La grande partita sull'alta qualità dei vini italiani non si gioca solo in vigna né solo in cantina, ma è strettamente legata anche alle condizioni in cui i nostri vini viaggiano e attraversano lo spazio al di fuori della casa di produzione. Va da sé che tutte quelle azioni come l'imballaggio, lo smistamento, lo stoccaggio, lo stivaggio, il trasporto rappresentino una variabile importantissima da cui può dipendere la sorte del prodotto.
Nel percorso che porta un vino dalla cantina al consumatore, il ruolo della logistica è determinante. E se pensiamo che l'Italia esporta complessivamente 8 miliardi di euro tra vino e olio, affrontare il problema dello stress da viaggio dei prodotti agroalimentari potrebbe essere uno dei temi che - come ha detto il presidente di Cia Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - non risolve tutti i problemi del comparto ma può contribuire a ridurre il rischio di perdere letteralmente per strada la qualità delle produzioni.
Per stimolare il dialogo e lo scambio di conoscenze tra cantine e operatori logistici, la Cia e il mensile specializzato Uomini e trasporti (Federservice editore) hanno promosso un'iniziativa congiunta a Roma, che segue un primo incontro tenuto all'ultimo Vinitaly di Verona, lo scorso aprile.
L'assenza di una normativa sul trasporto del vino
Il punto di partenza è la mancanza di una norma a livello italiano e internazionale che indichi le modalità di trasporto di vino e olio. Tra pratiche artigianali, più o meno improvvisate, il mercato procede, di fatto, in ordine sparso. E quando una bottiglia di vino o di olio lascia la casa del produttore restano alte le probabilità che oscillazioni, sbalzi di temperatura e illuminazione inadeguata alterino le rispettive qualità organolettiche.
Trasporto del vino come strumento che integra la produzione
Nel concreto, l'idea maturata al Vinitaly 2019 sta prendendo forma concreta. E si punta a passare in breve tempo dalle parole ai fatti. “Il trasporto va inteso non solo come veicolo che sposta la merce ma come strumento che integra la produzione agroalimentare” sottolinea il presidente di Cia Dino Scanavino “e come tale può anche enfatizzare o causare difetti al prodotto”. Le regole attuali sono molto chiare sull'integrità e sulle condizioni igienico sanitarie dei generi alimentari ma sono assenti sugli aspetti qualitativi, come afferma Clara Ricozzi, presidente di Oita, l'Osservatorio interdisciplinare trasporto alimenti, che parla di “disattenzione normativa” sugli aspetti qualitativi del trasporto di vino e olio.
Produttori agricoli e mondo del trasporto e della logistica sono quotidianamente in contatto. Eppure questo è un nodo debole considerando che, fa notare Scanavino, c'è una scarsa conoscenza delle esigenze dei produttori da parte di chi si occupa della logistica: “Pensiamo cosa accade, ad esempio, ai vini dolci come un Asti, che tendono a deteriorarsi a causa degli squilibri termici nelle fasi di trasporto. Al netto della tecnologia dei mezzi di trasporto c'è bisogno di aumentare negli operatori la conoscenza delle caratteristiche dei prodotti in relazione alle temperature e alle velocità di consegna”.
Al via tavolo di lavoro sul trasporto del vino. Parola d'ordine: formazione
Dall'incontro tenuto a Roma è arrivato l'annuncio da parte dell'Oita della creazione di un tavolo di lavoro composto dai maggiori attori della filiera del vino e dell'olio, comprese le aziende che si occupano di veicolare le merci. Obiettivo? Scrivere le linee guida per il trasporto che, se applicate, possano “garantire il mantenimento delle caratteristiche originarie di questi prodotti, particolarmente sensibili alle condizioni ambientali e di manipolazione durante il percorso e nella giacenza in hub”. Insomma, un vantaggio duplice: più garanzie per il consumatore e maggiore contributo alla tutela della qualità del made in Italy. “Il protocollo andrà completamente costruito e ritengo dobbiamo darci come obiettivo quello di stilarlo entro il 2019”, dice Scanavino, che indica nella “formazione” la parola d'ordine: “Autotrasportatori e magazzinieri hanno bisogno di essere educati, formati, in modo da riorganizzare i flussi del trasporto per la riduzione delle rotture di carico e per il miglioramento dei temi di consegna. E immagino” prosegue “che acquisiscano conoscenze specifiche a contatto con enologi e tecnologi alimentari”.
Il sì di costruttori e trasportatori
La disponibilità a lavorare a un protocollo di buone pratiche è arrivata da alcune delle maggiori aziende di autotrasporto e logistica, come Fercam e Italscania. Giuliano Boldorini, direttore commerciale dell'altoatesina Fercam (811 milioni di fatturato nel 2018), spiega che nel vino è essenziale la cura dei particolari per mantenere inalterata la qualità: “L'imballaggio fatto dai nostri clienti (i produttori di vino; ndr) è adatto alla vendita diretta ma non è sempre appropriato per lo smistamento nei magazzini e lo stivaggio nei camion, dove le bottiglie devono essere ben protette sia dagli urti che dagli sbalzi di temperatura e di umidità”. Le aziende costruttrici di veicoli industriali, come rileva Franco Fenoglio, presidente di Italscania, possono dare “un contributo importante al miglioramento dell'intera filiera enogastronomica, in termini di sostenibilità e tracciabilità dei prodotti”. Per farlo, sarà importante che le aziende che commissionano il trasporto comprendano fino in fondo “la necessità di affidarsi a realtà in grado di offrire un servizio di qualità per il trasporto di prodotti di grande eccellenza, come olio e vino, che richiedono massima attenzione anche nella fase di distribuzione”.
