Il Piemonte del vino sta vivendo un momento magico; si è praticamente trovato catapultato in una bolla dalla quale non vorrebbe mai uscire. In verità le parole che abbiamo usato possono fare pensare a una situazione venuta a crearsi casualmente, ma non è assolutamente così. I traguardi raggiunti finora sono frutto di un duro lavoro di squadra. La crescita qualitativa e di notorietà del Barolo e del Barbaresco è frutto del lavoro di squadra dei vignaioli di Langa. I successi del Nizza, del Ruché, del Timorasso o quello in atto del Grignolino sono, ancora, frutto di un lavoro di gruppo svolto unendo le rispettive forze. Anche alla base della crescita del turismo enogastronomico dell’intero Piemonte c’è un lavoro di squadra tra viticoltori, ristoratori, albergatori e istituzioni. È un intero comparto che si è messo in movimento e quindi non si può parlare di sola Langa o solo nebbiolo, bisogna affiancare al primus inter pares tutti gli altri territori e vitigni che negli ultimi dieci anni hanno avuto la forza e la tenacia per emergere dall’anonimato.
Dopo il Timorasso e il Moscato, sono entrati a far parte della famiglia dei Tre Bicchieri, nell’edizione 2017 di Vini d’Italia, il Grignolino e il Ruché. Quest’anno è il turno del Pelaverga che aggiudicandosi il massimo premio dimostra quanto l’ampelografia piemontese sia ricca e quante nuove opportunità si creano per territori e vitigni meno famosi e diffusi per ritagliarsi spazi su mercati rimasti per tanto tempo irraggiungibili. Il profumatissimo e spensierato Verduno Pelaverga ’21 del Castello di Verduno tiene alta la bandiera delle denominazioni minori e dei rossi più leggeri, per troppo tempo lasciati nel dimenticatoio. Ovviamente Barolo e Barbaresco continuano a fare la parte del leone, anche con l’uscita dei Barolo ’18, annata tanto ingiustamente vituperata: i produttori più attenti in vigna e in cantina, infatti, sono riusciti a regalarci dei grandi rossi che privilegiano la delicatezza e l’eleganza alla potenza, ottimi vini da approcciare senza timori anche in gioventù.
Terminiamo con la notizia più bella: in questa edizione abbiamo solo un‘azienda che raggiunge per la prima volta i nostri Tre Bicchieri, ma la cosa straordinaria è che questa stessa cantina si aggiudica uno dei nostri 11 premi speciali. Infatti, la cantina Lodali che si merita il nostro premio più ambito con il Barbaresco Lorens ’19 ottiene anche il premio attribuito alla Cantina Emergente, grazie alla pazienza di mamma Rita e alla naturale dedizione di Walter Lodali.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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