La vera storia del pub di Baby Reindeer, dove il protagonista ha conosciuto la sua stalker

10 Mag 2024, 14:36 | a cura di
Il locale londinese dove la cocaina era "ovunque" e Amy Winehouse serviva birre dietro il bancone, sta vivendo un momento di fama grazie a una serie Netflix

Un locale che ha fatto la storia della nightlife londinese. Quando i clienti arrivavano al pub, restavano a bocca aperta: a servire le birre dietro l'affollato bancone c'era sempre Amy Winehouse, all'epoca all'apice della sua carriera. Oggi il pub, a pochi metri dal noto Camden Market, sta vivendo un momento di grande popolarità grazie alla serie di successo "Baby Reindeer" trasmessa su Netflix. Scritta e interpretata dal comico Richard Gadd, la serie si basa sulla sua esperienza personale. L'autore scozzese racconta infatti di essere stato perseguitato da una donna con disturbi mentali mentre lavorava come barista al pub The Hawley Arms nel quartiere trendy londinese di Camden.

Il pub teatro della dark comedy diventata virale su Netflix

La storia del barista e la stalker

La miniserie Netflix, diventata ormai virale, racconta la storia di Donny, interpretato da Gadd, che durante un turno di lavoro al pub (che nella finzione si chiama "The Heart") incontra una strana donna sola. Lei, che sostiene di essere un ex-avvocato, è in lacrime e non può permettersi di pagare un drink. Compassionevole, il barista aspirante comico le offre una tazza di tè "omaggio dalla casa", scatenando in lei quella che si trasforma rapidamente in un'ossessione. Sempre più civettuola, conia per Donny il soprannome "Baby Reindeer" che dà il titolo alla serie, un thriller psicologico dark con una vena comica. La donna (che viene chiamata col nome di fantasia Martha) si rivela essere una stalker illusa e pericolosa, che coinvolge Donny in situazioni paradossali, lo assilla con visite quotidiane al pub, decine di migliaia di email e centinaia di ore di messaggi vocali. Nella serie, Martha è interpretata dall'attrice Jessica Gunning. A seguito del successo della serie, che ha raggiunto il primo posto nelle classifiche di Netflix in oltre 30 Paesi, in rete gli internauti si sono scatenati in una caccia collettiva, con lo scopo di scoprire la vera identità della stalker.

La vera Martha si è fatta avanti

Queste pseudo-indagini collettive hanno costretto Gadd a fare un appello e chiedere ai fan rispetto per la privacy delle persone vere coinvolte. Dopo l'esordio della miniserie Netflix, infatti, la presunta stalker che ha ispirato Martha, Fiona Harvey, ha dichiarato ai tabloid inglesi di voler intraprendere un'azione legale contro Gadd, insistendo che adesso è lui a essere ossessionato da lei. «Sta usando Baby Reindeer per perseguitare me, ora», confessando di fatto che c'è stata una persecuzione. «Sono io la vittima» insiste la donna. Ha dichiarato di aver ricevuto online «minacce di morte e abusi da parte dei fan dello show» e ha accettato di essere intervistata dal giornalista Piers Morgan in TV.

Il pub delle star

Quello che i milioni di spettatori di Baby Reindeer non sanno è che The Hawley Arms era già famoso ancora prima della serie TV. Per gli ignari non era altro che un normale pub londinese, come tanti. Ciò che lo distingueva, tuttavia, erano le orde di paparazzi che aspettavano fuori, pronti a immortalare qualsiasi celebrità ne varcasse la soglia. Perché, anche senza Amy Winehouse dietro il bancone, The Hawley Arms era, all'epoca, uno dei locali preferiti dalle star dell'industria musicale britannica e del cinema. Negli anni, al pub sono passati tutti: l'attrice Kirsten Dunst, che per un breve periodo ha frequentato il chitarrista dei Razorlight Johnny Borrell, Russell Brand, Liam Gallagher, Kate Moss e del suo fidanzato di allora Pete Doherty, Noel Fielding e Pixie Geldof. Il privè al piano superiore con l'enorme lampadario era lo sfondo delle notti selvagge di Winehouse e gli altri. Per entrare, bisognava bussare alla porta chiusa a chiave e attendere l'autorizzazione. Situato a un paio di minuti dagli studi di MTV, era facile trovarci The Kooks e Florence Welch dei Florence & The Machine che festeggiavano fino a tardi. Anche David Gardner, il migliore amico di David Beckham, e la defunta presentatrice televisiva Caroline Flack erano abitué. Mischa Barton, bambina prodigio ne Il Sesto Senso e poi star della teen soap The OC, è stata spesso avvistata conversare con Alison Mosshart, la cantante statunitense della band The Kills.

Cocaina ovunque e l'incendio

Ma c'era un altro lato del pub, come sostiene racconta un ex frequentatore a The Daily Mail. «All'epoca la cocaina era "ovunque" e nessuno si preoccupava di andare in bagno a sniffarla. A dire il vero, la gente si faceva di coca ovunque al The Hawley Arms, anche sui tavoli. Temevamo ogni momento un'irruzione della polizia».
Nel febbraio 2008, il pub è andato a fuoco, con grande sconcerto dei suoi frequentatori VIP. Amy Winehouse era così sconvolta che lanciò una raccolta fondi per rimetterlo in piedi. Otto mesi dopo, il pub riapriva le porte. Per festeggiare ci fu una festa che durò tre giorni. Winehouse continuò a frequentarlo fino a quando smise di bere qualche mese prima della sua prematura morte nel luglio 2011.

Lo staff stufo dei fan di Baby Reindeer

I fan di Baby Reindeer sono delusi perché sia i proprietari che il personale del pub The Hawley Arms non abbracciano affatto la nuova fama mondiale del pub. I fan si sono riversati nel locale per ordinare un bicchiere di Diet Coke (l'aperitivo quotidiano di Martha) e tazze di tè. Tuttavia, la risposta gelida del personale del pub ai tentativi di parlare sia dei protagonisti reali della vicenda, che degli illustri VIP che l'hanno frequentato negli anni, hanno lasciato i fan delusi. Chi ci è andato con l'intenzione di fare una chiacchierata amichevole e discutere la vera storia del pub, si è trovato davanti occhi al cielo e sbuffi di irritazione. «Era un posto fantastico. È un peccato che le persone che lo gestiscono oggi non sembrino accettare la sua nuova fama. Perché invece Amy avrebbe adorato il successo del suo posto del cuore. Sarebbe stata fuori di sé dall'orgoglio».

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