Cos'è e come si fa il roscón de reyes, la ciambella dell'Epifania spagnola che nasconde una sorpresa all'interno

5 Gen 2025, 07:46 | a cura di
In principio preparata per i Saturnali, come buon auspicio per il raccolto, la torta dei Re Magi è immancabile sulle tavole spagnole del 6 gennaio

In Italia c’è la Befana, ma anche in Spagna l’Epifania è molto sentita. A cominciare dalla sera del 5 gennaio dove, in ogni paese, c’è una sfilata con i carri e i Re Magi che regalano dolci e caramelle ai bambini. Alla fine, passa un camion pieno zeppo di regali e ci sono anche persone vestite di nero che si arrampicano sulle case per consegnare i doni. Una festa che continua tutta la notte e che ha un sapore nitido, quello del roscón de reyes, il dolce a forma di ciambella dall'impasto piuttosto duro a base di uova, farina, latte, olio e lievito. Da gustare con una bella cioccolata calda.

Roscón de reyes, il dolce che fa diventare re per un giorno

All'interno del dolce viene inserita una figuretta che rappresenta un re, in genere una statuina, e una fava, proprio come si fa con l’ormai popolarissima galette des rois francese. L’impasto viene messo a lievitare, si aggiungono canditi e zucchero per glassare e poi si cuoce. Si mangia così oppure tagliato a metà e farcito di panna o cioccolato. Chi trova la figurina è il re della serata e indossa una corona dorata che di solito viene posta direttamente sul dolce come decorazione; chi invece trova la fava, deve pagare il dolce dell'anno successivo.

La ciambella dei Saturnali

La ricetta del roscón de reyes ha origine in epoca romana, quando veniva preparata in occasione dei Saturnali, i festeggiamenti in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, per augurarsi un buon raccolto nell’anno successivo. Era usanza comune, al tempo, nascondere una fava secca all’interno dei vari impasti, da offrire poi agli schiavi: il fortunato, per quel giorno, smetteva di essere schiavo e diventava il re della festa. In Spagna, poi, il dolce divenne sinonimo del Natale, o meglio, dell’Epifania, e cominciò a essere consumato in famiglia per concludere il periodo di festa: in principio era fatto con i datteri, e fu solo sotto il regno di Filippo V che nacque la moda di inserire la fava nell’impasto, anzi, una moneta, per augurare buona fortuna.

La ricetta del roscón de reyes

A fornire la ricetta per riprodurre il dolce in casa è la chef Alba Esteve Ruiz.

Ingredienti

Pre-impasto

150 g. di farina manitoba

100 g. di latte tiepido

Un cucchiaio di zucchero

12 g. di lievito di birra

 

Impasto

550 g. di farina manitoba

100 g. di latte

25 g. di baking powder

3 uova

Scorza di arancia grattata

Scorza di limone grattata

100 gr di burro a pezzettini

Aroma di gelsomino

2 cucchiai di rum

Stecca di vaniglia

100 gr di zucchero

Cucchiaino di sale

 

Glassa

2 uova

20 ml. di latte

20 g. di zucchero

20 ml. di acqua

Granella di mandorle

Frutta candita a piacere

Fare un pre-impasto con 150 g. di farina di manitoba, 100 g. di latte tiepido, un cucchiaio di zucchero, e 12 g. di lievito di birra. Far riposare per minimo sei, massimo dodici ore.

Mettere tutto in planetaria, aggiungere 550 g. di farina di manitoba e 100 g. di latte. Far impastare. Quando l’impasto è liscio, aggiungere 25 gr di baking powder e 3 uova, una alla volta. Quando l’impasto è unico e liscio, aggiungere un limone grattugiato, un’arancia grattugiata e 100 g. di burro a pezzettini, finché tutto si amalgama. Infine aggiungere aroma di gelsomino, 2 cucchiai di rum, l’interno una stecca di vaniglia, 200 g. di zucchero e un cucchiaino di sale. Impastare di nuovo, Impastare di nuovo. Stendere la pasta, fare un rotolo per fare una ciambella, incidere dei taglietti nella parte inferiore della ciambella. A questo punto mettere le figurine dell’impasto: il re, la fava e altre figurine.

Lasciare lievitare e una volta lievitato spennellare con uno sciroppo fatto con 2 uova sbattute, 20 ml. di latte, 20 g. di zucchero, e 20 ml. di acqua.

Ricoprire con una granella di mandorle e frutta candita a piacere.

Cuocere in forno a 160 gradi per 40 min.

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