Mentre l’Europa rischia di affossare uno dei suoi prodotti di punta insieme alla Dieta Mediterranea, gli Stati Uniti ne scoprono le proprietà benefiche. Arriva da Oltreoceano la ricerca secondo cui non solo il vino non farebbe male alla salute, ma addirittura ridurrebbe la mortalità del 4%. Il tutto messo nero su bianco sulla rivista americana Bmc Medical Education che ha pubblicato la ricerca “Change in habitual intakes of flavonoid-rich foods and mortality in US males and females” con contributi di scienziati internazionali come Walter Willett, epidemiologo della Harvard School of Public Health di Boston.
La ricerca prende in esame un campione di 55.786 donne e 29.800 uomini di mezza età e senza malattie croniche, valutando le associazioni tra i cambiamenti nell’assunzione di alimenti molto ricchi di flavonoidi (una classe di polifenoli con effetti positivi per la salute) e mortalità. La conclusione è che l’aumento del consumo di alimenti contenenti flavonoidi, tra cui il vino rosso, porta a una riduzione del rischio di mortalità precoce nella popolazione.
Nello specifico, per il vino rosso, lo studio evidenzia un rischio di mortalità inferiore del 4% con l’assunzione di 3,5 bicchieri a settimana. Stessa situazione per di mirtilli e peperoni: con il consumo di 3,5 porzioni alla settimana si ha una significativa riduzione della mortalità (rispettivamente 5%, 9%). Inoltre, l’aumento di una tazza al giorno di thè comporta la riduzione della mortalità del 3%.
Motivo per cui la ricerca mette in luce l’importanza di incoraggiare il consumo di alimenti come il vino rosso e i peperoni che sono parte integrante della Dieta Mediterranea, al fine di ridurre il rischio di mortalità.
Una specie di Rivoluzione Copernicana visto il momento storico in cui ci troviamo con venti di proibizionismo che soffiano da più parti. Da ultimo la decisione irlandese di andare avanti con gli health warning sulle etichette degli alcolici, vini compresi, senza tenere conto dei pareri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. A cui si aggiungono le posizioni dell’immunologa Antonella Viola, che partendo dallo studio Lancet, ha più volte lanciato la sua crociata conto il vino sostenendo che la dose sicura è zero, esattamente come per le sigarette.
“Questo studio è particolarmente importante perché ristabilisce una corretta posizione riguardo la salubrità del vino rosso il cui consumo consapevole, contrariamente a quanto sostenuto di recente da alcuni paesi membri dell’Ue, non solo non è nocivo per la salute ma aumenta le aspettative di vita” è il commento di Mario Serpillo, presidente dell’Uci-Unione Coltivatori Italiani che, partendo da questa nuova scoperta, chiede che vengano contrastati gli attacchi ricevuti a livello europeo e che siano sfatati i pregiudizi che vorrebbero etichettare il vino e altri prodotti incriminati dal Nutriscore in maniera negativa.
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