Cultura dello stupro in televisione, di nuovo. Stavolta è toccato a un’imbarazzata Antonella Clerici nella puntata di È sempre mezzogiorno del 19 dicembre. «Detto così non è carino», ha risposto a disagio la conduttrice, ma la frase pronunciata dallo chef Sergio Barzetti non è solo inopportuna, inadeguata, scomoda. È la rappresentazione, pura e concreta - involontaria molto probabilmente, e proprio per questo preoccupante, perché radicata talmente in profondità da non riuscire neanche a coglierne i lati più evidenti – della cultura dello stupro. Un'uscita sessista che la televisione non può legittimare.
Il vino a tavola così «stordisci la preda»
Sul tavolo in studio c’è un bicchiere di bollicine, che in parte serve per la ricetta. L’altra metà viene sorseggiata durante la puntata. Al tavolo le ospiti: Angela Frenda, Food Editor del Corriere della Sera, Evelina Flachi, nutrizionista. Barzetti ride insieme ad Andrea Amadei, sommelier della trasmissione. «Quando cucini in casa rompi il ghiaccio subito, e poi si cucina meglio con un bicchiere di Fiano», dice Amadei sorridente. Ed ecco che Barzetti si inserisce con quella che molti giornali oggi stanno definendo «una battuta fuori luogo» «infelice» «choc» ma che in realtà porta con sé un messaggio ben più grave: «E poi vai a fare una cosa importante: stordisci la preda».
La donna-oggetto da «pasturare»
Come se non bastasse, lo chef decide di raccontare il primo incontro con la moglie, Laura Campana. Che, se possibile, peggiora ancora di più le cose: «Quando pasturavo Laura eravamo a un corso di cucina». Il verbo scelto la dice già lunga: la donna diventa complemento oggetto di un’azione che, letteralmente, significa «condurre al pascolo». Un’espressione come «fare la corte» probabilmente era considerata troppo candida e ingenua dal cuoco-macho. Ma andiamo avanti: «L’ho vista subito tra le tante. Cavoli, ragazzi, non sono tutte così giovani le mie allieve di solito. Ne ho vista una giovane e via, cercavo di inseguirla, dandole da bere per stordirla ma non sapevo che era astemia».
La cultura dello stupro in tv
Rape culture è il nome ufficiale, ma noi traduciamola pure in italiano, ché è dal linguaggio che passano i cambiamenti più grandi. Cultura dello stupro, un insieme di atteggiamenti, frasi, pensieri che minimizzano, giustificano, comprendono, se non addirittura incitano alla violenza sulle donne. Come si legittima un abuso? Normalizzandolo, facendo sembrare la prevaricazione - fisica e/o emotiva - maschile sulla donna un comportamento plausibile, anzi ragionevole. Sono (anche) frasi come queste a incoraggiare gli uomini a oggettificare le donne. Parole come quelle pronunciate dal cuoco in tv, con grande disinvoltura, evidenziano ancora una volta l’urgenza di fare informazione, formazione nelle scuole fin da bambini, per educare alla non violenza. Nonostante le parole siano state pronunciate in una trasmissione Rai, nessun membro della Vigilanza Rai - l'organo parlamentare che si occupa della tv pubblica - si è espresso sull'accaduto.
Giustificare la violenza
A ritrovarsi a fare i conti ora con il concentrato di sessismo di Barzetti – che con la conduttrice collabora dal 2011 – ora è Antonella Clerici, professionista che non ha potuto fermare il flusso di coscienza dello chef, un uomo che forse non si è neanche accorto dell'imbarazzo della donna che era accanto a lui, o semplicemente ha voluto ignorarlo. Si è preso il suo spazio, se ne è preso più del dovuto, ma il suo non è uno «scivolone», è solo il frutto di una cultura che, in alcuni casi più che in altri, ha attecchito fin troppo in profondità.
Lo scorso ottobre, comunque, C’è Posta per te e Forum sono stati richiamati dall’Agcom – Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – per sessismo, per non aver rispettato la «corretta rappresentazione della donna». Ci auguriamo che questo accada al più presto anche al programma di Rai1, e soprattutto che vengano presi provvedimenti contro l’unico responsabile. Per il momento, Barzetti non chiesto scusa né ha rilasciato commenti.