Je so’ pazzo cantava Pino Daniele, J so wild l’ha parafrasato Davide Nanni. Non è napoletano, ma abruzzese: a parlare è lo chef star di Instagram da più di 310mila follower, ma guai a definirlo influencer. «Sono un cuoco, amo la natura e mi piace trascorrere il tempo con la mia famiglia. Tutto questo lo condivido sui social, ma solo quando e come mi fa stare bene». Ai social, però, qualcosa lo deve eccome: il 27 febbraio è uscito il suo primo libro, A sentimento. La mia cucina libera, sincera, selvaggia (ed. Mondadori) ma il pubblico lo aveva già conquistato grazie al suo spirito anticonformista e i suoi piatti preperati nei boschi, cotti su pietre e con pochi utensili a disposizione.
Lo chef "wild" che non si fa influenzare
A dirla tutta, di anticonvenzionale non ha poi così tanto, Davide. È legato ai genitori, alla montagna, non si vergogna di mostrare le proprie emozioni. I social li usa a modo suo, «sono uno strumento, non lascio che dettino le regole» e nonostante il bagaglio di esperienze – tra cui Locatelli a Londra, subito dopo l’istituto alberghiero – quello che ricerca è solo del cibo che sia semplicemente buonissimo. Piatti di cui non ci si stanca mai, come quelli del suo agriturismo Locanda Nido d'Aquila. Con un cuore abruzzese «e le mie esperienze di contorno». E forse è proprio questa sua volontà di non essere diverso a tutti i costi, di non costruirsi un personaggio attorno al numero di followers, a farlo risultare così audace.
Davide Nanni e la cucina nei boschi
Di sé stesso dice ridendo che è «boomer dentro», il successo lo ha avuto nel mondo digitale – tutto è iniziato nel febbraio 2022, con un video girato insieme al papà girato all'aria aperta – ma con la tecnologia non ha tanta confidenza, «non ho nemmeno un account Amazon». Il suo vero amore è la natura, quella che mostra anche su Instagram e che fa da sfondo alle sue cotture. A ogni ricetta è legata un’emozione, un ricordo, e proprio in capitoli sentimentali ha voluto suddividere il suo libro, tra aneddoti di famiglia ed esperienze in giro per il mondo.
Nella terra ci crede davvero, e alla terra dà tutto. Da diverso tempo ha scelto di prendere in mano l’agriturismo di famiglia a Castrovalva, bel paesino nella Valle del Sagittario: «Prepariamo i formaggi, i salumi, è stato nonno Angelo a cominciare, per lui le pecore venivano prima di tutto, poi i miei genitori hanno deciso di aprire il ristorante». Era il 1997, Davide viveva a Roma, i genitori vennero a sapere dei finanziamenti per agriturismi e mollarono tutto, tornando in paese «solo dopo aver seguito un corso di cucina».
Il valore della famiglia
Tante ricette condivise sui social sono diventate parte del menu, che Davide - unico cuoco a gestire il tutto - cambia con grande frequenza. I primi passi ai fornelli li ha mossi sotto la supervisione delle nonne: Dalia era la regina della pasta fresca, Adriana andava forte con i dolci, insieme erano una forza della natura, «legavano il fazzoletto in testa e preparavano 20 kg di pasta all’uovo al giorno per aiutare i miei genitori con il ristorante». È stata proprio la crostata di nonna Dalia, preparata come sempre tra i boschi, a sancire il successo del profilo Instagram di Davide, «poi sono stato invitato da Antonella Clerici in TV, occasione che mi ha dato grande visibilità, oltre a farmi conoscere la mia fidanzata».
I piatti dello chef selvaggio
Il ristorante oggi è quasi sempre sold out, i piatti preferiti dei clienti sono la parmigiana fredda con melanzane, stracciatella e cipolle rosse, e il mini hamburger di pecora con pancetta tesa croccante, zolle d’aglio di Sulmona, cipolla rossa e maionese ai frutti di bosco. Senza contare la mitica carbonara d’Abruzzo, cavallo di battaglia del cuoco, che è rimasto molto affezionato alla Capitale, con bocconcini d’agnello che riprendono il sapore del classico agnello cacio e ova.
Il piatto più irriverente? «Il Bounty d’Abruzzo, con la ricotta di nostra produzione. Nato, tra l’altro, da un amore/odio: mia madre impazzisce per la barretta al cocco, che invece a me non piace per niente. Non sapevo più che inventarmi per dessert, poi quando ho visto la merendina in frigorifero, ho avuto un’illuminazione». E agli abruzzesi è piaciuto? «Ma sì. Le critiche ci saranno sempre ma mi dà grande soddisfazione vedere il ristorante pieno».
Il sogno nel cassetto? «Per ora gioisco di ciò che ho, sono pronto ad accogliere quello che verrà. Quello che conta è mandare avanti l'attività di famiglia, rendere onore ai sacrifici dei miei genitori e trovare nuove persone disposte a lavorare in campagna»