupa molto, soprattutto guardando al prossimo anno, quando nuovi aumenti saranno inevitabili: prevediamo un duro braccio di ferroโ.
Spostandoci piรน a Nord, la situazione cambia di poco. Secondo lโad di Schenk Italia, Daniele Simoni non รจ piรน tempo di aspettare. Lโamministratore del gruppo con sede a Bolzano ma cantine in tutto il territorio nazionale (dalla Sicilia fino al Trentino, passando per la Puglia) punta il dito soprattutto contro il vino da tavola: โSi produce con volumi al di fuori del buon senso e il mercato, ormai alla ricerca di meno vino ma di qualitร superiore, non riesce ad assorbirlo tutto. E questo, finisce per ricadere inevitabilmente su tutto il sistemaโ.
Come intervenire, quindi? โSi deve valorizzare la qualitร โ continua Simoni โQuindi sรฌ alla riduzione delle rese per i vini comuni, no per Doc e Docg. La distillazione di crisi, invece, non puรฒ essere la soluzione, se non si interviene prima in maniera piรน strutturale. Va bene se si tratta di arginare la situazione per questa campagna specifica, ma lโItalia ha bisogno di soluzioni piรน ad ampio raggio. Solo una volta messo il tappo alla vasca, si puรฒ capire la vera situazione del vino italianoโ. E, qualunque sia il โtappoโ in questione, quel che รจ certo รจ che la vasca ad oggi รจ colma.
a cura di Loredana Sottile
Lโarticolo completo รจ stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri dellโ1 dicembre
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