Nelle grandi città, scegliere dove andare a mangiare può essere un’impresa insidiosa. L’offerta gastronomica è sempre più ampia e, affidandosi a recensioni online che raccontano esperienze che spaziano dal film horror al paradiso in terra, si rischia l’amaro in bocca. Più attendibili sono le opinioni di chi per lavoro seleziona, prova e recensisce ristoranti. Quando non vogliamo sbagliare, ci affidiamo a riviste e guide specializzate che poi è il lavoro del Gambero Rosso.
Ma se i consigli che leggiamo su carta potessero materializzarsi in un luogo fisico dove provare il meglio disponibile in città? L’esperimento, ormai già collaudato, è quello del Time Out Market, lo spazio sul modello delle food hall americane, creato dalla rivista e brand internazionale Time Out, nata a Londra nel ‘68 e oggi con edizioni locali in decine di città di oltre 50 paesi nel mondo. L’idea viene dalla redazione locale di Lisbona dove, nel 2014, negli spazi dello storico Mercado da Ribeira, aprì la prima location, oggi diventata la destinazione turistica numero uno della città. Dopo qualche anno di rodaggio, nel 2019 Time Out rilancia e, a distanza di poche settimane l’uno dall’altro, apre a Miami, New York, Boston, Chicago e Montréal, mentre nei prossimi anni sono previste aperture a Dubai, Londra e Praga. In ognuna di queste città, la rivista ha scelto una lista di preferiti, offrendo una selezione di decine di ristoranti rinomati e chef acclamati sotto lo stesso tetto.
Time Out Market di New York a Dumbo
A New York il Time Out Market ha aperto da appena un mese a Dumbo, quartiere di Brooklyn affacciato sull’East River e ritagliato tra il Manhattan e il Brooklyn Bridge, da qualche anno trasformato da zona post-industriale a quartiere alla moda popolato da gallerie d’arte, boutique artigiane e caffè e ristoranti gourmet. Al 55 di Water Street, in uno degli edifici recentemente ristrutturati in questa radicale trasformazione della zona, ha trovato casa il Time Out Market. Su un’area di circa 2000 metri quadrati, distribuita su due piani, sono ospitati 21 ristoranti, tre bar e decine di tavoli comuni.
Cosa si mangia al Time Out Market di New York
Restando fedele alle radici locali, l’offerta riflette l’anima multietnica della gastronomia newyorchese, con piatti che spaziano dalla cucina messicana moderna della chef Ivy Stark alle interpretazioni creative di classici mediorientali di NUR, passando per le ricette giapponesi tradizionali di Bessou. Non manca all’appello la cucina italiana, con Felice Pasta Bar, variante casual dell’ormai celebre ristorante del gruppo Sant’Ambroeus, con diversi locali a Manhattan.
C’è n’è per i carnivori (Pat LaFrieda Meat Purveyors), per chi è in cerca di sapori di mare (Fish Cheeks), per chi si nutre solo di piante (BKLYN wild) e per chi mangia rigorosamente kosher (Center Cut). La cucina americana compare in diverse varianti, dall’aragosta (David Burke Tavern), ai pancake (Clinton St. Baking Company), ai piatti dall’influsso creolo del Sud (Jacob’s Pickles). La scelta non è facile. Con cucine a vista e impiattamenti d’effetto, i diversi stand sono tutti invitanti. Nell’indecisione, ci si può far aiutare dagli esperti: ogni ristorante ha all’esterno dello stand una targa, una sorta di breve recensione del locale, firmata dagli giornalisti gastronomici di Time Out, che ne sintetizza le migliori qualità.
Time Out Market: l'ambiente e l'offerta di drink
L’atmosfera è casual ma confezionata per offrire un’esperienza più piacevole di quella spesso spersonalizzante delle classiche food hall. Lo si vede nell’attenta selezione dei ristoranti, nell’arredamento e in dettagli non secondari, come il servizio in stoviglie di ceramica e posate d’acciaio. E, in un paese in cui il rapporto con l’alcol conserva retaggi di proibizionismo, è apprezzabilissimo poter accompagnare un pasto veloce con del vino o un cocktail.
I tre bar del Time Out Market offrono in menu cocktail d’autore, tra cui due creazioni dei mixologist Ignacio 'Nacho' Jimenez di Ghost Donkey e Takuma Watanabe di Angel's Share. Tra le birre, molto spazio alle specialità locali, mentre è da migliorare la carta dei vini che non si sbilancia oltre il comune gusto americano.
Ad aggiungere un tocco di unicità newyorchese all’esperienza, la terrazza al quinto piano offre viste spettacolari sullo skyline di Manhattan e l’East River. Allo stesso piano c’è anche uno spazio dedicato agli eventi con un programma di concerti, performance e dj set.
Time Out Market di New York e l'approccio curatoriale
La formula sembra nata per il successo, intuitiva quanto inedita: un giornale che da anni offre consigli su cose da fare, mangiare e visitare, ora mette insieme il meglio di quanto la città ha da proporre e apre le porte al pubblico. E tuttavia l’operazione suscita qualche inevitabile dubbio. È vero, in un’era di food lovers, la critica gastronomica sta vivendo un’età dell’oro e la vasta disponibilità di recensioni crowdsourced non oscura l’autorevolezza della voce esperta. Ma cosa ne è di questa autorevolezza, cosa accade al patto di fiducia tra il lettore e la fonte di informazione, quando quest’ultima diventa anche fonte di ciò che recensisce? C’è una lunga storia di riviste che organizzano eventi in ambito gastronomico. Quella su cui scriviamo ne è un esempio nell’ambito del made in Italy.
Ma il caso di Time Out che si mette in affari e inizia a fornire quei prodotti e servizi che per anni ci ha aiutato a scoprire, sembra un po’ diverso. L’approccio che dovrebbe diradare le nebbie del dubbio etico è quello curatoriale: il materiale stampa fornito da Time Out Market enfatizza il ruolo della rivista e del suo staff editoriale come curatori dello spazio. Insomma l’operazione sarebbe simile a quella di una mostra: i giornalisti di Time Out, che da quando la rivista ha aperto la sua redazione locale nel ‘95 seguono le evoluzioni della scena gastronomica newyorchese e la conoscono quindi più di chiunque altro, ne scelgono il meglio e ne presentano al pubblico una ben curata sintesi che ne esprima le qualità migliori. Eppure qualche dubbio resta, sarà forse perché la mostra, in questo caso, è permanente.
Time Out Market Brooklyn – 55 Water Street – dal 31 maggio 2019 – www.timeoutmarket.com/newyork/
a cura di Maurita Cardone