Galline in fuga, 23 anni dopo. Era il 2000 quando la Aardman Animation (insieme alla Dreamworks in quella prima avventura) dava vita al lungometraggio che, a fronte di un costo di 45 milioni di dollari, ne incassò ben 224 milioni. Era l’alba del nuovo millennio e lo studio d’animazione britannico famoso per aver creato il simpatico duo formato da Wallace & Gromit faceva il suo esordio a livello internazionale.
Galline in fuga 2 – L’alba dei nuggets
La storia, nel 2023, si ripete. E anzi peggiora: se nel primo film la gallina Gaia guidava le altre nella rivolta contro la signora Tweedy, che gestiva un piccolo allevamento per produrre pasticci di pollo, nel sequel Galline in fuga 2 – L’alba dei nuggets si ritrova a salvare la figlia Molly da un allevamento industriale, ancora una volta gestito da Tweedy e il marito, che insieme al Signor Mangia Tanto si alleano per creare nuggets favolosi da servire nei fast food. Tante – e ben riuscite – le citazioni, brillanti i dialoghi e perfetti i tempi comici, prevedibili alcune scene, ma in fondo è pur sempre un film per bambini… o no? Il tema centrale è chiaro, per niente rassicurante, ma la pellicola di Sam Fell riesce bene nel suo intento: parlare degli allevamenti intensivi a tutta la famiglia. Per noi, vale la pena dargli una chance.
7 cose che possiamo imparare da Galline in fuga 2
1. Il matriarcato delle galline
Scappata dall’isola felice in cui la mamma e le altre galline si erano rifugiate, Molly incontra Frizzle, una stravagante Lucifero che la condurrà in uno pseudo paese dei balocchi, la fattoria "Fun Land Farms", dove tutte le galline sono felici. In realtà, sono solo stordite da uno speciale collare che fa credere loro di stare bene. Vengono ammaliate da giochi, cibo a volontà in formato all you can eat, e relax totale. «Dove vivi tu puoi sdraiarti e non fare niente tutto il giorno?» chiede Frizzle a Molly, che risponde prontamente: «In realtà, mio padre può». Rocky, il papà e marito della coraggiosa Gaia, è un gallo un po’ scemotto, o almeno così viene trattato da tutte, anche se alla fine del film la sua mossa sarà fondamentale. Le galline però non si fidano, la loro è una società matriarcale in cui sono loro a mandare avanti il tutto. E la stessa Tweedy, la cattiva che vuole trasformarle in nuggets, si lascia andare a un paio di battute divertenti sul ruolo del marito, non proprio brillante. «Mariti e galline, la rovina della mia vita».
2. Nessuna gallina è un’isola
È solo una delle tante citazioni inserite casualmente tra un dialogo e l’altro. Ma qui di riferimenti ce ne sono tantissimi: il film del 2000 era nato come una parodia de "La Grande Fuga", il suo sequel è piuttosto una specie di "Mission: Impossible" versione pennuta. La metafora con il paese dei balocchi di Pinocchio è fin troppo scontata, ben congegnato invece il richiamo a 1984 di Orwell con l’occhio della telecamera che vigila su tutto il bestiame, e anche The Truman Show. E, se proprio vogliamo, un’associazione tra l’isola felice – ma lontana, illusoria, solitaria – in cui vivono Gaia e le altre galline e l’esistenza isolata di Cesare e le altre scimmie ne “L’alba del pianeta delle scimmie” è possibile.
3. Al servizio degli animali (ma non tutti)
Chi vive con un animale domestico, specialmente se si tratta di un gatto, non può fare a meno di sorridere alla battuta di Frizzle, che una volta scoperto che Molly non aveva mai visto un essere umano in vita sua, descrive così la specie: «Nel nostro allevamento c’erano. Sono un po’ stupidi, ci sfamavano e mettevano tutto in ordine, tipo personale di servizio». I mici, si sa, sono gli unici veri padroni di casa, e spesso tra amanti del mondo felino si scherza su questo aspetto. Nel caso di Frizzle, però, la realtà era ben diversa e con un finale amaro.
