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I migliori spumanti dal mondo assaggiati alla cieca durante Vinitaly: ecco la sentenza di Verona

Allo stand del Gambero Rosso un qualificato panel di assaggiatori ha testato 15 cuvée di riferimento. Il primo classificato ci conduce nella Champagne, ad Ambonnay...

  • 22 Aprile, 2025

Lo stand del Gambero Rosso al Vinitaly quest’anno è stato particolarmente movimentato: presentazioni, convegni, masterclass, magnum party. Lunedì 7 aprile è andata in scena la nostra “Sentenza di Verona“. Il titolo scelto per questa degustazione è volutamente altisonante, ma l’intento, ovviamente, non voleva essere quello di porre un sigillo definitivo sulla vexata quaestio: quali sono gli spumanti migliori del mondo? Ponendoci a metà tra gioco e spunto di riflessione, abbiamo messo insieme una quindicina di etichette ben rappresentative dei propri mondi: Champagne, Trentodoc, Franciacorta, Alta Langa, Oltrepò Pavese, ma anche Cava e bollicine inglesi.

Svolgimento

Il panel ospitato è stato piuttosto eterogeneo, tra giornalisti, comunicatori ed enologi specializzati in Metodo Classico. Per dovere di cronaca, ci sembra giusto elencarli: per il Gambero Rosso c’erano Lorenzo Ruggeri, Marco Sabellico, William Pregentelli e Marzio Taccetti; tra i giornalisti e i comunicatori Chiara Giovoni (Ambassadeur du Champagne, wine expert), Jacopo Cossater (Intravino, Verticale), Francesco d’Agostino (Cucina&Vini); gli enologi erano rappresentati da Gaia Cinnirella (Masseto), Matteo Moser (Moser) e Mattia Vezzola (Costaripa). Per ogni vino abbiamo scelto le ultime annate in commercio: il vino più giovane era del 2020, quello più vecchio del 2011; abbiamo suddiviso le bottiglie in tre batterie, mettendo vicini i vini della stessa annata. L’unico a conoscere le cuvée scelte era Lorenzo Ruggeri: gli altri partecipanti erano del tutto allo scuro delle etichette selezionate; la degustazione, ovviamente, è avvenuta alla cieca e con una sola bottiglia, cosicché tutti hanno assaggiato lo stesso identico vino. Abbiamo pensato a questa degustazione cercando non tanto di stabilire quale fosse il prodotto migliore, quanto piuttosto di scegliere quello più piacevole, dando un punteggio da 1 a 10: è ovvio però, che con un panel così, il voto sia stato assegnato anche in base a criteri più tecnici e analitici. Ci sono state sorprese? Alcune, ma anche tante conferme. Il resoconto dettagliato degli assaggi lo trovate qui sotto.

La classifica

Prima posizione – punteggio: 8,2
Champagne Grand Cru Extra Brut – Egly-Ouriet

Vince mettendo tutti d’accordo, senza ottenere picchi, ma senza mai scendere troppo in basso con i voti. Se cercavamo la piacevolezza, qui l’abbiamo trovata, e pensare che si tratta “solo” del Grand Cru della maison di Ambonnay, composto da pinot nero (70%) e chardonnay. L’annata di base della cuvée assaggiata è la 2019: abbiamo dibattuto sulle note evolutive emerse dal calice, molto ben delineate, definite, non coprenti, una maturità equilibrata che svela piano piano sensazioni di miele bianco, frutto rosso, agrumi e spezie. Tanto sapore in bocca su una struttura elegante e solida, dotata di profondità e incisività, con un perlage cremoso e sottile. Chi ha scritto “goloso” lo ha capito meglio di tutti.

Seconda posizione – punteggio: 8
Champagne Brut Grand Cuvée 171ème Édition – Krug

Giù il cappello davanti a un grande classico. Pensavamo fosse lui il re della giornata, ma poi, calcolatrice alla mano, la sentenza lo relega al secondo posto (per pochissimi centesimi). Un paio di giudici gli hanno dato appena una sufficienza, ma da un altro paio di loro sono arrivati anche due 10, probabilmente per come riesce ad amalgamare note elegantemente ossidative a sensazioni iodate e minerali; o forse per come si distende il sorso, serrato nella spinta acida, dotato di un’energia che non abbiamo sentito nelle altre cuvée. Le altre parole che ricorrono nelle schede di questa cuvée (vendemmia base 2015): finezza, eleganza, lunghezza infinita, grande persistenza. In breve, Krug.

