C’era attesa, al Vinitaly, per capire gli eventuali contraccolpi sul mercato dei vini marchigiani dovuti al crack della principale cooperativa regionale, la Moncaro. Ma i dati presentati dall’Imt (Istituto marchigiano di tutela vini) hanno presentato più luci che ombre, come ha spiegato il presidente Michele Bernetti, illustrando gli andamenti delle principali denominazioni: Verdicchio Castelli di Jesi, Conero, Lacrima di Morro d’Alba e Verdicchio di Matelica.
Nel complesso, l’anno si è chiuso per le 4 denominazioni a 15,1 milioni di bottiglie equivalenti vendute (-21 per cento rispetto al 2023), per circa 50 milioni di euro di fatturato (-10 per cento) e una variazione del prezzo medio in crescita di circa il 14 per cento. «Abbiamo scavallato un annus horribilis – commenta il presidente – fatto di cadute importanti, tensioni finanziare e agenti atmosferici avversi, ma siamo ancora qui. Il settore ha dimostrato di essere in grado di voltare pagina e ripresentarsi al mercato più forte di prima, con un prezzo medio più alto e la resistenza dei bianchi. La politica Imt sullo stoccaggio ha poi aiutato sia sul fronte dei prezzi dello sfuso sia nel controllo delle giacenze».
Michele Bernetti, presidente Imt Marche
Sempre su base annua (secondo i dati del panel di imprese Imt che vale il 67% del potenziale produttivo), il 2024 ha registrato quantitativi di vino imbottigliato in calo per il Verdicchio dei Castelli di Jesi poco sotto il 20%, ma la «perdita si azzera – sottolinea l’ente di tutela diretto da Alberto Mazzoni – se si tiene conto del mancato apporto da parte della cooperativa leader delle Marche, che influisce in termini di volume proprio per il 20 per cento». Guardando ai valori, c’è una buona notizia: il prezzo medio nel canale Gdo e in quello retail italiani è cresciuto del 10,5 per cento.
In forte crescita è segnalato il Verdicchio di Matelica, con un balzo delle vendite a volume del 69% e una buona performance anche nelle esportazioni (+20 per cento). Sul fronte dei rossi, il Conero chiude il 2024 con un gap in quantità del 14 per cento, anche per effetto di Moncaro, ma aumenta la propria presenza all’estero (+1,5 per cento su base annua), con una quota che arriva oltre il 30% del totale commercializzato. Infine, la Doc Lacrima di Morro d’Alba che paga l’11% anche per il calo produttivo della vendemmia 2023. Una nicchia in ascesa, per la quale l’Imt sta valutando la modifica del disciplinare per creare la tipologia Riserva ed eliminare quella Superiore.
verdicchio di Matelica
Tra i canali di sbocco, nel 2024 sale sensibilmente la quota destinata all’horeca (dal 13,6% al 19,5 per cento). Secondo Imt, è la prova di un miglioramento nel posizionamento dei vini. La Gdo (col 33,5% delle quote) resta il primo sbocco, seguita dalle vendite agli importatori. Spostando lo sguardo alle vendite estere, si registra il sorpasso sulla piazza italiana per il Verdicchio dei Castelli di Jesi, con una «quota a volume export oriented del 51,2 per cento». I mercati di riferimento, nel 76% dei casi, sono europei, ma c’è stato nel 2024 il raddoppio dello share dei mercati asiatici, soprattutto Giappone, che ora valgono il 12% delle spedizioni e superano quelle verso le Americhe (11,3 per cento). A valore, invece, i clienti principali sono Regno Unito, Paesi Bassi, Usa, Germania e Svezia.
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