
Il segmento no-low alcol incrementa il suo spazio tra più giovani, che mostrano un crescente interesse per questo tipo di bevande. Nei prossimi dodici mesi, la fascia di consumatori compresa tra 23 e 35 anni dichiara che preferirà vini alcol zero o a bassa gradazione rispetto a quelli tradizionali. E se si va a vedere in quali Paesi sia più forte questo trend, si tratta dei clienti principali del mercato dei vini made in Italy: Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Il dato, reso noto durante Vinitaly 2025, è di Nomisma-Wine Monitor per Federvini, che ha fatto un punto, oltre che sul rischio economico collegato ai dazi, sulle prospettive di mercato, in un incontro dal titolo Tra dazi e rivoluzione dei consumi: il vino a una svolta storica?.
Le dichiarazioni di consumo raccolte da Nomisma dicono, infatti, che nella fascia giovanile le preferenze per i vini no-low alcol rispetto al vino tradizionale, per il prossimo anno, sono più spiccate negli Stati Uniti (34%), in Germania (26%), nel Regno Unito (25%) e meno in Francia (20%). Il dato, come sottolinea la federazione presieduta da Micaela Pallini, va inserito in un contesto generale di riduzione dei consumi di vino sia in casa sia fuori casa, proprio nel segmento 23-35 anni. Negli ultimi tre anni, infatti, il calo degli acquisti è stato evidente: -32% negli Stati Uniti, -39% in Germania, -37% nel Regno Unito e -24% in Francia. Allo stesso tempo, le vendite di vini dealcolati e zero alcol sono aumentate del 54% negli Stati Uniti e del 23% in Germania.
Quali sono stati i fattori decisivi per l’acquisto di vino nell’ultimo anno? Secondo il sondaggio realizzato da Nomisma, il driver collegato alle caratteristiche green è stato importante per il 41 per cento dei consumatori britannici, per il 35 per cento degli statunitensi, il 32 per cento dei tedeschi, il 38 per cento dei francesi e il 34 per cento degli spagnoli, nella fascia d’età tra 23 e 35 anni. Tra gli altri fattori che guidano gli acquisti e la scelta di un determinato vino c’è anche il prezzo: lo si nota in Spagna, dove è rilevante per il 50% degli intervistati, così come in Francia (40 per cento).
Cosa accade, invece, negli Stati Uniti e in Germania? In testa ai criteri c’è il brand, rispettivamente per il 37% e il 35% dei consumatori. Da non sottovalutare, infine, come per tutti i mercati presi in esame, per i consumatori più giovani la sostenibilità di un vino supera l’interesse per il biologico.
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