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Intervista

Riduzione di Dop-Igp vinicole e incentivi ai ristoranti che valorizzeranno il "made in Lazio". Ecco le nuove idee in campo

Campagne di promozione e premialità fiscali per i pubblici esercizi che daranno più spazio nelle carte vini. L'assessore all'Agricoltura, Giancarlo Righini, illustra i progetti futuri assieme ad Arsial

  • 10 Aprile, 2025

Non più una cenerentola ma una regione che, anche grazie ai riconoscimenti più recenti, primi tra tutti quelli della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, ha affrontato il Vinitaly con uno spirito differente rispetto al passato. Il Lazio si è presentato alla fiera veronese con una serie di carte in più in mano ma è anche consapevole che sono diversi gli aspetti da migliorare in materia di vino, a partire dallo snellimento del numero di denominazioni per arrivare a quella zona grigia del mondo horeca, che ancora sembra snobbare le sue eccellenze. L’assessore regionale all’Agricoltura, Giancarlo Righini, lo spiega in questa intervista al settimanale Tre Bicchieri, confermando la volontà di dare fiducia al mondo del made in Lazio, anche grazie a uno specifico sforzo economico pluriennale per tutto l’agroalimentare, deciso dalla giunta Francesco Rocca. Ma, soprattutto, annuncia la messa in campo di un progetto specifico che riguarda la fiscalità dei pubblici esercizi che vorranno credere nei vini laziali.

vigneti Doc Roma

Vinitaly 2025 è stata un’occasione importante per far capire che i vini del Lazio ci sono, ci sono sempre stati con la loro qualità, ma non sono stati comunicati al meglio. Cosa è cambiato nel metodo che state applicando come Assessorato all’Agricoltura?

Il metodo usato fin dal nostro arrivo alla guida della Regione è semplice: abbiamo dato al settore vitivinicolo un ruolo importante nelle scelte politiche ed economiche dell’amministrazione. I vini del Lazio sono stati sempre delle autentiche eccellenze, ma non erano valorizzate al meglio.

Cosa è mancato?

C’era bisogno di qualcuno che accompagnasse le nostre aziende nel racconto, che le facesse conoscere, che le rendesse interessanti ed entusiasmanti. Gli investimenti importanti che stiamo facendo a sostegno della filiera agricola della nostra Regione sono sotto gli occhi di tutti.

Avete sempre definito una sfida l’aumento della presenza dei vini laziali nelle carte dei vini dei ristoranti romani. Che strategie introdurrete per limitare il gap? Eppure, i riconoscimenti sono arrivati…

Tutti i risultati che stanno ottenendo i nostri vini, sia a livello nazionale che internazionale, sono la dimostrazione che il lavoro di promozione sta dando risultati importanti, che permettono al Lazio di primeggiare, e che la strada intrapresa è giusta per tutto l’agroalimentare. Per quanto riguarda i vini laziali nella carta dei ristoranti romani, è senza dubbio una lacuna che va colmata al più presto.

Come state operando?

Stiamo lavorando a un progetto che prevede premialità fiscali a tutti quei pubblici esercizi che presenteranno ai propri clienti una carta dei vini esclusivamente del territorio. Abbiamo in mente di far partire anche una campagna di comunicazione per spingere il vino laziale nei menù della Capitale.

Cosa attendersi dalla programmazione agroalimentare regionale per il resto del 2025 e il prossimo anno?

Vogliamo proseguire sulla strada intrapresa: promuovere il vino laziale nelle più importanti fiere internazionali. Resteremo in prima linea nel sostenere i nostri produttori, accompagnandoli nella promozione e nell’accesso ai mercati esteri. Lavoreremo per far emergere la bontà e l’autenticità del nostro patrimonio vitivinicolo, affinché il Lazio possa difendere il proprio posto nel panorama enologico italiano e mondiale. Per questo, oltre alla promozione, continueremo a investire anche su innovazione e sostenibilità: due filoni che hanno permesso alle imprese di compiere un decisivo cambio di passo, per renderle più competitive.

Il sistema regionale ha bisogno di una razionalizzazione e semplificazione delle Dop/Igp. Partiamo dai dati.

