«La vita imita l'arte molto più di quanto l'arte imiti la vita», sosteneva Oscar Wilde ormai più di 130 anni fa. Un'affermazione opinabile, la cui unica certezza è la presenza di un dualismo che in maniera più prosaica e concreta si realizza nelle immagini condivise dai profili social del ristorante Noma di Copenaghen, da anni pluripremiato da Michelin e 50 Best, ritraenti la star della celebre serie tv "The Bear", Jeremy Allen White, osservare con gli occhi e l'ammirazione del più umile allievo una chef del pluripremiato locale intenta a sfilettare un calamaro.
Il sodalizio con uno dei migliori ristoranti al mondo
«Congratulazioni ai nostri amici di "The Bear" per l'uscita della terza stagione (disponibile da giovedì negli Stati Uniti, in arrivo ad agosto in Italia, ndr)» si legge nella didascalia del post, dove si esprime anche tutta la soddisfazione ed il divertimento nell'avere accolto il cast «in un perfetto weekend estivo a Copenhagen». Sono le battute finali per la brigata del ristorante danese che dopo avere aperto i battenti nel 2003 ha fatto incetta di riconoscimenti ricevendo, tra le altre cose, tre stelle Michelin e comparendo nella lista dei "World’s 50 Best Restaurant Awards" per cinque volte.
Il rinnovamento del Noma previsto a fine anno
Infatti, ad inizio anno, un comunicato apparso sul sito web del Noma annunciava la chiusura del locale «per come lo conosciamo» prevedendo l'avvento di un nuovo capitolo definito "noma 3.0", ovvero «un gigantesco laboratorio, una cucina all'avanguardia dedicata al lavoro di innovazione alimentare e allo sviluppo di nuovi sapori, che più che mai condividerà i frutti dei suoi sforzi». Insomma, un rinnovo in linea con la filosofia dello chef e proprietario René Redzepi, esplicitata nel 2018 quando il ristorante aveva già subito una personale reinvenzione chiamata "noma 2.0". «(il Noma originale, ndr) era diventato come un divano, un divano molto comodo da cui era sempre più difficile alzarsi... a volte è necessario sradicare tutto».
Le analogie tra ristorante e serie tv
Ma perché il dualismo tra The Bear e il Noma significa molto di più di una semplice, per quanto prestigiosa, masterclass sullo sfilettare un calamaro? Innanzitutto perché i rimandi, mai espliciti seppur evidenti ad un occhio attento, al locale danese nella serie sono molteplici. Su tutti, il trasferimento del pasticciere Marcus in un ristorante a Copenaghen che presenta un orto-giardino analogo a quello installato da Redzepi. Proprio la sua figura, e il modello di ristorazione da lui portato avanti, presentano poi dei parallelismi con l'universo fictional di "The Bear".
Berzatto e Redzepi, personalità vulcaniche a confronto
Il sotto testo dietro il rinnovamento del Noma, come spiegato sia dal New York Times che dal Washington Post e per bocca dello stesso Redzepi, è «l'insostenibilità di modelli di ristorazione di alto livello». Problemi legati anche all'impegno economico che hanno certi tipi di ristoranti. Una difficoltà che, in proporzioni chiaramente ridotte, è chiamato ad affrontare anche Carmy Berzatto nello show che lo vede rilevare la paninoteca italiana di famiglia dopo la morte, per suicidio, del fratello. Ed infine, sono proprio le personalità dei due proprietari ad apparire con ben più di qualche congruenza. Da una parte, le urla e le sfuriate rappresentate sullo schermo di Berzatto, diventate virali e conosciute anche a chi non abbia mai visto un minuto di "The Bear". Dall'altra Redzepi, per sua stessa opinione spesso «bullo» e un «capo terribile» per il suo staff al Noma.