Terza posizione – punteggio: 7,84
Franciacorta Dosage Zéro Annamaria Clementi Ris. ’14 – Ca’ del Bosco

Il primo tra gli italiani, la spunta anche sul blasonatissimo Dom. Anche qui il profilo aromatico è segnato da toni elegantemente boisé, da una dolce sensazione tostata, da una golosa sensazione di croissant, da striature di pietra focaia. Al palato tutto ciò si concretizza in una bocca armonica, in ottimo equilibrio tra cremosità e freschezza. Il 2014 è senza dubbio tra le più felici degli ultimi anni, sulla scia della 2008 e 2004. “Sontuoso e vitale” scrive qualcuno: gli calza a pennello.

Quarta posizione – punteggio: 7,66
Trento Brut Madame Martis Ris. ’13 – Maso Martis

Probabilmente Antonio e Roberta Stelzer saranno soddisfatti a leggere il nome della propria azienda che campeggia tra due mostri sacri della spumantistica, addirittura precedendo il Dom. Il Madame Riserva ’13 è molto complesso aromaticamente, tra pietra focaia e agrumi, un lieve tocco affumicato ed erbe aromatiche. In bocca sfoggia un’eleganza e una freschezza che abbiamo ritrovato solo nelle Cuvée migliori, accompagnate da una solida struttura fatta di sapore e sapidità.

Quinta posizione – punteggio: 7,45
Champagne Brut ’15 – Dom Perignon

La degustazione alla cieca non fa sconti a nessuno, nemmeno al cellario più famoso del mondo. Per carità, la caratura è elevata: lo si evince nel bouquet sfaccettato che ricorda i frutti bianchi, il burro, la vaniglia, il tutto sopra un tappeto erbaceo, a tratti di caffè. “Esteticamente impeccabile, ma senz’anima” commenta qualcuno: forse per questo gli abbiamo preferito altre cuvée. La perfezione formale – cremosità, bolla, chiusura salina – non basta per garantire la piacevolezza che cercavamo.

Sesta posizione – punteggio: 7,3
OP Pinot Nero M. Cl. Pas Dosé Poggio dei Duca ’19 – Calatroni

La giuria è stata piuttosto unanime nel giudizio positivo sulla nostra Bollicina dell’Anno, tranne due tra noi che sono andati poco sopra la sufficienza. Qualcuno ha scritto nella scheda “stile italiano”, riconoscendo la provenienza ma senza battezzare la denominazione. Chi ha espresso un giudizio positivo ha posto l’accento sulla grande tensione di cui è dotato questo Pinot Nero, fragrante al naso tra piccoli frutti rossi, molto sfumati, ed erbe aromatiche; bocca sapida e carezzevole per la bolla sottile. Tra le note leggiamo “molta luce”: l’idea è calzante.

Settima posizione – punteggio: 7,11
Alta Langa Pas Dosé 140 Mesi Zero ’11 – Enrico Serafino

Lo abbiamo assaggiato per ultimo in quanto si trattava del vino più vecchio della degustazione. Questa Cuvée speciale proposta dall’azienda di Canale ha ben giocato le sue carte, riuescendo a coniugare una parte fruttata ancora presente e invitante con sfumature speziate e di pasticceria. La bocca ha una striatura erbacea e di mandorla nel sottofondo che segna sia il profilo aromatico che quello gustativo: è stata avvertita da molti giurati, come si evince dalle schede che abbiamo raccolto. Tanto carattere.

Ottava posizione (ex-aequo) – punteggio: 7,09
Trento Dosaggio Zero Giulio Ferrari Riserva del Fondatore ’15 – Ferrari

Scorriamo le note di degustazione raccolte e le mettiamo insieme: “elegante già al naso, nitide sensazioni di crosta di pane, freschezza, mineralità, tensione supportata dal sapore”; ma poi arrivano le postille: “finale un po’ troppo serrato, vive di conflitti tra naso e palato, tostatura  importante, un po’ morbido, un po’ evoluto”. Insomma una cuvée sulle montagne russe in questa fase di assaggio. In fiera ci siamo rifatti con una Riserva Lunelli ’15 (da magnum) spettacolare e un Giulio Rosé ’15 ben oltre le attese.

Ottava posizione (ex-aequo) – punteggio: 7,09
Champagne Extra Brut Longitude – Larmandier-Bernier

Lo Champagne della maison biodinamica di Vertus è ricco e caldo e sfuma su fragranti note di frutto giallo e spezie. Qualcuno dice che la vena ossidativa di cui è dotato ne inficia lo spettro aromatico; altri la trovano molto affascinante. Sicuramente uno Champagne generoso, piacevole e voluttuoso, di buon equilibrio, teso, ma anche armonico, vigoroso sul finale.

