Dal 23 al 29 novembre, la quinta edizione della Settimana della Cucina Italiana nel mondo terrà alta la bandiera dell’enogastronomia nazionale all’estero, anche in un anno difficile come questo. Anzi, in un mondo scosso dalla pandemia, la manifestazione, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, metterà al centro il valore dell’alimentazione post Covid, con una settimana di incontri, virtuali e fisici, menu e cene ad hoc, e due temi perno che raccontano la storia della cucina italiana (Pellegrino Artusi) il suo presente e la sua eredità (la Dieta Mediterranea).
Alla scoperta delle cucine antiche d’Italia con ADSI
In questo contesto si colloca l’iniziativa dell’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI), che per l’occasione svela l’anima gastronomica di alcune tra le più prestigiose e affascinanti dimore storiche d’Italia, tra ville, castelli e palazzi nobiliari della Penisola. Più spesso di quanto si pensi, questi luoghi hanno preservato l’eredità di cucine storiche, tramandando ricette e tradizioni antiche, ma anche le atmosfere e le suppellettili degli ambienti che per secoli hanno ospitato le cucine di palazzo, oggi in gran parte musealizzate. Per la quinta edizione della manifestazione, quindi, l’ADSI ha scelto di condividere la storia di 25 cucine custodite in altrettante dimore italiane, anche attraverso materiale fotografico e video inediti. Inoltre, l’Associazione pubblicherà online anche 40 ricette radicate nei territori in cui le dimore insistono, opportunità per ricostruire un quadro completo e variegato delle origini delle tradizioni gastronomiche regionali d’Italia. L’obiettivo è quello di divulgare la conoscenza di questo patrimonio presso il pubblico italiano, ma soprattutto di rendere fruibile la storia delle cucine storiche e delle dimore che lo ospitano a una vasta platea internazionale, sensibile a scoprire il fascino dei luoghi storici della Penisola e attratto dalla nostra cultura gastronomica (per questo l’iniziativa sarà consultabile anche in lingua inglese e russa).
Le cucine di castelli, ville e palazzi
Il progetto illustrerà le peculiarità delle cucine di palazzo, ambienti in alcuni casi ancora in funzione, di cui ben si conserva lo spirito funzionale che articolava gli spazi, secondo un rigoroso sistema di aree contigue e complementari raccolte intorno alla stanza per la cottura dei cibi (su fuoco a legna e carbone), adibite alla conservazione dei prodotti, alla salatura delle carni, al lavaggio delle stoviglie. Ma il tempo ha spesso conservato anche arredi e strumenti per la preparazione e la cottura del cibo. Così sarà possibile entrare nella cucina del Castello della Gherardesca, a Castagneto Carducci, dove per secoli si è tramandata la tradizione culinaria dell’Alta Maremma, tra colombo “al pentolo” e castagnaccio; o visitare virtualmente la cucina del Castello lombardo di Chignolo Po, dove sopravvivono anche le cantine e l’orto dei semplici: già alla metà del XIII secolo, qui fece tappa l’imperatore Corradino di Svevia in viaggio attraverso l’Italia per combattere Carlo d’Angiò.
I documenti portano traccia del pranzo succulento allestito per la sua sosta. Il Parco Nazionale delle Madonie, invece, custodisce la cucina della Fattoria Mongerrate dei Principi di Baucina dalla fine dell’Ottocento. Nel complesso rurale, la cucina era al servizio dei principi e dei loro ospiti, ma forniva anche i pasti per la servitù, che mangiava in uno stanzone adiacente alla sala del fuoco. Al nome della famiglia Amarelli (vi dice qualcosa la liquirizia calabrese?) si lega la storia della cucina di palazzo a Corigliano Rossano, a papa Pio VIII quella di Palazzo Castiglioni, nelle Marche dell’affascinante borgo di Cingoli. E ci si muove in lungo e in largo per il Paese, toccando tutte le regioni d’Italia per raggiungere le cucine nascoste tutelate da ADSI. Per ora, solo virtualmente. In attesa che le dimore storiche possano tornare ad aprirsi alle visite.
a cura di Livia Montagnoli
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