Glassate, colorate, ricoperte di zuccherini, panciute e ripiene di crema, spolverate di zucchero a velo, farcite nei modi più disparati: le donuts (o doughnuts) sono uno dei dolci americani più celebri in tutto il mondo, ciambelle fritte dalla pasta scioglievole e cedevole al morso, arricchite di ingredienti diversi. Per i fan della fortunata sitcom animata I Simpson questi anelli dolci saranno sempre le “ciambelle di Homer”, per i viaggiatori appassionati l’associazione con il marchio Dunkin’ o l’inconfondibile insegna verde e rossa di Krispy Kreme sarà immediata, ma la storia dei dolcetti ha origini ben più antiche, in parte ancora avvolte nel mistero.
Le antenate olandesi delle donuts americane
Quel che è certo è che la prima testimonianza scritta risale al 1809 e si trova nel libro “History of New York” di Washington Irving, che parla di alcune “palle di pastella fritte nel grasso e chiamate doughnuts o olykoeks”. Il motivo è presto detto: le oly koeks (o olykoecks) sono delle tortine rigonfie e soffici di origine olandese, il cui nome significa letteralmente “torta all’olio”, fritte in olio bollente e ricoperte di zucchero. Sembrano essere proprio loro le vere antenate delle ciambelle, portate negli Stati Uniti dai colonizzatori dell’impero olandese: prevedono, infatti, lo stesso impasto e procedimento ma niente forma ad anello. Eppure, nonostante oggi esistano delle versioni senza buco, più simili ai krapfen o i bombolotti, l’immagine tipica della donut americana è proprio ad anello: come si è arrivati a questa forma?
L’origine della forma ad anello
Sono tante le ipotesi circa il buco centrale della ciambella e pochissime le tracce storiche in grado di svelare qualche indizio. Vale comunque la pena raccontare la più popolare fra le leggende al riguardo, quella di Elizabeth Gregory, madre del capitano di una nave da guerra del New England della prima metà dell’Ottocento, preoccupata per le scarse condizioni igieniche e lo stato di salute dell’equipaggio. Per scongiurare lo scorbuto, malattia causata da una forte carenza di vitamina C, la donna creò un impasto in cui mescolò anche noce moscata, cannella e scorza di limone, dando così vita a una pastella capace di rafforzare le difese immunitarie e scacciare i malanni. Ma non bastava: per aggiungere un ulteriore apporto nutrizionale, Elizabeth unì anche noci e nocciole all’impasto, che risultò però troppo pesante. Durante la cottura, la parte centrale rimase cruda e così le persone a bordo della nave la gettarono via.
La prima macchina per donuts
Le storie sono tante, torniamo ai fatti. Le donuts cominciarono a diffondersi negli States a partire dalla Prima Guerra Mondiale, quando le donne volontarie in battaglia si prendevano cura dei soldati malati offrendo loro delle ciambelle, portate anche al fronte per ricordare agli uomini il sapore di casa. A velocizzare la preparazione dei dolci e iniziare una produzione dai numeri più elevati fu Adolph Levitt, rifugiato dalla Russia zarista che nel 1920 creò la prima macchina per donuts per via delle tante richieste dei clienti che erano soliti affollarsi di fronte il laboratorio. Il successo fu immediato: grazie alla loro bontà e alla facile reperibilità, le donuts divennero tra i dolci più famosi in America, nel 1931 citati anche dal New Yorker, che elogiava la produzione della pasticceria di Broadway, con quelle ciambelle che “fluttuano sognanti attraverso un canale di grasso in una macchina di vetro chiusa, camminano su una rampa mobile e cadono nel cesto in uscita”. Macchine ingegnose per l’epoca, che garantirono a Levitt ben 25 milioni di dollari l’anno.
La nascita del marchio Krispy Kreme
Ancora anni ’30, North Carolina: lo chef francese Joe LeBeau proveniente dal New Orleans decide di vendere la sua ricetta segreta per le ciambelle lievitate a un certo Vernon Rudolph, che affitta uno spazio in quella che oggi è la storica Old Salem a Winston-Salem. Qui, il 13 luglio 1937, inizia a vendere le sue donuts ai negozi di alimentari locali, ma il profumo emanato dal laboratorio è così inebriante che i passanti iniziano a chiedergli di vendere le ciambelle calde direttamente a loro. Attraverso una piccola finestrella su strada Vernon inizia a servire i suoi celebri dolci: l’insegna recitava Krispy Kreme e ancora oggi è una delle catene di ciambelle (e caffè) più famose in tutta l’America, di proprietà della JAB Holding Company, marchio privato con sede a Lussemburgo. Una storia imprenditoriale iniziata già a metà degli anni ’40, quando i punti vendita aumentarono, pur rimanendo a gestione familiare. Avevano tutti la stessa ricetta ma ognuno preparava le ciambelle a mano da capo, almeno fino a una decina di anni dopo, quando Rudolph e il suo team inventarono una macchina per i loro donuts.
L’esempio di Dunkin’
Altra catena statunitense di successo è la Dunkin’, creata nel 1948 nel Quincy, Massachusetts, e inizialmente chiamata Open Kettle. A idearla fu William Rosenberg, che vendeva ciambelle a 5 centesimi l’una e tazze di caffè a 10, dal 1950 col nuovo nome Dunkin’ Donuts, marchio che si proponeva di “fare e servire i più freschi e deliziosi caffè con donuts velocemente e con cortesia in negozi moderni e ben commercializzati”. Una filosofia che è rimasta alla base del brand, facilmente riconoscibile dall’insegna arancione e rosa e per le sue ciambelle capaci di rimanere sempre uguali a loro stesse: forse non le più pregiate, ma standardizzate e ben fatte, identificabili. Soprattutto, un esempio di brillante imprenditoria, con un franchising iniziato nel ’55 che, dopo soli 10 anni, poteva fare già affidamento su più di 100 punti vendita sparsi per il Paese. Dal 2020 di proprietà di Inspire Brands e rinominata solo Dunkin’ dal 2019, l’azienda vanta oggi più di 3.100 store in più di 30 Paesi fuori dagli States, ed è una delle più grandi catene di caffè e donuts nel mondo.