Le belle parole che seguiranno a fare la cronaca dettagliata del successo dei vini valdostani, iniziano con una nota dolente per i produttori, che ogni anno si sforzano di cercar l’equilibrio tra massima qualità e alta quantità: il 2022 vedrà una riduzione della produzione di circa un quarto. Infatti i problemi climatici, che hanno afflitto il nostro paese durante la stagione 2022, non hanno risparmiato la Valle d’Aosta. Nelle ultime annate la produzione regionale si era attestata su circa 2milioni di bottiglie annue, mentre per l’ultima vendemmia ci si attesterà molto probabilmente intorno al milione e mezzo di pezzi. Questo porterà piccoli svantaggi ai vigneron valligiani ma permetterà loro di mantenere i prezzi se non addirittura di ritoccarli leggermente verso l’alto. Se aumenti ci saranno, oltre a un’eventuale mancanza di prodotto, si potranno attribuire a un fattore che dovrebbe riempire d’orgoglio i viticoltori locali: i primi validi segnali d’interesse internazionale nei confronti dei vini valdostani. Come già scritto in passato, le cantine della Valle non hanno mai avuto grossi problemi a vendere l’intera produzione, visto la quantità di ristoranti ed enoteche presenti sul territorio e il flusso di turisti che è tornato più regolare dopo il periodo funestato dal Covid.
L’enorme passo avanti fatto dai vini valligiani non è da sottovalutare; una richiesta straniera più articolata e non riferita alle sole etichette di grande notorietà accresce il prestigio dell’intero comparto vitivinicolo regionale. Una crescita comune, magari, perché no, sotto l’egida del neonato Consorzio dei Vini della Valle d’Aosta, porterebbe un benessere generalizzato. Di sicuro questa voglia crescente di vino valdostano conferma che l’abbinamento dei grandi terroir della regione (microclima, altitudine, esposizione, posizione e lavoro dell’uomo) con i vitigni più adatti rappresenta la ricchezza dell’enologia regionale. Da questi magici connubi e dalle peculiarità dei vigneti valdostani scaturiscono anche i nostri fantastici vini premiati che sarebbero potuti essere molto più numerosi se non avessimo deciso di alzare un po’ l’asticella. Petite arvine, moscato bianco, chardonnay, pinot nero e syrah piantati nei posti giusti e lavorati con amore, prima in vigna e poi in cantina, rendono grandi i vini della Valle d’Aosta.
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