Che la quarantena dettata dall’attuale stato di emergenza Covid-19 stia modificando il modo di reperire, preparare e conservare il cibo, ormai, è assodato. Forse, però, è tempo anche di concepirlo in maniera diversa, guardando sì al passato e alle buone pratiche di una volta, ma con una consapevolezza nuova, moderna, una visione ampia ed evoluta.
Le abitudini di consumo al tempo del Coronavirus
Dall’assalto agli scaffali con lievito e farina (questa, per esempio, è un’abitudine da perdere al più presto) sembrerebbe che la pandemia abbia portato a un ritorno all’autoproduzione, ma è difficile tracciare oggi una linea netta che separi gli acquisti dettati da scelte ragionate e quelli impulsivi frutto di un sentimento di paura e disperazione. Fra l’obbligo di stare in casa e i nuovi orari dei supermercati, qualcosa sta senza dubbio cambiando, ma è prematuro parlare di una metamorfosi definitiva delle abitudini dei consumatori. Quel che è certo, però, è che ciò che ora sembra un limite potrebbe in futuro rivelarsi uno stimolo, un vantaggio. Una spinta per comprendere l’importanza delle nostre scelte come consumatori, che determinano l’offerta del mercato e hanno un impatto significativo sull’ambiente e l’economia.
Le abitudini di consumo da mantenere dopo la quarantena
Basti pensare al ritrovato senso di appartenenza al proprio quartiere, che ha riportato in auge la figura del titolare di bottega alimentare, baluardo di un costume culturale che fa della spesa un momento di socializzazione e contatto umano importante, reso sempre più precario dai ritmi sostenuti delle città moderne. Ma non è solo il luogo scelto per gli acquisti a cambiare. Ecco qualche abitudine del momento che sarebbe opportuno mantenere anche dopo la quarantena.
1. Limitare gli sprechi
Acquistare meno prodotti freschi per volta oppure cuocerli e congelarli in maniera corretta, così da limitare le uscite e avere dei contorni sempre pronti (esistono comunque diversi servizi di delivery per frutta e verdura). Soprattutto, studiare bene i pasti della settimana: non serve un grande lavoro di organizzazione per evitare gli sprechi, basta bilanciare il tutto a seconda della data di scadenza e la deperibilità dei vari alimenti. È poi tempo di ripensare tutti quegli elementi generalmente considerati scarti, dal pane raffermo - fonte preziose per tante ricette golose - ai gambi dei broccoli, che possono essere utilizzati per dare vita a piatti d’autore (per sapere di più, Cucinare con gli scarti).
2. Fare una spesa ragionata
Veniamo quindi alla spesa. La quarantena ha contribuito a dimostrare che non è necessario recarsi al supermercato ogni giorno e che non tutti gli ingredienti segnati sulla lista sono indispensabili. Concedersi qualche strappo alla regola, un piccolo peccato di gola, variare per non annoiarsi mai e mantenere una dieta bilanciata è fondamentale, ma un ritorno a uno stile di vita più essenziale e minimalista è oggi più che mai impellente. Quindi, via libera a snack e dolciumi spezzafame, ma in maniera ponderata, pensata. Il carrello va riempito con attenzione, senso della misura, meno ingredienti ma di qualità. Tanti prodotti base – farina, lievito, olio – che permettano di preparare piadine e altri prodotti salva-cena in casa in poco tempo, limitando così anche la quantità di packaging usa e getta.
3. Frequentare le botteghe di quartiere
Spesso trascurate in favore dei più forniti supermercati, fra maxi offerte e sconti di ogni tipo, le botteghe di quartiere in molti casi resistono a fatica. Eppure, frequentare i negozi di zona non consente solo di guadagnarne in gusto, ma restituisce valore a un rituale che per tempo ha rappresentato le fondamenta della nostra cultura gastronomica: la spesa dal mercante di fiducia. Una persona con la quale si instaura un rapporto di rispetto, confidenza, affetto. Perché un titolare di bottega è prima di tutto un amico, un consigliere, una persona in grado di dispensare dritte e consigli su quali ingredienti prediligere, come conservarli e come cucinarli. Il momento della spesa diventa un modo per scandire le giornate, dettarne i ritmi, dilatarne il tempo. Inoltre, tanti negozi di nicchia offrono una varietà di prodotti maggiore rispetto alla grande distribuzione, all’insegna della biodiversità e il rispetto del territorio. Altro vantaggio che spesso si ha con le botteghe, riguarda poi l’aspetto ecologico: è più semplice utilizzare i propri sacchetti e barattoli per comprare frutta secca e verdura, farina e altri prodotti che in molti casi vengono ancora venduti sfusi, proprio come si faceva una volta.
4. Ritrovare fantasia e ingegno in cucina
Una patata lessa può essere la base per molte ricette, ma anche un valido sostituto per le uova nella preparazione di polpette di carne o vegetali, burger e polpettoni. Un pizzico di bicarbonato, unito a del succo di limone, può prendere il posto del lievito per torte e altre specialità dolci, mentre latte e limone insieme vanno a formare un buon latticello fatto in casa. Complici le nuove tendenze alimentari che puntano a un’alimentazione vegetale, ßΩ e l’aumento di intolleranze, poi, in rete si trovano moltissime ricette “senza” lievito, farina, zucchero, burro, uova, miele, yogurt e molto altro ancora. E se i tempi per la spesa sono limitati, basta fare affidamento su ciò che si ha già in dispensa: i legumi, per esempio, per tempo considerati “la carne dei poveri”, i cereali, la farina. Tornando così a costruire il piatto in base a ciò che si ha in frigorifero, anziché fare la spesa a seconda della ricetta che si vuole realizzare. Gli ingredienti possono essere modificati, le dosi dimezzate, raddoppiate, l’uso di spezie moderato a seconda del gusto personale: la cucina è fatta di inventiva, creatività, fantasia. Ma anche e soprattutto di necessità, come dimostra il patrimonio gastronomico italiano, composto da tante pietanze prelibate nate in tempi di carestia.
5. Non dare per scontate le possibilità che si hanno
Un messaggio che può risultare ridondante, ma che racchiude tutti gli altri punti dell’elenco. La necessità di una ridistribuzione delle risorse alimentari, ormai, è affare noto: è quindi giunto il momento di comprendere che apparteniamo a una fascia di mondo privilegiata, in cui provviste e beni di prima necessità sono garantiti anche in tempo di crisi come quella del Covid-19. Il paragone con la guerra sempre più utilizzato ultimamente non del tutto esatto, almeno non da un punto di vista di risorse alimentari: nessun Paese è stato posto a ristrettezze sul cibo, non ci sono tessere annonarie né norme per il razionamento. Ci sono, invece, i supermercati sempre aperti, seppur con orari diversi, i tanti servizi di delivery già presenti o nati appositamente per far fronte all’emergenza, i negozi di alimentari, i panifici, le consegne a domicilio da parte delle varie catene che, nonostante qualche comprensibile ritardo dovuto alla grande richiesta, continuano a lavorare senza sosta. E per chi proprio non sapesse rinunciare alla cucina del suo chef del cuore per qualche settimana, a un croissant francese o una buona pizza tonda, molti ristoratori si stanno ingegnano per fornire un servizio di consegne a domicilio ben fatto.
a cura di Michela Becchi