Gli agricoltori di mezza Europa protestano con i trattori in strada contro il pacchetto di transizione ecologica (Green Deal), i mancati sussidi per l’acquisto di carburante, la Politica agricola comune (Pac) e chiedendo ai rispettivi governi tutele per il settore. Ma mentre le manifestazioni prendono piede un po' ovunque, c’è un’altra piaga che sta mettendo a dura prova l’agricoltura: la siccità. In Spagna, e precisamente in Catalogna, la situazione è drammatica. Le riserve idriche sono in esaurimento e hanno raggiunto un livello inferiore al 16% della loro capacità, livello soglia al di sotto del quale, se si fosse scesi, il Paese avrebbe dichiarato lo stato di emergenza. E così è avvenuto. L'allarme riguarda Barcellona, ma anche oltre 200 comuni della zona, circa 6 milioni di abitanti. Anche in Italia le cose non vanno benissimo.
La siccità in Catalogna
Lo stato di emergenza in Catalogna ha portato al razionamento dell’acqua per uso domestico. Duecento sono i litri di acqua che ogni cittadino o attività commerciale può utilizzare al giorno. Cecilia Butini, giornalista freelance nella puntata del 02 febbraio di Il Mondo, il podcast di Internazionale spiega: «Sono tre anni che il livello degli invasi in Catalogna e anche in altre zone della Spagna va scendendo, ma semplicemente perché non piove obiettivamente quasi mai. C’è da dire che in Catalogna il sistema della gestione è complesso: c’è una certa frammentazione della gestione. Non è solo il governo catalano che si occupa della gestione della rete idrica».
Il problema, però non riguarda solo la siccità o la gestione della rete idrica, la questione va più in profondità fino a toccare le falde acquifere. Butini spiega: «Molte zone, in particolare quelle rurali, non sono proprio servite dalla rete idrica, sono zone che tradizionalmente si sono servite di pozzi che fanno capo a falde acquifere, in un momento in cui le falde non hanno disponibilità d’acqua e i pozzi si vanno a seccare, questo diventa un problema».
Le falde acquifere, oltre a essere carenti di risorse idriche, sono anche inquinate. «C’è un problema di inquinamento delle falde acquifere - dice Butini - in Catalogna ci sono tanti maiali quanti umani, l’industria dell’allevamento è molto forte e una delle conseguenze di questi allevamenti è che producono rifiuti che poi penetrano nel terreno andando a inquinare le falde». Al momento, dunque è proibito utilizzare acqua potabile per lavare strade o automobili. I danni più importanti sono quelli per agricoltura e allevamento, settori che avranno fra il 50 e 80% in meno di acqua da poter utilizzare.
La siccità in Italia
La situazione in Italia non è delle migliori. Sicilia, Sardegna, Veneto, Umbria e molte altre regioni si trovano ad affrontare una vera e propria emergenza idrica. Secondo l’ultimo bollettino di dicembre 2023 dell’Osservatorio Siccità «a livello globale il 2023 è risultato in assoluto l’anno più caldo rispetto all’epoca preindustriale (1850-1900), con un’anomalia media di quasi +1,5°C. In Italia, questo appena trascorso è stato il secondo anno più caldo dal 1800, con un’anomalia di +1,12°C rispetto al periodo 1991-2020, a soli 0,04°C dal più caldo 2022 (ISAC-CNR)».
Anche l’Umbria è in emergenza. Il livello delle acque è di circa -135 centimetri, quasi come in agosto 2023 in cui si è arrivati a -136 centimetri, come spiega il Corriere dell’Umbria. Vista l’emergenza, il presidente del Consorzio della Bonificazione Umbra, Paolo Montioni ha invitato gli agricoltori a ripensare i piano colturali: «A seguito del monitoraggio costante sui nostri distretti irrigui, stiamo invitando gli agricoltori, in vista delle prossime semine primaverili, a riconsiderare i piani colturali, tenendo conto delle previsioni sull'effettiva disponibilità d'acqua», come riporta il sito dell’Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue)
La Sicilia non è da meno. Le precipitazioni sono di gran lunga inferiori alla media del periodo e dopo cinque mesi si registra un deficit di piogge di 200 millilitri. «Una situazione che sta danneggiando i nostri agricoltori e allevatori, già gravati dalle conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali che hanno colpito l’isola per tutto il 2023», dice all'Agi l'assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino.
Situazione di emergenza anche in Sardegna, dove fra le misure restrittive adottate c’è anche il divieto di irrigazione. L’ultimo bollettino dell’Autorità di Bacino della Regione Sardegna al 31 gennaio 2024 parla di «958 milioni di metri cubi d’acqua», ossia «pari a circa il 52.5% del volume utile di regolazione autorizzato». E in merito «all’indicatore di stato per il monitoraggio e preallarme di siccità”, il bollettino parla di “condizione di “pericolo” o “allerta” con un valore dell’indicatore pari a 0,20».
Previsioni sulla siccità
Ci si chiede, adesso, come cambierà nei prossimi mesi lo stato del settore agricolo europeo dato l’aggravamento delle condizioni di siccità, e la protesta degli agricoltori che non accettano le condizioni imposte dai governi europei. La situazione climatica non aiuterà di certo, l’Osservatorio Siccità fa sapere che, tra febbraio e aprile, «i dati d’insieme dei maggiori centri europei per le previsioni a medio termine indicano valori sopra la media sull’Europa centro-meridionale, con una probabilità crescente (40-70%) lungo l’asse latitudinale nord-sud. Anche le temperature superficiali del Mediterraneo risultano superiori alla media per tutto il trimestre, con una probabilità dal 70 al 100%».
L’unica nota positiva potrebbe essere il quadro futuro sulle piogge, l’Osservatorio dice che febbraio potrebbe essere più piovoso del 40-50% rispetto alla media in tutta Italia.