«Non è mai buona norma eccedere oltre il consentito. Ancor peggio quando si è coscienti di andare oltre i limiti del fisiologico». Con queste parole l'immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione all'Università Lum - intervistato dall'AdnKronos Salute - commenta il caso di Giammarco Tamberi, l'atleta olimpionico colpito da coliche renali nei giorni di Parigi, a ridosso della finale del salto in alto (la sua specialità), e finito al centro del dibattito a causa della sua alimentazione rigidissima. L'odissea delle condizioni di salute di Tamberi è stata raccontata da lui stesso e ha messo in evidenza i rischi a cui si sottopongono gli atleti nella preparazione di un appuntamento così importante (qui la nostra intervista al nutrizionista Luca Piretta).
Le controindicazioni della dieta di Tamberi
«Tamberi stesso ha tenuto a farci sapere che la componente grassa nella sua massa corporea complessiva era addirittura inferiore al 3,5%. Considerando che l'Acsm (American College of Sports Medicine) stabilisce in un intervallo tra il 10 e il 20% la percentuale di grassi ideali per il maschio e pur volendo considerare gli importanti obiettivi di ogni atleta che, in occasione delle competizioni, ovviamente punta al livello minimo di quel range, a fronte dei suddetti cambiamenti che stravolgono le funzioni biologiche basilari dell'uomo, non si possono non registrare spiacevoli controindicazioni», ha detto Minelli all'AdnKronos.
L'immunologo cita uno studio pubblicato sull'International Journal of Sports Physiological Performance, in cui «una percentuale di grasso corporeo inferiore al 4,5% era stata dichiarata, sulla scorta di evidenze maturate sul campo, in grado di incidere negativamente sulle prestazioni fisiche e sulle perfomance funzionali del sistema immunitario». A proposito di grasso corporeo, «sarà sempre il caso di ricordare che, al di là della frazione "di deposito" che può servire come "massa di riserva", esiste una categoria di grassi non a caso chiamati essenziali in grado di assicurare il corretto svolgimento di processi metabolici, immunitari e di termoregolazione».
La dieta iperproteica
Nel caso Tamberi c'è una complicazione in più, «ancora una volta comunicata da Tamberi nei suoi interventi, del volersi alleggerire di oltre 5 chili di peso corporeo da lui stesso definito "zavorra", attraverso una dieta "tremenda e allucinante". Pur non conoscendo nei dettagli il regime alimentare seguito dall'atleta - precisa l'immunologo - c'è da credere che il suo profilo dietetico sia stato pressoché esclusivamente impostato su matrice proteica, in totale assenza di grassi, con l'aggiunta di pratiche che possono aver favorito un progressivo processo di disidratazione».
Non solo, «la concentrazione delle urine che a tutto questo è seguita, con conseguente cristallizzazione dei soluti litogeni, tra i quali gli urati la cui presenza viene evidentemente condizionata da diete iperproteiche (qui per approfondire, ndr), ha fatto il resto pregiudicando gli esiti di una prova associata ad un percorso che, come lo stesso Tamberi ha detto enunciandolo, "in nessun modo va emulato" non solo nella sua esecuzione ma, probabilmente, nemmeno nella sua programmazione».