Simbolo del Messico e protagonista di una delle industrie dei distillati più floride al mondo, la tequila ha una storia affascinante che risale a ben prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli. Dalle fermentazioni rudimentali delle civiltà precolombiane alla sofisticata produzione moderna, passando per la regolamentazione del governo messicano, questo distillato ha sempre mantenuto un legame profondo con la sua terra d'origine. Oggi, la tequila non è solo uno dei liquori più consumati al mondo, ma anche un prodotto che ha conservato nei millenni tradizione, artigianalità e innovazione.
Le origini preispaniche del pulque al mezcal distillato
Prima ancora che la tequila sia concepita, bisogna viaggiare indietro nel tempo alle civiltà mesoamericane, che fermentavano il succo dell'agave (pianta nota da secoli per i poteri curativi) per ottenere una bevanda chiamata pulque. Questa linfa lattiginosa, già nota agli Olmechi intorno al 1000 a.C., era parte integrante della cultura azteca, che la considerava un dono divino. Non a caso, due divinità erano legate al consumo del pulque: la dea Mayahuel, protettrice dell'agave, e suo marito Patecatl, dio del pulque.
La vera svolta nella produzione dell'alcol estratto dall'agave avviene con l'arrivo degli spagnoli nel 1400. Privi delle loro abituali scorte di brandy, i colonizzatori iniziarono a distillare il succo d'agave attraverso rudimentali alambicchi di fango e rame. Così nacque il mezcal, da cui in seguito si sarebbe sviluppata la tequila. A metà del 1500, il governo spagnolo aprì una rotta commerciale tra Manila e il Messico, e la tecnologia di distillazione per produrre il mezcal dal succo del cuore dell'agave venne ulteriormente raffinata dai marinai e migranti filippini nelle regioni costiere di quella che allora era la Nueva Galizia (le attuali province di Aguascalientes, Colima, Guanajuato, Jalisco, Nayarit e Zacatecas). La distillazione del mezcal si diffuse poi nelle valli montane dei territori di Amatitán, Tequila, Magdalena e El Arenal. Il mezcal prodotto in queste regioni divenne così caratteristico da essere conosciuto come "tequila" dal nome della città.
Ma è Don Pedro Sánchez de Tagle ad essere considerato il "padre della tequila". Nel 1595, re Filippo II di Spagna vietò l'impianto di nuovi vigneti in Messico e in altre colonie spagnole a causa del declino del commercio di vino con la Spagna. Il motivo principale era che il Messico era autosufficiente nel produrre i propri vini. Il re lo fece per mantenere il mercato dei prodotti spagnoli nel Nuovo Mondo e raccogliere le tasse sulle esportazioni di vino spagnolo. Don Pedro, marchese di Altamira, fu il primo a identificare l'agave blu (Agave tequilana Weber) come la varietà più adatta alla produzione di tequila, un'intuizione che definì lo standard della bevanda moderna. Il Marchese Don Pedro costruì la prima fabbrica di tequila nella sua Hacienda Cuisillos, una delle più grandi haciendas dell'epoca, e accumulò una grande fortuna, segnando l'inizio della produzione su scala più ampia. Nel XVIII secolo, altre famiglie iniziarono a specializzarsi nella distillazione dell'agave, creando una filiera produttiva più strutturata. Tra queste, spicca la famiglia Cuervo, che nel 1758 ottenne un permesso per distillare l'agave, seguita nel 1873 dai Sauza.
L'esportazione e la nascita del cocktail Margarita
Nei primi decenni del Ventesimo secolo, la tequila cominciò a varcare i confini messicani. Durante il Proibizionismo negli Stati Uniti (1920-1933), molti americani si riversavano nei bar di Tijuana e di altre città di confine per consumare legalmente alcol, contribuendo alla diffusione della tequila nel mercato statunitense.
Un momento chiave nella popolarità della tequila arrivò però nel 1936 con la creazione del cocktail Margarita.
La storia più accreditata racconta di un giornalista americano, James Graham e sua moglie in viaggio a Tijuana, che in un bar gestito da un irlandese di nome Madden, assaggiano la sua "Tequila Daisy" un drink a base di tequila, lime e liquore d'arancia. Sebbene Madden abbia ammesso che la creazione del drink fu frutto di un fortunato errore, il Margarita (traduzione spagnola di daisy che sta per il fiore margherita) è diventato uno dei più celebri cocktail negli Stati Uniti e nel mondo.

Il riconoscimento della tequila come patrimonio messicano
Nel 1974, il governo messicano dichiara la tequila proprietà intellettuale nazionale, stabilendo che la produzione debba avvenire solo in specifiche regioni del paese, principalmente negli stati di Jalisco, Nayarit, Guanajuato, Michoacán e Tamaulipas. Il terreno vulcanico rosso della regione di Jalisco è il più adatto alla coltivazione dell'agave blu e ogni anno vi si raccolgono oltre 300 milioni di piante. Fu anche fatto divieto ad altri Paesi produrre e vendere la propria tequila. Nacque così il Consejo Regulador del Tequila (CRT), ente responsabile del controllo di qualità e della tutela della denominazione. Sebbene numerosi marchi di tequila siano rimasti a conduzione familiare, la maggior parte dei brand più noti sono di proprietà di grandi multinazionali. In Messico, oltre 100 distillerie producono più di 900 tipologie di tequila e sono stati registrati più di 2000 marchi (statistiche risalenti al 2009). Per questo motivo, ogni bottiglia di tequila contiene un numero di serie (Norma Oficial Mexicana, abbreviato in NOM) che indica in quale distilleria è stata prodotta la tequila. Per chiamarsi tequila, infine, il distillato di agave blu deve avere una gradazione alcolica compresa tra il 35% e il 55%.

La tequila nel XXI secolo
Negli ultimi decenni, la tequila ha conquistato una posizione di rilievo nel panorama della mixology e tra i premium spirits. Se in passato era spesso associata a semplici shottini con sale e lime, o miscelata in Margaritas e Tequila Sunrise, oggi viene apprezzata in cocktail sofisticati e nella sua versione sipping, soprattutto nelle varietà añejo e extra añejo, affinate in botti di rovere che donano complessità aromatica.
La crescita della tequila si è riflessa anche negli investimenti da parte di celebrità e imprenditori internazionali. Brand come Casamigos, fondata da George Clooney, o la Dos Hombres, fondata dai due protagonisti della fortunata serie Netflix Breaking Bad, hanno contribuito a rafforzare l’immagine del distillato come prodotto di lusso, mentre la ricerca della qualità ha portato alla riscoperta di metodi di produzione tradizionali e di piccole distillerie artigianali.
Dalla sacralità del pulque azteco alla sofisticata tequila moderna, il percorso di questo distillato riflette l’evoluzione della cultura messicana e la sua affermazione su scala globale. Oggi la tequila è riconosciuta non solo come simbolo nazionale, ma come una delle eccellenze del mondo dei distillati, capace di unire storia, identità e innovazione.
