Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump fa i primi passi indietro rispetto agli annunci che per settimane hanno fatto presagire a una guerra commerciale sia con la Cina sia con l'Europa. Il tycoon infatti sembra essere alla ricerca di dialogo in politica estera, in primis con Cina e Corea del Nord, citate dal neo presidente in un'intervista rilasciata a Fox News in cui ha spiegato che preferirebbe non imporre dazi a Pechino, sostenendo che sia possibile trovare un accordo con il leader cinese Xi Jinping, mentre, sul fronte di Pyongyan, Trump torna a parlare di Kim Jong-un, "persona intelligente" per il magnate americano. Ma anche l'Italia potrebbe tirare un sospiro di sollievo sul fronte dell'export verso gli Stati Uniti: «Meloni mi piace molto, vedremo che succede», ha risposto il presidente Usa a chi gli chiedeva se avrebbe risparmiato all'Italia l'inasprimento dei dazi minacciato all'Europa.
Il caso Parmigiano
Il nostro Paese è uno degli Stati più interessati alla scure dei dazi, in particolare i settori agroalimentare e vinicolo. Ed entrambi i mondi sperano che le eventuali imposte non colpiscano i prodotti italiani, come il Parmigiano. Nel 2024, le vendite all'estero del celebre formaggio hanno registrato una crescita del 13,7%, con gli Stati Uniti in testa (+11,5%), segno che molti statunitensi hanno deciso di fare scorta per timore che i dazi aumentino vertiginosamente il costo del prodotto importato.
Sebbene non ci siano ancora direttive in tal senso, il 47esimo presidente degli Stati Uniti potrebbe comunque rispettare gli annunci fatti durante la campagna elettorale. E se i primi a pagarne le conseguenze saranno Canada e Messico, anche l’Europa resta nel mirino: «Ci hanno trattato male», ha detto il tycoon, riferendosi ai Paesi del Vecchio Continente e promettendo le tariffe aggiuntive «se non correggeranno gli squilibri commerciali». Certo è che dopo le parole su Meloni, volata a Washington il 20 gennaio scorso per presenziare all'insediamento di Trump, anche il comparto del vino italiano spera di essere risparmiato dalla tagliola. L'export verso il mercato statunitense regge nonostante la crisi del vino mondiale, in particolare grazie al Prosecco che fa registrare numeri da capogiro. E anche in questo caso "l'effetto dazi" ha portato a una crescita delle vendite oltreoceano: a novembre gli spumanti tricolore hanno registrato un +41%.