La creazione di Luca della Pixar
Inutile girarci attorno: non c'è niente di meglio di un buon piatto di pasta per rappresentare le abitudini italiane. Lo sanno bene anche i creativi della Pixar, che ha da poco presentato il suo ultimo lungometraggio, il primo ambientato in Italia: Luca. La regia è di Enrico Casarosa, italiano già famoso grazie al corto “La Luna”, che per trarre ispirazione per la storia ha trascorso diversi mesi alle Cinque Terre, affiancato dalla Character Art Director (a capo della creazione dei personaggi) Deanna Marsigliese, con cui condivide le origini. “Giravamo con macchina fotografica e blocco da disegno, ma io ero concentrata sulle persone”, racconta la Marsigliese nella docu-serie “Pixar-Dietro le quinte”. “Osservavo la gente 24 ore su 24 e quando ho fatto visita alla mia famiglia ho scoperto le tante sfumature che rendono unici gli italiani”. A cominciare dalla cucina, che nel film gioca un ruolo significativo, seppure apparentemente marginale.
Di cosa parla Luca
La trama è semplice: due “mostri marini” adolescenti, Luca e Alberto, mutano forma sulla terra, diventando umani, per poi trasformarsi di nuovo non appena entrano a contatto con l'acqua. In mare gli umani non sono ben visti e la famiglia di Luca gli vieta di andare in superficie. Il timido protagonista si avventura così con il più audace Alberto, che lo guida alla scoperta delle abitudini terrestri nell'immaginaria Portorosso, ispirata alle cittadine della riviera ligure. È qui che prenderanno parte, insieme all'umana Giulia, alla gara di paese composta da tre sfide: nuoto, ciclismo e... abbuffata di pasta. “Cannelloni, penne, fusilli, trofie, lasagne”: Giulia insegna loro a mangiare qualsiasi formato, “bisogna essere pronti a tutto”, mostrando come usare la forchetta. Una scenetta divertente, che fa in realtà il verso al classico Disney dell'89 “La Sirenetta”, così come l'ambientazione sottomarina, già esplorata con dovizia di particolari nel successo della Pixar del 2003, “Alla ricerca di Nemo”.
Cibo e stereotipi sulla cultura italiana
Ma veniamo al cibo, e soprattutto alle abitudini di consumo degli italiani, troppo spesso rappresentate attraverso stereotipi e immagini patinate dai registi stranieri. Neanche Luca, uscito sulla piattaforma Disney+ lo scorso 18 giugno, ne è esente: la Liguria di fine anni '50 è costruita su luoghi comuni e cliché, dal mito della Vespa Piaggio – narrato con fin troppo romanticismo – all'eccessivo gesticolare dei personaggi, l'accento italiano marcato e il costante dolce far nulla, fra caffè al bar e gelati in piazza. La storia, come sempre nei film d'animazione, è fatta di archetipi: il compagno di viaggio coraggioso che sprona il protagonista a credere in sé stesso, la ricerca della propria identità, il superamento degli ostacoli, la crescita personale. Un film senza dubbio piacevole, che in qualche modo funziona, soprattutto per l'uso dei colori caldi e luminosi, i dettagli visivi che dipingono l'estate italiana, in un articolo del New York Times di A.O. Scott, “Calamary by your name”, paragonata a quella trascorsa da Elio e Oliver nel romanzo “Chiamami col tuo nome” (Call me by your name in inglese). Un parallelismo legato non solo all'immagine nostalgica della riviera ligure ma anche al rapporto fra i due protagonisti, nel romanzo (da cui è stato tratto l'omonimo film di Luca Guadagnino) storia d'amore intensa e complicata, nel film della Pixar amicizia solida che porta comunque alla scoperta dell'altro e del sé. Un confronto forse un po' forzato, ma lasciamo le critiche cinematografiche agli esperti.
La rappresentazione del cibo nei film d'animazione
Ciò che preme è capire perché la cucina e la cultura italiana (gastronomica ma non solo) venga ancora rappresentata servendosi di una serie così fitta di stereotipi. Anche quando il regista è di origini italiane (forse è vero, però, che la nostalgia di casa tende a rendere i ricordi più artefatti, patinati, a tratti sognanti). Una cosa è certa: qualsiasi piatto la Pixar metta in tavola, lo spettatore avrà fame. Lo abbiamo visto con la celebre pellicola del 2007 “Ratatouille”, interamente dedicata alla cucina, ma anche con il cortometraggio “Bao”: le scene di cibo nei cartoni mettono più appetito che mai. Basti pensare anche ai classici, dalla torta di “Biancaneve” alla crema inglese de “Gli Aristogatti”, oppure i più recenti biscotti glassati scozzesi di “Ribelle”, senza dimenticare il gumbo de “La Principessa e il Ranocchio”, il primo film Disney ambientato a New Orleans che ha come protagonista una principessa afroamericana (bisogna però attendere il 2020 con “Soul”, di nuovo Pixar, per avere finalmente uno sguardo più intenso e attento alla cultura afroamericana, grazie al lavoro del co-sceneggiatore Kemp Powers).
Il concorso di Pastificio Garofalo
Colorato e fumante, l'invitante piatto di trenette al pesto con patate e fogliolina di basilico in Luca è verosimile e ben fatto: non c'è da stupirsi che i due mostri marini lo divorino in poco tempo. Proprio la buona pasta diventa nel film la base per una solida amicizia fra i tre giovani, per questo Pastificio Garofalo ha deciso di lanciare una campagna di comunicazione e un concorso dedicato a Luca, chiamato Amici Per la Pasta. Per partecipare, basta rispondere alle domande sul sito, a cui poi verrà abbinato un piatto che descrive il legame di amicizia (con tanto di ricetta per replicarlo). In palio, un'esperienza in Costiera Amalfitana, con soggiorno a Positano e visita al Pastificio Garofalo, ma anche altri premi, tra pacchi di pasta e strumenti da cucina.
Qualsiasi siano le critiche o i commenti su Luca, certo è che il ruolo dominante che il cibo gioca per noi italiani emerge in ogni scena, così come le tradizioni più radicate legate alla tavola. In fondo, i genitori marini del ragazzo “pascolano” i pesci e coltivano le alghe. La domanda da porsi è una sola: quanto gioca a nostro favore questa raffigurazione della cucina italiana?
a cura di Michela Becchi