La crème brulée di Amélie e il Café des 2 Moulins
Ad Amélie Poulain piace: voltarsi nel buio del cinema a osservare le facce degli altri spettatori, tuffare la mano in un sacco pieno di legumi… ma soprattutto rompere la crosta della crème brulée con la punta del cucchiaio. Apparentemente ingenua, priva di impulsi sessuali, fatina dei tempi moderni, la protagonista della pellicola del 2001 di Jean-Pierre Jeunet ha fatto sognare – talvolta anche arrabbiare – spettatori di ogni età. Che piaccia o meno, al film va un grande merito: quello di aver creato una commedia fantastica contemporanea, una favola parigina che riesce a rappresentare i momenti di crescita personale della protagonista attraverso una serie di immagini cariche di magia e suggestioni. È grazie al regista, poi, che il Café des 2 Moulins – chiamato così per la vicinanza del Moulin Rouge e il Moulin de La Galette – è riuscito a riprendersi dopo aver affrontato gravi difficoltà economiche. Scelto come ambientazione per diverse scene (è lì che lavora Amélie), il café-brasserie del quartiere di Pigalle è tornato alla ribalta e oggi è decorato con foto e oggetti che rimandano al film.
Le origini della crème brulée
Ma veniamo al cibo: la scena in cui Amélie affonda il cucchiaio nella crème brûlée è diventata ormai iconica e ha contribuito a riportare in auge uno dei dolci al cucchiaio più famosi di sempre, parente vicino della crema catalana. Il dessert amato dalla protagonista sembrerebbe derivare dalla burnt cream inglese, la crema bruciata che iniziò a essere servita presso il Trinity College di Cambridge. In principio veniva preparata con tanto di logo scolastico impresso in superficie con un ferro caldo e da allora è sempre stata un’opzione fissa nel menu della mensa. In realtà, ricette simili erano già presenti nelle campagne inglesi del Cinquecento: durante il periodo della mungitura delle vacche, quando il latte era più abbondante e particolarmente ricco, le donne erano solite preparare una sorta di crema pasticcera molto densa per sfruttare tutto il prodotto e ripagare il duro lavoro dei mariti. La combustione dello zucchero in superficie è stata poi il tocco in più aggiunto dal college britannico, dove viene chiamata proprio Trinity Cream.
La crème brulée in Francia e in America
La prima ricetta scritta della crème brulée nei libri di cucina francese compare invece nel 1691 nel volume “Cuisinier royal et bourgeois” dello chef François Massialot: una preparazione un po’ diversa, che anziché bruciare lo zucchero direttamente sulla crema prevedeva l’utilizzo di un disco caramellato da aggiungere in cima. Il successo del dolce è stato col tempo sempre più internazionale, a cominciare dall’America, dove venne addirittura servito da Thomas Jefferson alla Casa Bianca. Negli anni ’50 e ’60 era immancabile nelle riviste di cucina e ricettari statunitensi, ma il vero boom ci fu dopo che uno dei più famosi e raffinati ristoranti di New York, Le Cirque, lo inserì nel proprio menu. La crema bruciata ha iniziato così a fare il giro dell’America, fino a diventare un vero trend, dando vita a gelati, donuts, cupcakes e dolci di ogni tipo “al gusto di crème brulée”.
Crème brulée e crema catalana
Anche gli spagnoli hanno cercato di attribuirsi la paternità della ricetta, ma in realtà quella della crema catalana è una storia ben diversa. Secondo la leggenda furono le monache catalane a inventarla in occasione della visita del vescovo: in origine doveva essere un budino, ma il risultato era troppo liquido e così cosparsero dello zucchero caramellato caldo in superficie per camuffare l’errore. A differenza della cugina francese, la crema catalana si caratterizza per la presenza della cannella e si prepara con solo latte, senza aggiunta di panna; il dessert spagnolo, infine, viene cotto in un pentolino mentre la crème brulée in forno a bagnomaria. Il tratto distintivo in comune? La crosticina tanto amata da Amélie, che si ottiene bruciando con un cannello lo zucchero cosparso sopra la crema appena sfornata.
La ricetta della crème brulée
a cura di Michela Becchi
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