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Inizio d'anno deludente per il gruppo Lvmh: affondano i superalcolici. Calo contenuto per i vini

Il colosso francese del lusso registra un calo del 3% nelle vendite del primo trimestre 2025, con performance negative in particolare nella divisione Wine&Spirit che va giù del 9%

  • 16 Aprile, 2025

Il mondo del lusso non è più sinonimo di crescita garantita. Nemmeno per un gigante come Lvmh, che nei primi tre mesi del 2025 ha registrato un calo complessivo delle vendite del 3%, fermandosi a 20,3 miliardi di euro. Un dato che ha deluso le aspettative del mercato e che riflette un clima di incertezza globale sempre più tangibile. D’altronde i segnali andavano in questa direzione già nei precedenti bilanci.

Il tonfo degli spirits

È la divisione Wines & Spirits a mostrare segnali di debolezza: – 9% il fatturato rispetto al primo trimestre 2024, scendendo a 1,3 miliardi di euro. Ha resistito meglio il segmento Champagne e il vino, comunque in calo dell’1% (676 milioni di euro), mentre il comparto dei superalcolici ha registrato una flessione marcata: -17%, a 629 milioni di euro.

Brand come Moët & Chandon, Krug, Ruinart, Veuve Clicquot, Château d’Yquem e Cheval Blanc restano brand solidi, ma la domanda globale rallenta e i dazi statunitense hanno fatto il resto. «Lo Champagne ha subito un lieve calo, riflettendo la normalizzazione della domanda» spiega il gruppo, che evidenzia come per i vini rosati provenzali si sia registrato «un buon inizio d’anno». Discorso diverso per il cognac: «Il calo è dovuto dalla domanda più debole in Cina e negli Stati Uniti», spiegano da Lmvh.

Vanno giù i titoli in Borsa

Il trend negativo non riguarda solo il vino: anche la moda e pelletteria, comparto di punta del gruppo (quasi il 50% del fatturato), ha registrato un calo del 5%, mentre profumi e cosmetici e retail selettivo segnano un -1%.

Il colosso ha cercato di rassicurare i mercati – dopo il tonfo in Borsa, con una perdita del 5% a Parigi e del 7% a New York – sottolineando la continuità della propria strategia: «Siamo concentrati sull’innovazione, la qualità e la distribuzione selettiva dei nostri brand». Basterà a convincere gli investitori?

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