Seborga, Bajardo, Bordighera, Sanremo. Località dalla storia antica dove le tracce di un passato lontano sono ancora evidenti in ogni angolo, vicolo e piazza. È un pezzo di Liguria fortemente ancorato al passato, quello della provincia di Imperia, un territorio che nel tempo ha saputo preservare usanze e tradizioni storiche.
L’influenza celtica in Liguria
A Bajardo, per esempio, va ancora in scena l’unica ricorrenza pagana del Ponente, la Ra barca: al centro del paese viene eretto un alto fusto di pino, simbolo di un albero di veliero, a ricordo di una leggenda risalente alle Repubbliche marinare. Ed è proprio in queste zone che i druidi praticavano i loro rituali. Ma l’eredità dei sacerdoti celti va ben oltre i culti: ai liguri resta un profondo rispetto per la natura circostante, una predisposizione alla coltivazione e una serie di piante endemiche che ancora oggi ne caratterizzano il territorio.
Fragole nere e l’agriturismo Monaci Templari
Castagno, quercia, alberi di frutto e anche fragole nere sono fra le colture legate al passaggio dei Celti. A differenza delle altre, però, le fragole sono state a lungo dimenticate, ma presto potrebbero tornare sul mercato, grazie al lavoro di recupero dell’agriturismo Monaci Templari di Seborga. Una casolare di campagna costruito nel Seicento dai Benedettini del Principato abbaziale di Seborga, con fattoria didattica e specialità di produzione propria coltivate in biologico: confetture, tisane alle foglie di ulivo e olive taggiasche in salamoia. A coadiuvare l’attività e la ricerca sulle fragole, Emanuela Rebaudengo: la sua famiglia ha ereditato il terreno nel 2014 e ricostruito il casolare su un promontorio soleggiato, creando una piccola oasi di pace dove ogni viaggiatore viene ospitato con cura e amore, proprio come facevano un tempo i monaci benedettini con i viandanti.
Fragole nere: il contenuto di antociani
Non è ancora possibile ordinare o acquistare le fragole, ma Emanuela continua la sua operazione di recupero del frutto. Una pianta invernale, che ama il freddo, e che è stato oggetto di studio anche da parte del Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura di Forlì. Secondo il ricercatore del Crea Gianluca Baruzzi, il colore scuro è legato alla presenza di antociani, “ovvero i pigmenti antiossidanti che proteggono dai radicali liberi e conferiscono la tonalità più scura”.