Nona posizione – punteggio: 6,95
Farfalla Dosaggio Zero M. Cl. Cave Privée ’17 – Ballabio

Di solito è uno degli spumanti italiani che più ci piace, ma a Verona l’etichetta di punta della famiglia Nevelli ha convinto metà del panel. Molto bello il profilo aromatico leggiadro che mescola delicatamente erbe di campo e fiori bianchi. Anche la bocca ci è sembrata tesa e croccante, sapida. Qualcuno gli rimprovera un’eccessiva semplicità e tra i voti siamo stati costretti a conteggiare anche un 5 forse davvero troppo punitivo.

Decima posizione – punteggio: 6,66
Franciacorta Dosaggio Zero Bagnadore Ris. ’16 – Barone Pizzini

È stato uno dei vini più divisivi, con alcuni giurati che hanno apprezzato le sensazioni date dalla maturazione in legno (note piuttosto evidenti di vaniglia, spezie, burro di montagna), e altri che invece hanno trovato troppa ridondanza nello spettro olfattivo. Soprattutto se paragonata alla bocca, tesa, energica, vibrante, infiltrante: ad alcuni questa doppia faccia non è piaciuta, come se il vino fosse poco coerente con sé stesso in questa fase evolutiva. Il pieno equilibrio, e grande profondità, l’abbiamo invece trovata invece nella Magnum 2015 assaggiata due giorni dopo in fiera.

Undicesima posizione – punteggio: 6,55
Blanc de Blancs’ 16 – Nyetimber (importato da Meregalli)

L’azienda è tra quelle che per prime hanno iniziato a produrre Metodo Classico con vigneti nelle regioni del Sussex, Hampshire e Kent, nel sud dell’Inghilterra. E dobbiamo dire che l’etichetta assaggiata si è comportata piuttosto bene. Si stacca in particolare per un naso molto fresco, di menta e anice, e un’impronta fruttata molto intensa. La bocca non ha l’articolazione di altre cuvée ma ha energia e finale vivido. E tutte le cuvée dell’azienda stanno migliorando di anno in anno…

Dodicesima posizione – punteggio: 6,36
Alta Langa Pas Dosé Blanc de Blancs ’20 – Marcalberto

Tutti concordi sul sottolinearne la freschezza e la dimensione verticale. Ma c’è stata altrettanta unanimità nell’affermare che il finale della bottiglia che abbiamo assaggiato aveva una chiusura vagamente amaricante; effettivamente, tanto al naso quanto in bocca sono emerse sensazioni giocate sulle erbe e sulla scorza di agrumi, accompagnate da una scia delicatamente salina. Chiude netto e vibrante.

Tredicesima posizione – punteggio: 6,04
Cava Brut Primer Reserva ’19 – Pere Ventura (importato da Bellenda)

Qualcuno ha riconosciuto subito la provenienza di questa cuvée e sulla scheda ha scritto “cava”. La prestazione non è del tutto convincente per quest’azienda catalana nata nel 1992. Le uve che concorrono alla creazione dell’etichetta che abbiamo assaggiato sono xarel-lo e parellada in parti uguali, con un saldo del 20% di macabeau. Il naso è un po’ impreciso nella definizione del frutto che sembra un po’ troppo maturo, ma anche la bolla è meno fine e intrata rispetto agli altri; il sorso poi ha una dimensione orizzontale e si allarga su note forse troppo dolci. L’altro cava ordinato, della cantina Recaredo, è andato purtroppo perso con la spedizione.

Quattordicesima posizione – punteggio: 5,68
OP Pinot Nero M. Cl. Pas Dosé Vergomberra ’20 – Bruno Verdi

Vogliamo sperare si sia trattato di una bottiglia un po’ storta perché il vino che abbiamo assaggiato a Verona non assomiglia a ciò a cui ci ha abituato Paolo Verdi con il suo Vergomberra, prodotto sulle colline dell’Oltrepò dal 1982. Strano vederlo in ultima posizione: non ha convinto forse per un piccolo eccesso di rusticità; altri hanno detto di aver riscontrato poco carattere; altri ancora lo hanno sentito un po’ troppo magro. Torneremo presto ad assaggiarlo perché la riteniamo una delle espressioni più interessanti a livello nazionale.

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