Una versione riserva per la Doc Lacrima di Morro d’Alba. L’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) ci sta pensando e intende scommettere sulle potenzialità di invecchiamento di questa particolare denominazione, nota per le sue caratteristiche olfattive aromatiche, che la rendono unica nel vasto panorama enologico italiano. La Doc ha celebrato nel mese di aprile 2025 i suoi quaranta anni e proprio la fiera del Vinitaly, nel bel mezzo della tempesta dei dazi negli Stati Uniti, è stata una buona occasione per cementare la convinzione che sia necessario modificare le regole produttive per i prossimi anni, in modo da innalzare il livello qualitativo del prodotto.
Vico Vicari è membro del comitato della Lacrima di Morro d’Alba Doc, all’interno dell’Imt. «A Vinitaly – ha sottolineato – abbiamo voluto mostrare, con una degustazione celebrativa con vini dal 2016 al 2020, che siamo di fronte a un vino adatto all’invecchiamento, con un potenziale sottovalutato». L’idea dell’ente di tutela è quella di eliminare la tipologia “superiore” della Doc per introdurre la “riserva“. Finora, la Lacrima è stata prevalentemente considerata come vino di pronta beva. Attualmente, sono 28 i produttori, 53 i viticoltori per una superficie vitata a Doc Lacrima di Morro d’Alba pari a 256 ettari, con circa 9mila ettolitri di vino certificato e 7.125 ettolitri imbottigliati (vale a dire 950mila bottiglie), secondo i dati 2024 di Valoritalia, organismo di certificazione indipendente.
Lacrima Di Morro DAlba_grappoli
Si tratta sostanzialmente, come rileva l’Imt, di una nicchia inserita tra le 20 denominazioni d’origine marchigiane, dall’alto valore qualitativo che intende scoprire «nuove opportunità di mercato». Lo ha ribadito anche Mirco Carloni, presidente della Commissione agricoltura alla Camera: «La richiesta della riserva è un segnale positivo – ha sottolineato il deputato marchigiano – perché significa che il vino sta crescendo e c’è la volontà di aumentare il mark-up del prodotto, che si traduce in un beneficio anche per il territorio».
Il vino (le cui origini sarebbero molto antiche e le cui caratteristiche sarebbero state apprezzate dall’imperatore Federico Barbarossa, durante l’assedio di Ancona nel 1167) ha un colore rosso intenso con riflessi violacei. Il profilo olfattivo è delicatamente aromatico, con giovanili sentori vinosi, che evolvono verso un bouquet floreale, con note di viola e profumi di piccoli frutti rossi. Al palato è fruttato, armonioso, con tannini morbidi, suadenti e buona freschezza. Proprio per le caratteristiche dei suoi aromi, si preferisce l’affinamento in acciaio, che conserva la fragranza dei profumi. Vitigno autoctono salvato dall’estinzione proprio con la creazione della Doc nel 1985.
Il nome, come spiega l’Imt, è in origine legato a leggende che ne attribuivano la paternità alle lacrime di una Dea che cadevano sull’uva, ma fu poi ricondotto alla forma sub-ovale dell’acino (a bacca nera), che somiglia a una lacrima. La zona di produzione comprende gli interi territori comunali di: Morro d’Alba, Monte San Vito, San Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia.
Morro d’Alba – vigneti e paesaggio
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