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Arrivederci Vinitaly. Ecco dieci fantastici vini che ci hanno stupito

Vecchie annate e anteprime, ma anche conferme e nuove scoperte. Dalla lunga lista di vini degustati dalla redazione ecco un elenco di quelli più sorprendenti

  • 11 Aprile, 2025

Vinitaly chiude l’edizione numero 57 con un bilancio positivo, noi vogliamo prolungare ancora un po’ quell’atmosfera fatta incontri, strette di mano con una lista di assaggi che ha fatto la redazione. Dopo i consigli per chi si sentiva un po’ spaesato tra le oltre 4000 aziende presenti e chi voleva andare a colpo sicuro tra gli stand ecco un elenco un po’ più consistente di etichette da segnare. Si tratta di scoperte, conferme o occasioni uniche che abbiamo voluto riportare per prolungare ancora un po’ la festa.

Ecco gli assaggi che ci hanno colpito

95/100

A. A. Santa Maddalena Cl. V. Premstallerhof Select ’24- Rottensteiner

Avvicinando il naso al bicchiere si evidenzia subito un profilo olfattivo sfaccettato e di grande intensità. Intrigante nei suoi eleganti sentori di mora, ciliegia matura e garofano a cui si unisce un delicato sottofondo speziato. Il palato è setoso e avvolgente, ma dotato di una beva agile, ritmata da una fresca acidità. Se l’apertura del sorso è tutta su un frutto maturo e polposo, il finale sfuma sui toni di anice stellato e tenui sentori di cacao. Golosissimo. 

93/100

Morrone Pallagrello Bianco ’18 – Cantine Alois

Delle due versioni di Pallagrello Bianco vinificate da Massimo Alois, storica famiglia di viticoltori di quest’angolo interno della provincia di Caserta, il Morrone esprime ai più alti livelli le doti di ricchezza e freschezza del vitigno. Prodotto a quasi 400 metri slm, a Pontelatone sui suoli calcarei dei Monti Trebulani, il Morrone 2018, vinificato bloccando la fermentazione malolattica e parzialmente affinato in legno (15%) ha saputo affinarsi divinamente in bottiglia, conservando raffinati sentori di frutta bianca matura e marcato al palato dalla bella armonia tra grassezza e tensione acida.

94/100

Vino Nobile di Montepulciano Pieve Caggiole ’21 – Poliziano

Caggiole si offre all’occhio con un rubino brillante che si fa granata sull’unghia, al naso trovate macchia mediterranea, ciliegia e piccoli frutti rossi. In bocca incanta per freschezza, sapidità, struttura e tensione. Un rosso di corpo, insomma, ma dalla beva fresca e irresistibile che ha le doti per evolvere per anni in cantina. Ma i suoi tannini dolci ce lo fanno apprezzare (e molto) già oggi.

93/100

Fiorente ‘23 – Fina

Il vigneto di Cataratto si trova all’interno della riserva naturale dello Stagnone, con le radici delle viti che letteralmente affondano nell’acqua. Il bouquet ampio e sfaccettato: emergono sentori di susina, mandorla e agrumi, segnato da una nota minerale di fondo. La bocca è sapida, tesa e piena, con una grande armonia tra acidità e frutto. Il finale chiude il cerchio sfumando in una sfumatura salina.

93/100

Apifero ’24 – Francesca Fiasco
Francesca Fiasco è una giovane donna che si è fatta carico del lavoro viticolo iniziato dal nonno Luigi intorno agli anni ’60. Il vigneto attualmente, tra affitti e proprietà, è arrivato a circa sette ettari, diverse parcelle coltivate a Felitto, sede della cantina, Castel San Lorenzo e Roccadaspide, nel cuore del Cilento. In questa edizione del Vinitaly, Francesca ha proposto una nuova etichetta, Apifero ’24. Il nome deriva da quello di una particolarissima orchidea selvatica nata tra le sue vigne, con un fiore che ricorda il corpo di un’ape e si tratta di un bianco che vuole essere una sorta di punto di partenza, semplice e diretto, per la scoperta del resto della gamma. Falanghina all’80%, più un saldo misto tra vari vitigni autoctoni (moscato, trebbiano toscano, moscatella e altri), vinificato in acciaio con fermentazione spontanea, sfoggia un naso particolarissimo fatto di un po’ di agrumi, fiori e tante spezie gialle, curcuma soprattutto. La bocca è scorrevole pur avendo consistenza, è solare e mediterranea.

94/100

Brunello di Montalcino ‘07 – Col d’Orcia

Nonostante i quasi 20 anni di vita è integro e vitale. I sentori percepiti al naso giocano su un registro di tonalità scure che vanno dal chinotto, la crostata di frutti bosco, tabacco scuro, grafite, sottobosco e accenni ematici e di fungo. Il sorso mostra una bella tensione acida e tannini che ancora esprimono vitalità, per un finale fresco che fa emergere una leggera e piacevole sfumatura balsamica.

95/100

Etna Bianco Gamma ’22 – Federico Curtaz

Non è la prima volta che l’Etna Bianco di Curtaz ci stupisce. Anche questa ’22 sembra fare centro, con un naso complesso ed elegante. Pesca, agrumi, cedro, sale affumicato, gelsomino, gesso e sentori erbacei di finocchietto anticipano una bocca sapida, “rocciosa” e insieme tagliente con un frutto integro e definito. Il sorso chiude tra note di agrumi e lunghe sensazioni iodate.

95/100

Collio Friulano M ’22 – Schiopetto

Era il 1954 quando Mario Schiopetto piantò le sue prime vigne di tocai a Capriva. Amorevolmente accudite, queste ci regalano ancora una straordinaria materia prima, che viene esaltata nella selezione M. Questo ’22 dal colore verdolino brillante ha un naso di straordinaria finezza, all’insegna del frutto bianco maturo e delle erbe aromatiche. La bocca densa, distesa e dinamica è ricca di un frutto perfettamente integro e sfuma lunga su note mentolate e di macchia.

96/100

Montepulciano d’Abruzzo ’01- Emidio Pepe

Il vino ha bisogno di tempo: lo sanno tutti. Ma alcuni vini hanno bisogno di ancora più tempo. Non è un problema per gli appassionati veri, ma farlo capire al grande pubblico è un po’ più complicato. Per far comprendere il concetto, il Montepulciano ’01 di Pepe potrebbe essere didattico. Di solito scontrosi in gioventù (ma le ultime annate che abbiamo assaggiato sembrano più approciabili fin da subito) i Montepulciano di Pepe hanno bisogno di tempo per distendersi: quando lo fanno, come in questo caso, il vino si trasforma in un tripudio di cuoio, sigaro, fogliame autunnale in un profilo integro scaldato da uno sbuffo appena alcolico. La bocca è di grande compattezza e pienezza, ma c’è progressione e dinamica. Il tannino si è fatto setoso, vellutato; un pizzico di sapidità ravviva il finale

98/100

Trebbiano d’Abruzzo ‘’86 – Valentini

Quando ci si approccia a una vecchia annata di Valentini le aspettative sono sempre altissime e il rischio di lasciarsi sopraffare dalla grandezza dell’etichetta è elevato. Ma questo 1986 che abbiamo assaggiato non lascia spazio a dubbi. Quasi 40 anni e ancora è pimpante nelle note di paglia che si mescolano al pistacchio, un pizzico di cedro da una parte, un tocco affumicato dall’altro: si appoggia al palato con sensazioni erbacee e vagamente agrumate e scoda lungo su una scia salina che lo proietta nell’attualità.

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