4. Tutti i film d’animazione sono film per bambini
Ogni volta è sempre la stessa storia. Dal 2015, quando la Pixar fece uscire uno dei suoi capolavori, "Inside Out", critici, giornalisti, cinefili e psicologi si interrogano sulla questione. È successo lo stesso con Coco e ancora di più con Soul nel 2020, lungometraggio che affronta forse la più complessa delle tematiche: il senso della vita, le anime che si perdono e sì, anche la morte, ma soprattutto la nascita. Sono tutti film a prova di bambino, ma noi adulti non riusciamo proprio a fare a meno di chiederci se un bimbo possa davvero comprendere, apprezzare certi dettagli. Ma chi l’ha detto che un bambino non possa cogliere anche le sfumature più sottili? Non avrà tutti i riferimenti culturali magari – sarebbe strano il contrario – ma questo è un motivo valido per non dargli una possibilità? Se una film d'animazione possa o meno piacere, lasciamolo scegliere ai suoi primi, veri destinatari, i bambini stessi.
5. Le galline negli allevamenti muoiono. E questo non va nascosto
A proposito di bambini: Galline in fuga è un film adatto a tutta la famiglia, perfetto da vedere insieme. Può essere, infatti, un’occasione utile per spiegare da dove viene il cibo che mangiamo. Nel 2000 così come oggi, la Aardman non si preoccupa troppo di indorare la pillola: le galline finiscono nel tritatutto e vengono trasformate in nuggets croccanti. La piccola Molly si ritrova a osservare la scena, ma la mamma vuole proteggerla e così la spinge via, fissandola dritta negli occhi e chiedendole di non distogliere lo sguardo. È un atteggiamento comprensibile, da vera mamma chioccia, ma che non sempre dà gli esiti sperati (in fondo, Molly si trova lì proprio perché intrappolata sull’isola felice da una madre iper-apprensiva). Che i bocconcini fritti che escono dai fast food siano stati un tempo degli animali vivi, prima o poi, si viene a sapere. Il film lo mostra senza edulcorazioni, ma non ci sono scene cruente: è la commedia britannica più pura, un bel po’ di British humour sapientemente dosato in ogni scena, che non minimizza la profondità della tematica, anzi la eleva, con quella punta di leggerezza che non scade mai nella superficialità. Insomma, genitori, state tranquilli: non ci saranno incubi notturni.
6. La signora Tweedy è sempre la signora Tweedy
È forse la parte più difficile da digerire, l'aspetto meno chiacchierato, ma la cattiva di questo sequel è sempre la stessa. Ha fatto un ulteriore passo avanti dandosi all’industria e alleandosi con le grandi catene di ristorazione veloce, ma la signora Tweedy era tanto nemica degli animali prima quanto lo è adesso. Anche quando gestiva un allevamento più piccolo con meno galline, non strutturato come un'industria, il suo intento finale era comunque ucciderle per trarne del profitto. E le galline felici, purtroppo, non esistono. Un allevamento “etico” dove gli animali ascoltano musica classica, sono massaggiati quotidianamente (nel film si vede bene che questo sistema è messo in pratica per migliorare la qualità della carne, e quindi per il benessere dell'uomo) come ultimo step del processo avrà comunque la macellazione.
7. Sì, Galline in fuga porta un messaggio vegano. Ma non vuole convertire nessuno
Non esiste solo la Disney, però l’azienda centenaria è ancora la numero uno per fatturato, fama e diffusione nel mondo. E così spesso altri film d’animazione vengono dimenticati. È successo a Bee Movie, lungometraggio del 2007 non proprio riuscito, ma che aveva sollevato – leggermente e forse un po’ maldestramente – il velo sulla questione anti specista, affrontando il tema del miele “rubato” alle api. Ecco, Galline in fuga invece va dritto al punto e lo fa bene. Probabilmente non convertirà gli spettatori, e l’intento del regista – divenuto vegetariano durante la produzione del film – non era quello di “veganizzare” le persone. Da quando abbiamo visto il primo allevamento della signora Tweedy nel 2000, però, i tempi sono cambiati. Più di un ventennio è passato, con tutte le sue rivoluzioni culturali e alimentari, e forse, oggi, una fuga di galline fa riflettere di più.