Il Lazio oggi conta 36 denominazioni (3 Docg, 27 Doc e 6 Igt), in gran parte riconosciute negli anni 70-80 del secolo scorso, su impulso delle grandi cantine cooperative, all’epoca molto attive nel promuovere caratterizzazioni su piccoli ambiti territoriali, spesso di scala comunale, per l’accesso a vecchie politiche di filiera che garantivano un sostegno diretto alle aziende e alle cantine in base ai volumi di produzione rivendicati a Dop/Igp. Con la riduzione dei consumi degli ultimi 50 anni (da 90 a meno di 30 litri pro-capite) e col passaggio da politiche di sostegno dei prezzi a politiche di mercato (volte a promuovere i prodotti di qualità) alcune Dop/Igp non sono più rivendicate, e una decina sono rivendicate solo per piccoli volumi, di scala non idonea ad attivare strategie di valorizzazione.

E come state attuando il progetto che avevate annunciato qualche tempo fa?

La Regione Lazio, tramite la sua Agenzia (Arsial), ha avviato il Progetto pluriennale a supporto della filiera vitivinicola di qualità: Razionalizzazione e valorizzazione delle produzioni Do/Ig vinicole regionali di qualità, che prevede la semplificazione del quadro delle Denominazioni attive, cercando di cancellare quelle non rivendicate, oppure rivitalizzare quelle rivendicate solo per piccoli volumi. La mancata razionalizzazione è un fattore di ulteriore frammentazione della filiera, che non solo ostacola lo sviluppo dei Consorzi di tutela (cui la Ue demanda ulteriori funzioni anche nella sfera enoturistica) ma limita anche l’accesso alle risorse per la promozione sui mercati internazionali.

Frascati – paesaggio vitato

Quindi, state entrando nel vivo, con il coinvolgimento dei Consorzi?

Oggi, dopo una disamina sulle rivendicazioni degli ultimi 5 anni per singola Do/Ig, Arsial sta procedendo con gli incontri territoriali per capire le criticità e peculiarità delle singole Do/Ig, per offrire supporto tecnico-scientifico-amministrativo, sia a livello nazionale che comunitario nell’iter di modifica al disciplinare di produzione. Al momento, Arsial sta supportando nella modifica del disciplinare di produzione della Doc Roma, Doc Tuscia, Doc Nettuno, Doc Cerveteri e Igt Frusinate.

Sul fronte ricerca e innovazione in viticoltura, tramite Arsial, in quale direzione intendete muovervi, considerando la problematica del climate change e, allo stesso tempo, le opportunità offerte dalle Nuove tecniche genomiche?

Una viticoltura moderna non può ragionevolmente più prescindere da innovazione e ricerca, la cosiddetta “Viticoltura 4.0”. In quest’ottica, Arsial sta portando avanti una serie di azioni formative, sperimentali e dimostrative a supporto della filiera vitivinicola regionale, incentrate proprio sulla problematica del cambiamento climatico e sulla sostenibilità ambientale.

vigneti cesanese

Ci faccia qualche esempio.

Presso l’azienda dimostrativa sperimentale di Velletri, dove da diversi anni si utilizzano le tecnologie digitali come Dss e modelli previsionali per le principali avversità della vite, si stanno portando avanti una serie di attività sperimentali, per valutare la risposta viticola ed enologica dei vitigni resistenti piwi (tolleranti alla principali malattie della vite) rispetto al pedoclima locale. Nel 2023, sono stati iscritti nel Registro Regionale delle viti idonee alla coltivazione nel Lazio dieci vitigni resistenti.

Quali altre attività state mettendo in campo?

Stiamo testando nuovi portinnesti resilienti agli stress idrici; nella gestione agronomica del vigneto, inoltre, si stanno impiegando biostimolanti naturali che favoriscano il recupero e la resistenza agli stress abiotici; si lavora, poi, a gestire la chioma con prove di defogliazione meccanica su due varietà autoctone laziali ed è stato avviato il progetto che prevede l’ottenimento di vitigni resistenti a partire da vitigni autoctoni (malvasia del Lazio e cesanese d’Affile). Arsial, lo voglio ricordare, svolge un ruolo fondamentale nel recuperare e caratterizzare i vitigni autoctoni dei singoli areali viticoli regionali, oltre che portare avanti un’intensa attività di selezione clonale.

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