Una laurea triennale a Roma, la magistrale a Bologna e i chilometri che separano Gino Bucci dal suo Abruzzo aumentano. Di pari passo, però, cresce anche l'amore per la sua regione, l'interesse verso rituali del passato, borghi spesso sconosciuti ma in grado di riservare piacevoli sorprese agli amanti della natura, dell'arte e del buon gusto. Raccontati con ironia sulla pagina Facebook L'abruzzese fuori sede, il progetto del giovane ventisettenne di Martinsicuro (Teramo) che ha conquistato abruzzesi da tutto il mondo.
L'abruzzese fuori sede: la pagina Facebook per (ri)scoprire l'Abruzzo
Timido e introverso, quando scrive sulla sua pagina ricorrendo al dialetto Gino riesce a coinvolgere il pubblico con battute e proverbi popolari, operando al contempo una vera operazione di comunicazione e promozione del territorio. Sulla pagina social che oggi conta circa 170mila followers si trovano foto di eremi, castelli, laghi e chiese con tanto di spiegazioni storiche dettagliate, ma soprattutto piatti tipici, ricette antiche tornate in auge proprio grazie ai social network, scatti di street food e dolci tipici delle feste, quelle specialità della tradizione in grado di mettere tutti d'accordo.
L'abruzzese fuori sede: l'idea della pagina
Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo agli inizi. È il 2014, Gino si trova a Roma, studia Lettere a La Sapienza e condivide l'appartamento con altri due ragazzi abruzzesi. “Venivamo tutti da parti diverse, così ho pensato di creare una pagina dedicata all'Abruzzo”. Un'idea che nasce quasi per gioco, “inizialmente la seguivo poco”, ma che in breve acquisisce una fitta rete di contatti, specialmente negli ultimi due anni, “da quando ho cominciato a parlare di tradizioni storiche, feste, riti”.
L'abruzzese fuori sede: il contributo degli utenti
La pagina cresce, gli utenti aumentano, molti scrivono dall'estero, “soprattutto America e Argentina”. Sono abruzzesi fuori sede anche loro, che grazie allo spazio virtuale creato da Gino riescono a colmare la nostalgia di casa. Le interazioni sulla piattaforma sono così tante che ormai sono gli stessi followers a contribuire ai post con spunti, foto, racconti, esperienze personali: “Ricevo molti messaggi, mi ispiro a quelli. Poi, quando posso, parlo con i sindaci dei paesi, ma soprattutto con i paesani: sono loro la nostra ricchezza”.
L'abruzzese fuori sede: il ruolo della cucina
Esiste, poi, anche un gruppo Facebook – Gruppo Agricolo L'abruzzese fuori sede – dove gli utenti stessi possono pubblicare, e dove “è quasi tutto dedicato al cibo”. In principio erano gli arrosticini, “simbolo dell'Abruzzo e minimo comun denominatore che collega tutte le zone della regione”, ma di certo non l'unica specialità gastronomica locale. Antica, tradizionale, profondamente legata alla pastorizia, influenzata da secoli di transumanza: la cucina abruzzese, per Gino, è prima di tutto “autentica, fedele a se stessa”. Una tavola solida fatta di prodotti del territorio, pratiche contadine come lo sdijuno, e ricette dalla storia remota, tramandate di generazione in generazione. Le preferite dell'abruzzese fuori sede? “Spaghetti alla chitarra con le pallottine, timballo di scrippelle e caggionetti”.
L'abruzzese fuori sede: i piatti tipici delle festività
Il lavoro sulla pagina lo ha aiutato a (ri)scoprire piatti e prodotti, “come il peperone dolce di Altino” o le patate di Avezzano, “le ho assaggiate nella versione fritta: squisite”. Ma soprattutto tante preparazioni tipiche delle feste, quelle dedicate ai santi, condivise quotidianamente dagli utenti del gruppo. Taralli di San Biagio, uccelletti di Sant'Antonio: quando si tratta di occasioni speciali, persone di tutte le età pubblicano foto con ricette e consigli. Come le pagnotte di Sant'Agata, dei pani a base di farina, lievito, olio, semi di anice, uova e sale (o zucchero, nella versione dolce) che ricordano nella forma il seno femminile. “A Castelvecchio Subequo, in provincia dell'Aquila, il giorno prima della festa le donne si recano alla fonte sacra nei pressi della chiesa dedicata alla santa per bagnare le pagnotte”, spiega Gino.
L'abruzzese fuori sede: promuovere l'Abruzzo
Impossibile citare tutte le ricette raccontate sulla pagina, così come i paesini fuori dalle rotte turistiche su cui L'abruzzese fuori sede fa luce (Castelli, per esempio, in provincia di Teramo, “famosa per le ceramiche, ma che mi ha colpito per la chiesetta rupestre appena fuori il comune, immersa nella natura, isolata, con un bellissimo soffitto in maioliche”). Le località da visitare sono moltissime, “nonostante sia una terra alle volte poco conosciuta, forse perché per tanto tempo è rimasta chiusa in se stessa”. Eppure, negli ultimi anni un cambiamento c'è stato, anche per via di progetti di ristorazione curiosi e coraggiosi (non a caso, l'abbiamo scelta come Regione dell'Anno nel nostro Best of the Year di fine 2019, pubblicato nel numero di dicembre della rivista mensile).
L'abruzzese fuori sede: cibo e linguaggio
Scorrendo fra i post della pagina e del gruppo è difficile non rimanere catturati dal livello di interazioni, dai tanti commenti, dibattiti, battute. Un senso di appartenenza viscerale, che si percepisce anche attraverso il linguaggio. È infatti l'uso del dialetto l'altra chiave del successo di Gino: “Ogni parte d'Abruzzo è unica, basta percorrere qualche chilometro per ritrovarsi immersi in una realtà completamente diversa. Cibo e linguaggio ci accomunano”. Attualmente alle prese con gli studi di italianistica, ed è proprio la dialettologia una delle più grandi passioni dell'abruzzese fuori sede.
L'abruzzese fuori sede: l'Abruzzo per tutti
Quella usata da Gino è una koiné, una sorta di compromesso fra italiano e dialetto, divertente per gli abruzzesi ma fruibile un po' da tutti. Perché questo era e resta l'obiettivo principale della pagina: avvicinare le persone all'Abruzzo, promuovere il territorio, le genti, le tradizioni, “arrivare a tutti”. Per creare una vera rete virtuale di abruzzesi in loco e fuori sede. E farlo con un linguaggio semplice, quello popolare, ricorrendo a proverbi e modi di dire dialettali. Affidandosi alle ricette dell'infanzia, ai sapori di un tempo, quelli che rendono unica qualsiasi regione italiana. Cibo e linguaggio: la nostra memoria.
facebook.com/abruzzesefuorisede/
a cura di Michela Becchi