Nonostante gli annunci dello scorso ottobre, il macellaio influencer Nusret Gökçe – in arte Salt Bae – non aprirà il suo locale a San Babila a Milano. In un’intervista al Corriere, l’imprenditore turco – che recentemente ha chiuso il suo burger restaurant di New York – ha parlato del percorso che lo ha portato al successo e dei suoi piani per il futuro, che avrebbero dovuto includere il suo primo ristorante in Italia. L’impresa però si sta rivelando più difficile di quanto preventivato e quindi gli influencer milanesi dovranno ancora aspettare un po’ prima di poter catturare nelle loro stories l’iconico gesto con cui Salt Bae versa il sale sulla carne.
Salt Bae non apre a Milano: non c’è il posto giusto
Nell’intervista al Corriere, Salt Bae parla della sua avventura imprenditoriale, descrivendosi come uno stacanovista che lavora ogni giorno da 26 anni, il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene. Non fa mai vacanze e dorme poco la notte, vivendo secondo il motto "Business never sleeps". Spiega che il suo famoso gesto di spargere il sale è un qualcosa che proviene dal cuore e rappresenta il suo timbro. Poi parla della volontà di aprire un locale a Milano, già manifestata qualche mese fa ma ancora non concretizzata: “Vorrei aprire a Milano ma non c’è il posto giusto. Sono alla ricerca di un locale su strada: non voglio un ristorante in cima a un grattacielo, come tutti”.
Salt Bae: “Ho cambiato l’industria del cibo”
Suonano un po’ arroganti le dichiarazioni sul motivo del suo successo. Quando gli viene chiesto perché secondo lui è così popolare, risponde: “Perché ho cambiato l’industria del cibo e le aspirazioni: prima di me fare il macellaio non aveva appeal. Chi voleva sposare un macellaio? I bambini volevano fare l’avvocato o l’astronauta: ora sognano Nusret”. La realtà è leggermente diversa: negli anni è stato accusato diverse volte di comportamenti non proprio encomiabili, dalle irregolarità sui pagamenti ai dipendenti alle violazioni delle leggi sul lavoro fino alla discriminazione sessuale. Quando gli è stato chiesto di queste accuse lui ha risposto: “La mia seconda professione è il dottore. Ogni dipendente viene da me ascoltato, valorizzato e può aspirare a girare il mondo. Chi non ha la stoffa non tiene il passo. E sparge fake news”. Non è tutto oro quel che luccica, soprattutto se è sopra una bistecca.