Il film della regista Coralie Fargeat che al Festival di Cannes, protagonista delle proiezioni più partecipate e acclamate della manifestazione, si è aggiudicato il premio per la migliore sceneggiatura, è una storia visionaria, folle e amaramente comica. Vede come protagonisti una Demi Moore che punta all'Oscar, un'altrettanto brillante Margaret Qualley e un laido Dennis Quaid. Il film è un satirico "body horror" dove ogni pasto - insieme all'atto stesso di mangiare - diventa un'espressione di violenza.
"The Substance" è un film sul cibo
Quanto siamo disposti a mettere in gioco per soddisfare le nostre ambizioni, perseguendo ossessivamente ideali di giovinezza e perfezione imposti dall'estetica dominante? Questo il messaggio del film uscito in USA il 20 settembre. La pellicola racconta la storia di Elisabeth Sparkle, una famosa attrice reinventatasi istruttrice di aerobica con uno show televisivo. La protagonista, interpretata da Moore, viene licenziata il giorno del suo 50° compleanno da uno spietato dirigente, un volgare e viscido Dennis Quaid perfettamente calato nella parte. La licenzia mentre sono seduti in un raffinato ristorante, e dove lui sbrana teste di gamberi a bocca aperta. Sparkle, al contrario, non mangia nulla. Disperata, viene a sapere di un farmaco sul mercato nero che promette di creare una versione "più giovane, più bella, più perfetta" di chi lo usa. L'unica regola da seguire è che lei e la sua giovane avatar Sue (interpretata da Margaret Qualley) devono scambiarsi di posto ogni sette giorni.
Le immagini fanno presagire come il cibo è protagonista
Così, per una settimana alla volta, Sparkle è costretta a vivere di nuovo da cinquantenne. Ma il fascino della giovinezza e glutei sodi si rivela irresistibile a Sue. Questo complicato processo prevede che il corpo "vacante" sia collegato a flebo per l'alimentazione, un liquido lattiginoso che assomiglia al latte artificiale. Se si allontana dalla disciplina di questa routine, i suoi due corpi - sì, entrambi - ne soffriranno. Cosa può succedere di tanto grave se si ruba sulla rigida tabella un giorno o due in più? Ovviamente la voglia di giovinezza di Sue prevale e il film degenera nel surreale nel terzo atto. Ma lo spezzatino di satira e body horror, presenta immagini visceralmente ripugnanti sin dall'inizio e per tutte le oltre due ore di durata del film: organi scivolosi e zampilli di sangue a cascata. L'immagine di Quaid che divora teste di gamberi, con la macchina da presa che indugia scomodamente sulla bocca, come riporta Eater in un bellissimo articolo, «È una delle inquadrature più memorabilmente grottesche della storia del cinema». Quella scena lascia presagire quanto il cibo sia parte integrante della provocatoria presa di posizione del film sulla brutalità attuata sul corpo femminile.
Il cibo è il linguaggio visivo del film
Fin dalla prima inquadratura, che è un motivo ricorrente in tutto il film, il pubblico vede un dettaglio di un tuorlo d'uovo che viene iniettato con una sostanza chimica che lo porta a partorire spontaneamente un'altra versione di se stesso. Segue un dettaglio della stella intitolata alla protagonista Sparkle sulla Hollywood Walk of Fame attraverso i decenni e le vicissitudini della sua carriera. Un tempo attrazione turistica all'apice della celebrità della diva, la targa diventa un oggetto trascurato (la stella è letterale invisibile): un passante ci fa cadere sopra del fast food, imbrattando il nome con ketchup che sembra sangue finto. Questa sequenza anticipa la violenza che la protagonista eserciterà presto sul proprio corpo con il cibo. Oltre un'oliva mentre beve un martini, o un paio di uova al tegamino (ricollegandosi all'inquadratura iniziale del film), il personaggio di Sparkle non mangia granché. Sue, il suo alterego giovane che la sostituisce in tv, è ancora più spartana: un'inquadratura mostra l'interno del suo frigorifero dove ci sono solo lattine di Diet Coke.
Mangiare diventa un'arma
Ma più si trasforma in Sue, più Sparkle prova risentimento nei confronti del suo avatar, incanalando il disgusto di sé nel cibo. L'una punisce l'altra col cibo. A volte Sue si risveglia dopo i suoi sette giorni di letargo e scopre che Sparkle ha lasciato nell'elegante appartamento di Los Angeles mucchi di ossa di pollo rosicchiate, waffle e salsicce mezze masticate, non diversamente dal massacro che il suo vecchio capo, Harvey, aveva fatto con quei gamberi. Il personaggio di Moore inizia a perseguire il suo appetito con la stessa foga che abbiamo visto nel personaggio di Quaid nella scena del licenziamento. La donna si sente via via più autorizzata a mangiare liberamente, come un uomo, e senza le preoccupazioni legate ai giudizi sull'aspetto fisico. Ma non c'è piacere in quell'atto.
Il mangiare come punizione
Sparkle è presto incapace di fare pace con la sua fissazione; una sera, rinuncia a un appuntamento e va a cercare nel frigorifero un pollo carbonizzato, fette di pane tostato e una grassa fetta di quiche. Si mette a mangiare e il suo corpo la punisce prontamente per questa violazione. Poco dopo infatti, durante le riprese del suo programma di ginnastica, Sue sente un oggetto rigonfio sporgere sotto la pelle ed estrae una coscia di pollo dall'ombelico. Si sveglia poco dopo, lasciando intendere che l'episodio è stato un incubo, ma è chiaro che Sue è tormentata dal senso di colpa per quanto mangia la sua altra versione. «Spreca i suoi sette giorni a rimpinzarsi davanti alla TV», si lamenta Sue, anche se le due sono la stessa donna. Il problema è quell'appetito senza piacere. In Italia la pellicola arriverà nelle sale cinematografiche il 17 ottobre.