Mentre in Italia continuiamo ad assistere a un'orgogliosa rivendicazione di un prezzo dell’espresso fuori mercato, all’estero il comparto dell’oro nero cresce, soprattutto in America, nelle caffetterie di qualità (e quelle più modaiole). Il costo medio di un latte macchiato? Circa 6 dollari, ma può arrivare fino a 8. E chi lavora nel mondo del caffè guadagna sempre di più.
Latte, la passione degli americani
Non parliamo di catene di fast food come McDonald’s o Dunkin (le cui bevande al caffè stanno avendo una rapida ascesa, invece, in Cina) ma delle tante altre caffetterie che puntano su buone materie prime, oltre che sul fascino dei drink speciali, con aggiunta di sciroppi, spezie dolci e simili (il Pumpkin Spice Latte creato da Starbucks, in questo campo, è il numero uno). Aumenta il costo del late, dei trasporti, quello del caffè e di conseguenza il prezzo finale delle bevande più creative. Come ha dichiarato Danny McColgan, uno dei proprietari di Familiars Coffee&Tea di Northampton, in Massachusetts, negli ultimi due anni gli aumenti sono stati continui, “penso anche al prezzo del gas” ha detto al sito Vox, “i nostri fornitori hanno aggiunto dei supplementi per il carburante, costi in più che non sono scomparsi” e che hanno determinato dei cambiamenti sul listino finale. Quello di Familiars è un caffè proveniente da piccole torrefazioni che lavorano a contatto diretto con i coltivatori in piantagione: chicchi certificati che assicurano una filiera trasparente, e che hanno un costo maggiore. “Tutto dipende da quello che le persone intendono per commodity” aggiunge McColgan, “e cosa definisce invece il lusso. Nel 2023, un latte macchiato alla vaniglia può essere considerato un extra. Una tazza di semplice caffè nero si trova a un prezzo inferiore”.
Il salario minimo dei baristi
Il quadro che emerge dall’analisi del mercato caffeicolo statunitense è più che incoraggiante. I baristi stanno finalmente guadagnano di più, il business gira bene, la manodopera viene ricompensata in maniera più equa ed ecco che, necessariamente, il prezzo della tazza finale aumenta. Prendiamo l’esempio di Starbucks: anche la grande catena ha ritoccato il listino per poter modificare gli stipendi, specialmente dopo le polemiche di quest’estate relative ai sindacati. Parliamo di un colosso nel mondo del caffè, ma anche per i negozi indipendenti vale lo stesso: Florida, Illinois, Massachusetts e altri Stati americani stanno attualmente ripensando le norme sul salario minimo, e i titolari delle attività si ritrovano ora a dover aumentare le retribuzioni, un cambiamento significativo considerata anche l’attuale grave crisi del personale nel settore gastronomico.
Una cosa è certa: tra tutte, è il latte (potremmo tradurlo con “latte macchiato”) a dominare la scena, nella versione classica oppure aromatizzato con sciroppi, insaporitori, spezie, panna montata e cioccolato. Il più il più cool, e anche il più costoso, seguito dal cold brew, il caffè filtro estratto a freddo che richiede un macchinario a parte (e tanta pazienza per la realizzazione). Il latte continua ad aumentare di prezzo, ma di pari passo cresce anche la richiesta di mercato: nonostante le proteste, i consumatori non possono proprio farne a meno.