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I 7 migliori Verdicchio di Matelica scelti dal Gambero Rosso

Con la DOC Matelica ci troviamo tra Macerata e Ancona, in una porzione di territorio stretta in una valle che corre perpendicolarmente rispetto a tutte le altre della regione. Qui il verdicchio abbandona il mare e si affaccia in montagna

Tutte le valli delle Marche corrono da ovest verso est, ossia dagli Appennini verso l’Adriatico. Seguono il corso dei fiumi che nascono in montagna e sfociano nel mare. Un percorso dritto, senza deviazioni, geometrico e lineare come denti di un pettine. Vi è un’eccezione a questa teoria ordinata ed è rappresentata da una valle completamente circondata da contrafforti montani che si sviluppa in direzione nord-sud: l’alta Vallesina. Deve il nome all’Esino, il fiume che nasce poco lontano e l’attraversa nel suo scorrere verso l’acqua salata. Un percorso dapprima non facile: per superare l’assedio delle montagne ha dovuto scavarle in profondità dando vita alla Gola della Rossa, nei pressi di Fabriano. Al centro della valle c’è Matelica.

Il verdicchio, origine del vitigno

Il verdicchio è la varietà a bacca bianca più importante delle Marche. Come vi sia arrivato non si sa di preciso. La teoria più votata è quella secondo la quale giunse al seguito di popolazioni venete venute per ripopolare una zona decimata da ondate di peste nella seconda metà del Quattrocento. In tutto questo l’unica cosa certa è che il verdicchio è identico al trebbiano di Luganae a quello di Soave. Nei secoli, l’uva dai riflessi verdolini della buccia caratteristici anche quando è perfettamente matura, è riuscita a colonizzare l’intero bacino fluviale dell’Esino.

Il verdicchio, una varietà, due denominazioni

È di Matelica il notaio che a metà del Cinquecento cita il nome Verdicchio in un documento ufficiale. Così come è Matelica a legare il suo nome a quello del vitigno nella Doc istituita nel 1967, un anno prima rispetto ai Castelli di Jesi. Ma la rivalità tra i due areali termina qui in quanto i propri prodotti non sono confondibili.

Troppo grande la disparità nei numeri essendo i Castelli di Jesi quasi dieci volte più grande per ettari vitati e aziende coinvolte. Per certi versi vale il rapporto che c’è sul versante del vino rosso tra Barbaresco e Barolo: entrambe le Denominazioni sono a base di nebbiolo e adiacenti l’una all’altra ma danno vita a vini con caratteristiche piuttosto diverse.

Generalmente si può affermare che i vini prodotti a Matelica hanno un accento continentale, realmente montano: acidità evidente, profumi di frutti bianchi che con il riposo in bottiglia, anche prolungata, si tramutano in evidenti sensazioni minerali, misurata presenza alcolica, sapidità pronunciata. I Castelli di Jesi, con il loro clima apertamente mediterraneo, danno prodotti più ricchi e strutturati, con maggior incidenza di alcol, estratti e sapore. In tutto questo il punto di contatto più evidente è la medesima capacità a evolvere felicemente nel tempo.

L’incidenza del territorio

L’estate calda, per certi versi torrida, non è più una rarità in alta Vallesina. L’uva arriva senza problemi alla maturazione desiderata e i vignaioli possono cucire il proprio stile avendo a disposizione la versatilità del vitigno. Semmai a fare la differenza sono le stagioni collaterali. Non è raro imbattersi, infatti, imbattersi in primavere decisamente fresche e piovose, da gestire con accortezza sotto il profilo agronomico.

Così come è facile avere un settembre di buona escursione termica tra giorno e notte, condizione propizia per non disperdere il patrimonio aromatico dei mosti. I vigneti della Denominazione si trovano a un’altimetria che mediamente va da 350 a 450 metri, con picchi che toccano i 650 metri. Buona parte del territorio ricade in quello amministrato dalla provincia di Macerata, mentre una parte minoritaria rientra in quello di Ancona. La situazione è, dunque, del tutto speculare a quanto avviene per i Castelli di Jesi.

I Verdicchio di Matelica dal migliore rapporto qualità-prezzo

Quella che segue è una lista dei migliori Verdicchio di Matelica recensiti nelle guide Vini d’Italia 2025 Berebene 2025 del Gambero Rosso: il bello, come per quelli dei Castelli di Jesi, è trovare etichette incredibili, per tenuta, sapore, aderenza territoriale, che costano davvero poco rispetto a quanto valgono. Tra quelli proposti ce ne sono alcuni sopra i 20 euro in enoteca e negli shop on line, ma la maggior parte è proposta a un prezzo inferiore. L’invito è di provarli tutti.

