Alte percentuali di vendita diretta e di esportazioni sono elementi trainanti per il fatturato delle piccole imprese vitivinicole. Lo afferma, in sintesi, una nuova ricerca realizzata dall’Invernizzi Agri Lab di Sda Bocconi school of management (dopo quella di Nomisma nel 2024) col sostegno della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e di Crédit Agricole Italia. Lo studio, presentato martedì 8 aprile a Vinitaly, si occupa di sostenibilità economico-finanziaria delle aziende vitivinicole verticali aderenti alla Fivi-Federazione vignaioli indipendenti italiani, che oggi conta 1.800 soci, per un totale di 17mila ettari di vigneto.
La ricerca, in particolare, ha messo in luce come le aziende con percentuali superiori di vendita diretta, al consumatore finale o al canale Horeca, presentino un andamento del fatturato, nell’ultimo triennio, migliore rispetto alla media generale del campione. Una simile considerazione vale anche per quelle che offrono proposte per l’enoturismo e per chi ha investito in marketing e promozione. «I dati – commenta la presidente di Fivi, Rita Babini – rafforzano le nostre richieste a livello europeo: maggiore accessibilità ai fondi Ocm promozione per le aziende di medio-piccole dimensioni, attualmente di fatto escluse, e realizzazione di misure di sostegno alle attività enoturistiche, fondamentali in questo frangente storico anche per un’educazione al consumo consapevole, oltre che per la diversificazione dei canali di vendita e per crescita delle economie territoriali delle aree interne».
Rita Babini, presidente Fivi al Vinitaly 2025
Per quanto riguarda le vendite estere, lo studio presentato a Verona ha evidenziato come l’export sia trainante, nell’ultimo triennio, per la crescita dei ricavi delle imprese aderenti a Fivi. Tra i produttori che hanno dichiarato una crescita sostenuta o moderata del fatturato, il 45% presenta un’elevata percentuale di fatturato derivante dall’export. «Oltre il 70% dei nostri 1.800 soci esporta e il 23% vorrebbe farlo in futuro. Quasi tutti hanno negli Stati Uniti il principale mercato di riferimento, ma alle condizioni che si stanno realizzando diventerà difficilissimo e verrà a mancare uno dei determinanti positivi di fatturato per i Vignaioli italiani». La Fivi, quindi, si appella al Governo Meloni: «Occorre continuare a mettere in campo tutti gli sforzi diplomatici possibili, per porre fine alle guerre commerciali e salvaguardare un settore fondamentale come quello primario».
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