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Storie

Vi racconto l'aglio e olio della vita cucinato da uno chef giapponese alle porte di Tokyo

La storia dell'aglio e olio più buona: quella assaggiata a Tokyo, cucinata da chef Naoto nel suo ristorante di cucina italiana

  • 09 Aprile, 2025

Aglio e olio è un piatto di occasione, nel senso che pur essendo estremamente “semplice” – che poi sarà davvero così semplice? – è una preparazione che in genere si fa nella classica – almeno una volta – spaghettata di mezzanotte o con una rimpatriata di scapoli o di amici… C’era un tempo in cui si definiva anche “la pasta dei cornuti”… ci vogliono solo poco minuti e pochissimi gesti per farla e quindi anche la moglie appena sottrattasi agli abbracci dell’amante poteva prepararla al volo per il marito di ritorno dal lavoro. E quale occasione migliore e più appetitosa di questa? Però su questa vulgata maschilista caliamo un pietoso velo in nome del politically correct… anche se comunque il tradimento e il conseguente uso dei fornelli per un veloce aglio e olio può tranquillamente essere trasversale e queer!

Aglio e olio, il principe delle spaghettate

Ma perché questa dissertazione oziosa sul principe dei piatti di pasta? In realtà, è tra le preparazioni che più ci hanno colpito a Tokyo. Strano no? In quello che è uno dei paradisi del cibo e di tantissimi tipi e tagli di cibo, cosa ti colpisce? Un piatto di italianissimi aglio e olio! Vero, comunque, che la cucina italiana qui ha una sua articolata e ben più che decennale storia e tradizione: insieme alla cinese è tra le più amate e praticate tra le tradizioni culinarie straniere e anima centinaia e centinaia di insegne che fanno di Tokyo la città fuori dall’Italia dove si trova il maggior numero di ristoranti di cucina italiana. Fatta da giapponesi, però. Cuochi che negli anni 80 e 90 del secolo scorso sono venuti a studiare nelle nostre cucine e che poi sono rientrati e hanno aperto le loro tavole e organizzato scuole e accademie dove ormai si insegna cucina italiana a tutti i livelli.

Un “piatto d’occasione” firmato da chef Naoto Someya

Ma torniamo alla nostra aglio olio made in Japan. L’occasione è stata una sorta di spaghettata notturna: in un giro scapestrato tra music bar,izakaya e altri locali, ci si ritrova nel cuore di Chiba (la prefettura limitrofa a Tokyo di cui costituisce una prosecuzione urbana senza soluzione di continuità) e si entra a tardissima ora nel ristorante conosciuto da amici, Asparadiso (ex Asparagus sincretizzato poi con una idea di Paradiso) aperto qualche anno fa da Naoto Someya, cuoco sulla soglia delle 50 primavere che ha studiato in Giappone e si è innamorato della cucina italiana in terra di Oriente. Che mangiamo, che assaggiamo? “Fai te” suggeriscono i nostri amici a chef Naoto che era ormai prossimo ad abbassare le saracinesche. Bella occasione, rivedere gli amici – i nostri commensali si frequentano con il cuoco per la passione del surf e per aver studiato più o meno insieme alle medie e alle superiori – dopo diverse settimane di non frequentazione. E poi c’era anche il conoscente italiano: “Che gli facciamo provare?”. Aglio e olio, ovviamente!

Il piatto di pasta più gustoso degli ultimi anni

Beh, è stata la spaghettata più buona degli ultimi anni: perfetta la cottura, perfetto il sapore, perfetta la rotondità dell’aglio e le punte aromatiche del peperoncino… Insomma, una goduria da portare nel cuore per molto tempo. Sarà perché ricordava le spaghettate corsare di tanti anni fa, perché l’ora tarda non permetteva analisi minuziose… o magari perché la mano di chef Naoto è davvero leggera, sapiente e appassionata… Sta di fatto che davvero è stato l’aglio e olio della vita.

La rotondità dell’aglio di Aomori (e la pasta de La Molisana)

E poi, che dire degli ingredienti? La Molisana (spaghetto n. 15) è la marca della pasta, italianissima, così come l’olio veneto di Tenute Basso. Non lo abbiamo assaggiato assoluto, ma in quel piatto era perfetto! E poi l’aglio: a spicchi grossi, veniva da Aomori, prefettura a nord del corpo centrale del Giappone da cui viene l’80% dell’aglio nipponico il quale, per la maggior parte, viene fermentato e trasformato in cremoso aglio nero. E, giusto per capire la passione per l’Italia nella capitale del Sol Levante, basti pensare che lo scorso dicembre, in occasione del Bagna Cauda Day, lo chef Yuji Hayashi (che ha due ristoranti a Tokyo, The Momentun e TantaRoba) ha portato in Piemonte l’aglio nero di Aomori per utilizzarlo in una degustazione di bagna cauda che ha conquistato il pubblico nel corso di ben due seminari dedicati all’aglio orientale. Incontri che hanno stupito molti dei presenti i quali non sapevano che Tokyo è – fuori dall’Italia e dal Piemonte – il luogo dove si consuma più bagna cauda al mondo! Una ricetta piemontese, appunto, che venne portata in Giappone già alla fine dell’800 di gesuiti. Che dire? Bello incontrarsi e salutarsi davanti a un piatto di aglio (e olio) nella notte movimentata di Chiba.

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