Verdicchio di Matelica Vertis 2022 – Borgo Paglianetto

Meraviglioso il Vertis ’22 di Borgo Paglianetto: agrumato e sassoso al naso, ha sorso composto, elegantissimo nella sua idea succosa e salina, di lunghissima persistenza. I vini di Borgo Paglianetto rappresentano uno spaccato contemporaneo nella denominazione Matelica in quanto frutto di un’attenta lettura del territorio e di un’enologia sensibile all’esaltazione dei caratteri varietali del verdicchio. Nessuna forzatura: sarà la scelta vendemmiale a imporre il registro stilistico delle diverse selezioni che vanno dallo stile molto fresco dei vini d’annata sino alle stratificate complessità delle etichette di maggior ambizione.

 Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. 2021 – Belisario

Affascinante il Cambrugiano ‘21 di Belisario, premiata come Cantina dell’anno 2025 nell’ultima edizione della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, che offre ricordi di agrumi, sassi, fiori e frutti bianchi legati da una sottile impronta balsamica da ritrovare in un palato elegante, coeso, pieno di sfumature complesse. Da oltre 50 anni la Belisario è al centro della vitivinicoltura dell’Alta Valle del fiume Esino. La gamma è particolarmente felice nel comparto Verdicchio, dove si possono trovare etichette che soddisfano il degustatore esigente così come chi voglia di avere vini quotidiani a prezzi ben calibrati.

Verdicchio di Matelica Senex Ris. 2018 – Bisci

Scintillante la prova del Senex ’18 di Bisci, una Riserva che nel nome svela l’intento di sottolineare la capacità evolutiva del Verdicchio: affinato in cemento per tre anni, ha seducente finezza nell’impasto di mandorla, anice, erbe aromatiche e sfumature balsamiche del naso; la bocca si muove dipanando una raffinata energia, di crescente sapidità sino a un finale lunghissimo.

Verdicchio di Matelica Collestefano 2023 – Collestefano

Il Collestefano ’23 rende la consueta veste chiarissima unito all’impasto olfattivo di bergamotto, sassi, fiori bianchi, mandorla e anice; il palato è ben definito, manca un po’ della profondità sapida di altre versioni ma al palato offre senza esitazioni un’eccelsa piacevolezza di beva che è un po’ la sua firma, in particolare nelle annate calde. Il violento attacco di peronospora della primavera 2023 ha reso l’annata complicatissima, con estese distruzioni dei grappoli. Chi opera da sempre in Bio si è trovato di fronte a uno tsunami difficile da arginare ma l’esperienza e l’attenzione agronomica di Fabio Marchionni ha permesso comunque di salvare il salvabile.

Verdicchio di Matelica Millo Ris. 2021 – Marco Gatti

I profumi di cedro candito, polvere da sparo, anice e frutti gialli indicano che nel Millo Riserva ’21 di Marco Gatti si sono usate uve in surmaturazione; la bocca saporitissima, appena zuccherina al centro, ne conferma la teoria; la sapidità e la tempra acida danno contrasto e una misura molto lunga al finale. Un vino di seducente intensità.

Se siete alla ricerca di bianchi prodotti con sincero spirito artigiano siete nel posto giusto. Marco Gatti è un bravo agronomo specializzato in florovivaismo. Grazie alla sua competenza gestisce in prima persona i diversi appezzamenti di vigne poste nel piccolo quadrante della denominazione ricadente in provincia di Ancona. Al tempo stesso svolge anche il ruolo di enologo, senza consulenze esterne. Predilige uno stile che esprime aromi nitidi e una certa ricchezza gustativa per cui la maturazione delle uve svolge un ruolo fondamentale.

Verdicchio di Matelica Brut M. Cl. Cavalier Vincenzo 2020 – Tenuta Piano di Rustano

Lo spumante Cavalier Vincenzo ’20 di Tenuta Piano di Rustano impasta ricordi di limone, pesca bianca, crosta di pane ed erbe aromatiche con grande precisione; la bocca ha grinta, effervescenza cremosa ed equilibrato finale tutto giocato sul contrasto tra sale e liquer d’expedition. L’azzeccato dosaggio evita ogni deriva amara o erbacea dando la voglia di un altro sorso. L’azienda produce vino dal 1920 ma Francesco Lebboroni e Rosanna Tortolini hanno dato solo nel 2016 un’organizzazione professionale ai loro vigneti posti a Rustano, zona assolata pur soggetta al tocco freddo degli Appennini. Ampi sforzi sono stati realizzati anche per la ristrutturazione della cantina.  Qui l’enologo Marco Gozzi mette in pratica la sua fama di abile spumantista.

Un Matelica di carattere e stile elegante il ’23 di Tenuta Grimaldi, perfettamente accordato alla denominazione: grinta verticale, profilo slanciato e grip salino al palato dove si confermano i profumi di anice, mandorla, fiori e limone ben scanditi in un naso che acquisirà maggior complessità nel tempo.

 

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