L’Italia resta il punto di riferimento per il Trentodoc, i dazi annunciati dagli Stati Uniti, dove le bollicine di montagna trentine hanno investito a lungo in questi anni, potrebbero determinare una riduzione delle vendite in futuro e, tuttavia, questo mercato estero non va abbandonato. Lo spiega al settimanale Tre bicchieri il presidente dell’Istituto Trento Doc, Stefano Fambri. Secondo i dati dell’Osservatorio economico che monitora l’andamento delle spedizioni in tutto il mondo, il valore complessivo del comparto nel 2024 è di 180 milioni di euro.
Il dato, secondo l’Istituto, conferma un trend di crescita costante negli ultimi dieci anni, con un numero di bottiglie passato da 7 milioni a 12,3 milioni di unità (dopo i 13 milioni raggiunti nel 2022, sempre secondo dati dell’Osservatorio) e un giro d’affari più che raddoppiato. La riduzione degli incassi dello scorso anno è nell’ordine delle cose: «La lieve flessione del 2,7 per cento a valore – afferma Fambri – è da imputare al fisiologico assestamento del comparto dopo dieci anni di crescita sostenuta. A dimostrarlo ci sono anche le performance delle piccole e medie aziende, che hanno consolidato e aumentato la propria produzione».
L’Italia, come detto, è certamente lo zoccolo duro della denominazione, con margini di crescita ancora a disposizione, ma l’export dello spumante trentino (premiato nella Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso anche nell’edizione 2025), che oggi rappresenta il 15 per cento delle vendite complessive, rimane un asset strategico. In particolare, Stati Uniti e Svizzera si confermano mercati chiave «insieme ad altri paesi emergenti dove – sottolinea il presidente Fambri – si registrano segnali positivi, sostenuti da una attenzione sempre maggiore verso qualità e unicità del prodotto». L’obiettivo dei produttori è proseguire nella strada della valorizzazione del marchio «soprattutto ora che ci troviamo di fronte a un mercato complesso, dove le bollicine mostrano maggiore resilienza rispetto ad altri segmenti del vino».
Trento Doc Istituto – presidente Stefano Fambri 2024|Trento Doc – Piana Rotaliana
Lascia comunque molte incognite la decisione della Casa Bianca di imporre tariffe aggiuntive del 25% sui prodotti europei di importazione. Conversando con il settimanale Tre Bicchieri, il presidente Fambri si dice preoccupato ma non vuole parlare di rinuncia al mercato statunitense: «Il Nord America è un mercato su cui abbiamo investito molto negli ultimi anni e che consideriamo altamente strategico: mostra grande affinità con il nostro prodotto e un buon potenziale di sviluppo». La preoccupazione dell’Istituto Trento Doc riguarda «soprattutto il rallentamento delle opportunità per il futuro – si sottolinea – in quanto i dazi comportano un aumento dei prezzi al consumatore finale, generando una probabile contrazione delle vendite. Il rischio, più che nell’impatto immediato, è che venga compromesso un percorso di medio-lungo periodo, costruito sulla valorizzazione del marchio e su un posizionamento distintivo». Da qui la decisione di continuare a «monitorare da vicino l’evolversi della situazione e a lavorare per rafforzare la presenza del Trentodoc negli Usa in modo sostenibile».
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