Il nodo della politica sul trasporto del vino
Se il tavolo riuscirà a elaborare regole condivise in breve tempo, la loro applicazione in Italia e l'eventuale estensione all'estero, dove vino e olio rappresentano degli asset fondamentali per l'economia agroalimentare, sembra un affare complesso. Secondo la presidente di Oita, Clara Ricozzi, gli standard dovranno essere in un primo tempo volontari e, in seguito, costituire la base per una proposta legislativa concreta in Italia e in Europa.
Si dovrà lavorare a coinvolgere i ministeri chiave, come l'Agricoltura, la Salute, i Trasporti. E dal momento che non sarà possibile imporre queste regole sui mercati extra Ue, la partita competitiva tra spedizionieri si giocherebbe tutta sul valore aggiunto derivante da un vino volontariamente trasportato con criteri rispettosi del prodotto. Un “trasporto Doc”, per usare il titolo del mensile Uomini e trasporti. Perché anche tali aspetti faranno la differenza nel mercato del futuro.
a cura di Gianluca Atzeni
Se il trasporto del vino diventa B2C. I grandi gruppi si attrezzano
Quando si parla di trasporto bisogna considerare le diverse sfaccettature del sistema, compresa l'evoluzione degli acquisti e, di conseguenza, dei servizi richiesti. Cambiano i soggetti, cambiano le soluzioni. In particolare, negli ultimi anni a diventare sempre più protagonista è stato il consumatore finale di vino. Condizione, questa, che ha imposto, a chi si occupa di logistica di attrezzarsi in modo specifico. UPS, tra i grandi gruppi a cogliere questa sfida, ci racconta questa evoluzione.
“Oggi” spiega a Lotta Vikman, retail segment marketing manager UPS Italia “il produttore di vino rimane un cliente importante, ma i nuovi trend e le dinamiche di mercato vedono sempre di più il cliente finale nel ruolo di protagonista, che può rivolgersi a diversi canali per l’acquisto del vino: dal produttore, all’enoteca di fiducia, al negozio fino all’e-commerce”.
A spingere in questa direzione è anche l'enoturismo, che ha, in qualche modo, scardinato le regole del gioco: il cliente visita la cantina e poi vuole ricevere il vino degustato in vacanza direttamente a casa propria e anche fuori dai confini nazionali. “L’enoturismo insieme all’e-commerce possono fare da volano per la crescita di piccoli produttori, che possono raggiungere direttamente clienti di tutto il mondo, bypassando costose catene distributive. Per supportare i clienti e aiutarli a cogliere questa importante opportunità, abbiamo sviluppato appositamente per produttori, enoteche, agriturismi e negozi gourmet italiani che accolgono enoturisti dagli Stati Uniti (primo Paese di destinazione del vino italiano e anche del servizio UPS), una comoda soluzione di spedizione, in linea con la normativa vigente. Questo nuovo servizio è disponibile da qualche mese per 27 Stati Usa (+ DC), ognuno con regolamenti specifici. Per usufruirne il turista deve rivolgersi ad esercizi commerciali abilitati da UPS a questo tipo di spedizioni, che si occuperanno di completare i documenti di accompagnamento necessari”.
Il nuovo strumento verso gli Usa, si aggiunge al servizio classico B2C utilizzabile sia per acquisti a distanza (e-commerce o altre tipologie di ordinazioni effettuati in remoto), sia per acquisti da enoturisti. Il servizio classico B2C copre oggi 53 paesi tra cui Cina, Corea del Sud, Giappone, Canada, Repubblica Domenicana, Hong Kong, India, Macau, Sudafrica, Svizzera e Regno Unito.
Di pari passi si sono, quindi, sviluppate delle soluzioni di certificazione del packaging. In particolare, UPS ha introdotto anche il servizio “Valore dichiarato personalizzato per il vino”, fino a un valore di vendita di 5mila euro. Altra esigenza che, con l'avvento dell'acquisto diretto, è venuta fuori è la gestione della consegna, a partire dal luogo di arrivo, qualora il cliente non fosse a casa. “Per venire incontro anche a questa richiesta” continua Vikman “abbiamo messo a disposizione dei produttori, delle enoteche, degli agriturismi e dei negozi gourmet italiani che utilizzano i loro e-commerce, la rete di sedi UPS Access Point™: punti di accesso al consumatore che sono localizzati in negozi di prossimità, come alimentari, stazioni di servizio ed edicole”. Attualmente, nel mondo esistono 28mila Access Point di UPS, di cui 2mila in Italia e più di 17mila in Europa. “E sempre in quest'ottica è nata l'app UPS My Choice® per gestire le consegne in autonomia, con diversi vantaggi: notifiche relative alle consegne in arrivo, possibilità di reindirizzare il pacco con le bottiglie di vino verso altro luogo di consegna, riprogrammare la consegna in una data futura”.
a cura di Loredana Sottile