L’avventura di Nino Barraco inizia nel 2004. Ad ispirarlo il sapere contadino della sua famiglia e la tradizione vitivinicola di Marsala. L’ambizione? Produrre vini che raccontano le varietà autoctone e le caratteristiche del territorio seguendo l’intero processo produttivo. «La mia idea non è un vino perfetto ma un vino che sappia emozionare», ripete sempre Nino che, con la moglie Angela, ha trasformato una passione comune per il vino in un progetto di vita. Dopo anni di ricerca, di sperimentazione e di innovazione, svolti nell’ambito del mondo dei vini naturali, Barraco ha sciolto gli indugi e – come nel caso di Arianna Occhipinti che abbiamo già raccontato – ha scelto di partecipare all’edizione 57 di Vinitaly prendendo in qualche modo le distanze della fiere del vino alternative e confermando la promessa fatta un anno fa proprio al Gambero Rosso.
Come si spiega la sua presenza qui?
Il Padiglione Sicilia è un luogo istituzionale. Rappresenta in tutto il mondo la mia terra, la stessa alla quale ho dedicato tutta la mia attività di viticoltore. Era arrivato il momento di esserci.
Perché soltanto adesso?
Abbiamo cominciato a produrre vino nel 2004. In questi venti anni abbiamo fatto ricerca e abbiamo comunicato che il vino si fa solo con l’uva. Nel frattempo si sono create le fazioni: da una parte, quelli a favore del vino convenzionale, dall’altra, quelli a favore del vino naturale. Spesso la gente si è schierata senza nemmeno assaggiare i vini. Pertanto siamo qui senza schermi né dietrologie.
Per la vostra azienda è anche un modo per evitare di restare chiusi in un ghetto culturale?
Dal 2011 al 2019 abbiamo partecipato alle fiere tematiche dei vini naturali. È stato un modo per creare una identità collettiva sui vini naturali. Ma dopo tanti anni c’è bisogno di rigenerarsi con una visione individuale. Comunichiamo noi stessi, non la tecnica che utilizziamo. Tutti noi produttori facciamo vino e dobbiamo giudicare ciò che c’è nel bicchiere senza nasconderci dietro una tecnica. Adesso serve un confronto con il mondo istituzionale dei vini.
Questa però è una scelta controcorrente. Difficile trovare altri produttori di vini naturali al Vinitaly…
È vero, siamo dei pionieri. Non è facile uscire dalla propria comfort zone. In altri contesti siamo già molto stimati e abbiamo già ricevuto tanti riconoscimenti. Qui al Vinitaly è come ripartire da zero. Domenica, per esempio, quando c’era il pubblico generico, non abbiamo avuto molte visite. Gli appassionati che vengono al Vinitaly cercano i grandi brand. Però nei giorni successivi, lunedì e martedì, le affluenze sono cresciute grazie all’interesse degli operatori. In ogni caso, anche se non abbiamo il pubblico di sempre, quello che va alle fiere specializzate, Vinitaly è l’occasione per fare assaggiare i nostri vini a chi non li ha mai assaggiati.
Quale messaggio vuole dare con questa presenza al Vinitaly?
Il messaggio è che dopo anni in cui noi del vino naturale abbiamo comunicato insieme, ognuno deve metterci la faccia. Il mondo del vino naturale, del resto, è troppo eterogeneo.
Mi sta dicendo che Vini Barraco è cresciuta e sta troppo stretta in quel contesto?
Siamo diventati adulti. Ci siamo resi conto del lavoro fatto in questi anni. Con i monovarietali abbiamo valorizzato i nostri vitigni autoctoni come il Cataratto e il Grillo. La nostra punta di diamante sono gli ossidativi. Qui a Marsala ci sono le radici storiche del vino ossidativo: insieme con De Bartoli e altri produttori abbiamo qualcosa in più da dire. È una questione di dna culturale.
Questa sembra in effetti una fase molto favorevole per il vino siciliano…
La Sicilia vive un momento molto bello. Anche una piccola azienda può farcela. In questi anni la regione è diventata sempre più ricca di sfaccettature vitivinicole. Non passano solo i grandi brand come nel passato, ma c’è spazio anche per i vignaioli artigianali. Allo stesso modo, una volta spiccavano soltanto alcuni territori, adesso ne stanno crescendo altri come l’Etna, l’agrigentino e il messinese. La Sicilia può offrire una viticoltura ricca di diverse espressioni.
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