È il vino che sceglie il bicchiere. Maximilian Josef Riedel ha illustrato la tesi nella Riedel Wine Glass Experience a Roma, presso il Rome Cavalieri, Waldorf Astoria Hotel. Stesso vino, calici diversi: un esperimento che mette a nudo l’importanza del calice “giusto” quando si tratta di vino. In un periodo in cui il mondo del vino sta andando incontro a cambiamenti ed evoluzioni, anche il calice sta seguendo nuove traiettorie? Ne abbiamo parlato con il ceo dell’omonima azienda austriaca, pioniera nella produzione di bicchieri da vino. Tra sfide globali, nuove collezioni e l’impegno per la sostenibilità, ecco come Riedel vede il presente e il futuro del suo settore.
Il mondo del vino sta subendo diversi scossoni. Una condizione che sta influenzando la vostra attività?
In parte sì, anche se in misura minore rispetto al mercato del vino stesso. Le persone acquistano bicchieri da vino per ragioni molto diverse. Quello che ci preoccupa è un’altra incognita.
Quale sarebbe?
La situazione dei dazi e in generale degli Stati Uniti: rappresentano il nostro mercato più importante con impatto rilevante sul nostro business. Attualmente siamo i bicchieri più costosi presenti sul mercato statunitense e i dazi colpiscono duramente le nostre vendite.
La filosofia della Riedel vede un bicchiere per ogni varietà di uva, ma che ne pensa dei calici “universali”?
Che molti produttori realizzano bicchieri senza conoscere davvero il vino.
In che senso?
Per noi, il vino è al primo posto: il bicchiere serve a esaltarne le caratteristiche. Al contrario, chi propone soluzioni “universali” crede che un solo bicchiere possa andar bene per tutto, ma questa è una semplificazione fuorviante. Purtroppo tanti ristoranti comprano questo calice perché pensano di prendere una strada più facile, ma non può esserci una scorciatoia che funzioni davvero.
E per quanto riguarda le nuove alternative analcoliche? Verrà prodotto un bicchiere specifico?
No, non credo serva. Si può fare un parallelo con il mondo dei cocktail: con o senza alcol, lo si può servire tranquillamente nello stesso bicchiere, non c’è alcuna differenza. Non è necessario progettarne uno specifico.
Passando ai materiali c’è molta differenza tra il cristallo e il vetro?
Esiste il vetro sodico-calcico, il vetro cristallo e poi il cristallo al piombo. L’industria si è allontanata da quest’ultimo tipo; Riedel ha smesso di usarlo nel 2015 e usiamo solo vetro cristallo, più costoso e pregiato. Questo perché c’è una grande differenza nel colore, nel peso, nella struttura della superficie rispetto al vetro sodico-calcico.
State lavorando su nuovi materiali per la produzione?
Sempre. Ricerca e sviluppo in questo ambito è una costante per la nostra azienda.
Ad esempio, quali userete in futuro?
Mi spiace, ma questo è un segreto.
Parliamo di altro allora. È meglio una produzione artigianale o industriale?
Dal punto di vista estetico e concettualmente ci può essere una differenza. Ma nelle prestazioni no. Entrambi i metodi possono dare risultati eccellenti.
E riguardo l’estetica? Come si coniuga con la prestazione?
Seguiamo la scuola Bauhaus secondo cui “la forma segue la funzione”. Per noi la performance è una priorità. L’estetica è importante, ma secondaria. Al contrario di noi, molti concorrenti puntano solo sull’aspetto esteriore. Chi non capisce di vino compra un bicchiere per l’estetica, chi ne capisce lo compra per la sua prestazione.
Come vi state muovendo dal punto di vista della sostenibilità?
Non facciamo “greenwashing”. Produrre un bicchiere di vetro non potrà mai essere totalmente ecologico, ma possiamo avvicinarci ad arrivare a un processo pressoché sostenibile. Stiamo facendo la nostra parte non guardando ai costi -tra l’altro molto alti-, ma è qualcosa che sentiamo come necessario. Essendo un’azienda familiare, voglio che le generazioni future possano continuare il lavoro che stiamo facendo e dobbiamo garantire un processo di produzione sostenibile oggi.
Il cambiamento climatico sta influenzando il vostro lavoro?
Quando i consumatori dicono che i bicchieri Riedel sono troppo grandi, rispondo che è il vino a determinare la dimensione del bicchiere. Con questo voglio dire che si sta andando sempre più verso vini con un alto contenuto alcolico e di conseguenza il bicchiere deve aumentare di volume.
Quali sono le ultime novità che avete lanciato sul mercato?
La linea Grape@Riedel, pensata per i ristoranti e proposta a un prezzo accessibile, senza compromettere la qualità. Allo stesso tempo, è disponibile anche la nuova collezione Fatto a Mano Black Tie, di fascia alta. Due progetti che rispondono a esigenze diverse, ma restano fedeli alla nostra filosofia.
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