Le incertezze geopolitiche, a partire dalle guerre in Ucraina e Israele, e la riduzione della capacità di spesa dei consumatori hanno condizionato i bilanci dei grandi brand italiani del vino tra 2022 e 2023. In negativo. Secondo il consueto sondaggio del Settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso, realizzato a febbraio 2024, che coinvolge sia le cooperative sia le imprese private, emergono diversi segni meno e gli aumenti dei fatturati sono stati certamente meno importanti se raffrontati al forte rimbalzo del periodo pre e post-pandemia.
La frenata dei top brand
L'andamento economico dei top brand nel 2023 somiglia, infatti, più a una frenata se si fa il raffronto coi ritmi di crescita a cui eravamo abituati. A riprova delle difficoltà di tutto il settore vitivinicolo, che ha faticato sia sul fronte interno ma soprattutto su quello estero per far quadrare i conti. Il miglior posizionamento sui vini premium e la ripresa del canale della ristorazione hanno compensato, ma non sempre, le difficoltà della grande distribuzione organizzata e il ridimensionamento di un e-commerce che era esploso nel periodo pandemico.
La parola d'ordine: contenimento dei costi
Da Cantine Riunite & Civ ad Antinori, da Italian wine brands ad Argea, dalla romagnola Caviro alla piemontese Fratelli Martini, le principali aziende vitivinicole per giro d'affari (in base alla classifica dei ricavi curata dall'Ufficio studi di Mediobanca), che assieme totalizzano un business da 3 miliardi di euro, hanno certamente subito la crisi e la difficile congiuntura economica. Allo stesso tempo, si sono mosse con prudenza con strategie di contenimento dei costi di produzione e cercando di adattarsi al contesto sfruttando la multicanalità, sopportando i segni meno in diversi mercati d'esportazione, anche importanti come l'area del Nord America, ma senza rinunciare agli investimenti previsti nei rispettivi piani industriali.
Sentiment positivo per l'anno in corso
Dal sondaggio del settimanale Tre Bicchieri sulle aspettative per questo 2024 prevale, tuttavia, un sentiment sostanzialmente positivo (bilanci stabili o in lieve crescita) per la maggior parte delle società interpellate. Si spera, in particolare, in un ritorno dell'inflazione a livelli più accettabili, in una decrescita dei tassi di interesse e in una conseguente maggiore capacità di spesa dei consumatori. E per intercettare i nuovi trend del beverage mondiale sono in aumento le risorse e i progetti sulla sostenibilità dei vini e per prodotti a basso grado alcolico, uno degli elementi su cui le imprese si stanno concentrando maggiormente. I mercati da tenere d'occhio sono, ovviamente, gli Stati Uniti, con le fasce più giovani sempre più attente a prodotti con ridotta quantità di alcol. Ma ora si guarda concretamente anche all'Est Europa e al Sud America.
La classifica dei ricavi
In testa alla classifica dei fatturati, considerando le prime cinque posizioni, si conferma la cooperativa Cantine Riunite & Civ, con la sua controllata Gruppo italiano vini, che vanta un giro d'affari da 700 milioni di euro. A seguire, il giovane polo vitivinicolo di Argea (comprendente brand storici come Botter e Mondodelvino) che scende a 450 mln di euro rispetto ai 455 mln del 2022, poi la quotata Italian wine brands (429,1 mln, in calo sul 2022) e due gruppi cooperativi: la romagnola Caviro (423 mln) e la trentina Cavit (267,1 milioni di euro).
L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri dell'8 febbraio 2024
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