Soffio, la maschera da indossare al ristorante
Divertente, originale e anche riutilizzabile. Il plexiglass e le separazioni trasparenti costano investimenti e non piacciono a nessuno, e allora occorrono risposte creative e soluzioni smart. Ecco cos’è il design: qualcosa che trova soluzioni. La soluzione per tornare a mangiare nei ristoranti in sicurezza potrebbe essere una maschera protettiva in plastica leggera da indossare durante il pasto? O meglio uno scudo, uno schermo facciale gonfiabile con visiera protettiva e un telaio colorato di design, magari addirittura da abbinare al resto dell’outfit per aggiungere quel pizzico di ironia necessaria in tempi come questi? In un periodo in cui il mondo della ristorazione, fra i più colpiti dalla crisi causata dall’emergenza Covid-19, si interroga sul futuro, le nuove modalità di consumo e il ripensamento degli spazi, non bisogna lasciare nulla di intentato, neppure le proposte apparentemente più bizzarre.
Soffio: la maschera protettiva di design
È diventata in breve tempo virale l’immagine delle sale dei ristoranti con i tavoli divisi da schermi in plexiglass, idea simile a quella proposta per gli stabilimenti balneari, ma – come molti chef, addetti ai lavori e consumatori hanno fatto immediatamente presente – si tratta di una soluzione difficile da mettere in pratica, costosa e che scoraggia il pubblico ad andare a mangiare fuori. Mantenere il giusto distanziamento sociale e ripartire al più presto con le attività però è necessario: l’idea alternativa dello scudo individuale chiamato Soffio arriva dalla collaborazione tra Alessio Casciano Design di Roma, i milanesi di MARGstudio (lo studio che ha realizzato O|Nest a Milano e alcuni altri luoghi della ristorazione) e Angeletti Ruzza Design di Rieti, che hanno pensato a un modo per garantire sicurezza ai clienti senza intaccare il lato conviviale, punto cruciale dei pasti fuori casa.
Soffio: la maschera protettiva economica e riutilizzabile
Annalisa Grasselli, Alessio Casciano e Daniele Ruzza hanno così progettato un oggetto di design pratico e spiritoso, da indossare al momento del bisogno e da togliere una volta finita la cena, tornando a portare la mascherina. Un’invenzione a costo bassissimo, che potrebbe rappresentare un’alternativa valida accessibile a tutti: il prezzo è infatti inferiore a 1 Euro, e ogni cliente può poi portare a casa lo schermo protettivo, lavarlo e riutilizzarlo più volte. “Ho visto proposte di labirinti di plexiglass costosi, difficili da mantenere e che separano i clienti”, racconta Annalisa, “queste soluzioni uccidono la convivialità che i clienti cercano quando desiderano trascorrere del tempo di qualità con i loro amici”.
Soffio: la maschera protettiva in plastica pieghevole. Come funziona
Ma come funziona Soffio? La visiera crea una barriera protettiva a 180°, che consente agli ospiti di mangiare bloccando l’effetto delle ormai famose goccioline di droplet e mantenendo però il contatto visivo e uditivo con gli altri commensali. La struttura gonfiabile, poi, protegge anche contro le collisioni con altri oggetti. Il tutto è realizzato in PVC con la tecnica della saldatura elettronica, ma gli ideatori stanno già studiando un modo per poterlo costruire con plastica riciclata, rimettendo così in circolo materiali già in uso. All’interno della maschera – fissata alla testa tramite fascia elastica – c’è una valvola di soffiaggio che fa da schermo e tiene al riparo chi la indossa. L’intero dispositivo è leggero e può essere piegato diventando un oggetto di piccole dimensioni, che i ristoratori distribuiscono all’interno del locale (volendo, apponendo il loro marchio o personalizzando, facendolo così diventare una sorta di gadget, in modo da rendere l’atmosfera più giocosa). La prima domanda che ci viene in mente: e se si appanna? Al di là degli scherzi, si tratta – è bene sottolinearlo – di un’idea e non di un dispositivo di protezione individuale approvato e ufficiale come le celebri mascherine. Tuttavia in questo periodo ogni idea è da analizzare con cura perché appunto alcune soluzioni potrebbero provenire proprio dalla creatività dei designer.
a cura di Michela Becchi