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A Trieste il ricordo dei defunti si celebra con i dolcetti alle mandorle

Dal mondo antico a oggi, passando per la Trieste novecentesca, il culto dei defunti si celebra con i dolcetti di mandorla che ritroviamo da Pirona, uno dei caffรจ storici della cittร 

  • 01 Novembre, 2024

In varie culture del Mediterraneo, associare le fave alla commemorazione dei defunti era la norma. Ce lo racconta anche Pellegrino Artusi: per gli antichi egizi erano il simbolo della reincarnazione; in Grecia il legame tra la pianta e la morte era simboleggiato dal cuore nero che contraddistingue i petali bianchi dei loro fiori; secondo Plinio il Vecchio (e nella spiritualitร  dominante nellโ€™antica Roma) le fave contenevano le anime dei morti ed erano utilizzate nei Misteri di Dionisio e di Apollo e durante i Lemuria, o Lemuralia, le festivitร  celebrate a maggio (appunto periodo di raccolta delle fave) per esorcizzare gli spiriti dei morti, i lemuri. Fu nel 609 che papa Bonifacio IV sostituรฌ la festa pagana dei Lemuria con il giorno di Tutti i Santi, fino al 732 festeggiato il 13 maggio. Da quellโ€™anno in avanti papa Gregorio III ne trasferรฌ la celebrazione al 1 novembre e le fave – a questo punto essiccate – hanno cambiato la loro stagionalitร .

Pasticceria Pirona – Trieste

Le fave dei morti

In molte regioni italiane ancora oggi le fave sono simbolo della tradizione delle festivitร  dei Morti e di Tutti i Santi, ma in formato dolce. Ad indicare il legame con le fave dell’antichitร  sempre La Scienza in Cucina e L’Arte di Mangiare Bene: la ricetta 622 รจ appunto quella delle “Fave alla romana o dei morti” e Artusi la introduce cosรฌ: ยซQueste pastine sogliono farsi per la commemorazione dei morti e tengono luogo della fava baggiana, ossia d’ortoยป. Nelle pasticcerie di Trieste, ad esempio, sono immancabili nel periodo autunnale le cosiddette fave (o favette) dei morti, dolcetti colorati di bianco, rosa e marrone, a simboleggiare rispettivamente nascita, vita e morte. Mandorle, albumi, zucchero i componenti principali di questa specialitร , ma ogni locale ha la sua ricetta storica. Le fave, insieme a presnitz, pinsa e putizza, sono tutelate da un disciplinare e dal marchio dei dolci tipici triestini, introdotto nel 2016 dalla Camera di Commercio locale per dare continuitร  alle antiche ricette.

Pasticceria Pirona – Trieste

Le fave e i dolci di una storica pasticceria triestina

Il documento piรน antico in cui si attesta l’esistenza delle fave รจ negli archivi della Pasticceria Pirona e racconta di una fornitura di fave al Castello di Miramare nel 1861. In Largo Barriera Vecchia, al civico 12, oggi, come nel 1900,ย  le vetrine dell’insegna ingolosiscono i passanti con i dolci autunnali della tradizione, ritornati ai vecchi fasti grazie alla nuova gestione capeggiata da Cinzia Viezzoli, nel settore del pane da generazioni, che ha preso in mano lo storico locale nel 2019 (e gestisce altri locali in cittร , come quello, da poco rinnovato, in via della Cassa di Risparmio 7). Qui le fave bianche sono all’essenza di vaniglia, quelle rosa all’acqua di rose e quelle marroni al cacao.

Pasticceria Pirona – Trieste

Insegna storica per eccellenza del capoluogo giuliano (parte del patrimonio FAI), รจ tappa imperdibile per chi visita la cittร  e punto di riferimento per i triestini. Immersa nel via vai di Largo Barriera, quasi ferma il tempo con il suo stile liberty e il suo verde antico (sebbene il locale sia sempre accuratamente rinnovato), tanto che non stupirebbe ritrovarsi accanto James Joyce, che tra questi tavoli scrisse l’Ulisse. La pasticceria della tradizione รจ qui espressa ai massimi livelli – presnitz tra i migliori in cittร  – cosรฌ come i grandi classici, personalizzati con sapienza, dell’arte pasticcera italiana, francese e austroungarica.

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