Una scoperta incredibile quella avvenuta pochi giorni fa nel piccolo comune andaluso di Carmona, dove un team del Dipartimento di Chimica Organica dell'Università di Córdoba ha trovato un liquido, poi identificato come vino, nella necropoli della cittadina. Il ritrovamento sostituisce la bottiglia di vino di Spira, scoperta nel 1867 e datata tra il 325 e il 350 d.C., conservata nel Museo storico di Pfalz (Germania) e considerata la più antica bottiglia di vino conosciuta al mondo.
L'urna funeraria e la traccia nei polifenoli
Ad attirare particolarmente l'attenzione dell'equipe di specialisti è stato un ossario collocato all'interno di una scatola di piombo ovoidale con un coperchio piatto. «All'inizio siamo rimasti molto sorpresi dal fatto che il liquido fosse conservato in una delle urne funerarie», ha spiegato Juan Manuel Román, archeologo comunale del Comune di Carmona, al quotidiano spagnolo La Vanguardia. In sostanza si trattava di un recipiente dove erano presenti ossa umane immerse nel nettare di Bacco. Tuttavia, le condizioni di conservazione della tomba hanno permesso di preservare il campione intatto e ben sigillato per tutto questo tempo. La chiave per identificare il liquido è stata trovata nei polifenoli, ovvero antiossidanti e biomarcatori presenti in tutti i vini. Grazie a una tecnica in grado di identificare questi composti anche in quantità molto basse, il team ha trovato sette polifenoli specifici che sono presenti anche nei vini di Montilla-Moriles, Jerez o Sanlúcar. L'assenza di un polifenolo specifico, l'acido siringico, ha fatto pensare che si trattasse di vino bianco. Tuttavia, anche se questo tipo di bevanda è coerente con le fonti bibliografiche, archeologiche e iconografiche, il team ha sottolineato che l'assenza di questo acido potrebbe essere dovuta alla degradazione nel tempo.
Generi diversi, sepolture diverse
Il fatto che i resti scheletrici dell’uomo fossero immersi nel vino non è un caso. Alle donne nell'antica Roma fu a lungo proibito bere vino in quanto considerata una bevanda da uomini. E le due urne di vetro nella tomba di Carmona sono elementi che illustrano la divisione di genere della società romana nei suoi rituali funerari. Mentre le ossa dell'uomo erano immerse nel vino, insieme ad un anello d'oro e ad altri resti ossei provenienti dal letto funebre su cui era stato cremato, l'urna contenente i resti della donna non conteneva una goccia di vino, ma bensì tre gioielli d'ambra, una bottiglia di profumo al patchouli e resti di tessuti, che dalle prime analisi sembravano di seta. Il vino, così come gli anelli, il profumo e gli altri elementi facevano parte di un corredo funerario che doveva accompagnare i defunti nel loro viaggio nell'aldilà. Nell'antica Roma, come in altre società, la morte aveva un significato particolare e le persone desideravano essere ricordate per poter rimanere in qualche modo in vita. Questa tomba, in realtà un mausoleo circolare che probabilmente ospitò una famiglia benestante, si trovava accanto all'importante strada che collegava Carmo con Hispalis (provincia di Siviglia). Anticamente era contrassegnato da una torre, oggi scomparsa. Duemila anni dopo questa scoperta ha gettato molta luce sui rituali funerari dell'antica Roma consentendo di identificare il liquido nell'urna di vetro come il vino più antico del mondo.