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Mangiatrice instancabile

Storia della critica gastronomica più temuta di sempre che mangiò oltre cento sandwich in un giorno

La giornalista del New York Times ha inventato le recensioni in incognito, replicate ancora oggi in tutto il mondo

  • 08 Aprile, 2025

Mimi Sheraton è stata la prima donna a ricoprire il ruolo di critica gastronomica per il New York Times, e durante il suo mandato, è stata meticolosa e imparziale: visitava ogni ristorante almeno 6-8 volte per garantire una valutazione accurata e coerente. Per evitare trattamenti preferenziali, utilizzava travestimenti e pseudonimi per vivere l’esperienza del cliente comune. «Più recensisco ristoranti, più mi convinco che il cliente anonimo vive un’esperienza completamente diversa rispetto al cliente abituale o ai critici gastronomici», scrive nella sua biografia. Ma l’approccio imparziale e dettagliato lo applicava anche all’indagine gastronomica: in un giorno ha assaggiato 104 panini al pastrami.

Pioniera della critica gastronomica

Nata a Brooklyn nel 1926, Sheraton è stata una figura rivoluzionaria nel mondo della critica gastronomica. Cresciuta in una famiglia con una profonda passione per il cibo – suo padre commerciante di frutta e verdura all’ingrosso, e sua madre cuoca ambiziosa – Sheraton sviluppa fin da giovane un palato raffinato e una curiosità insaziabile per la cucina. Negli anni Sessanta, inizia a scrivere recensioni di ristoranti per il Village Voice. Nel 1976, Sheraton fa la storia diventando la prima donna a ricoprire il ruolo di critica gastronomica per il New York Times, posizione che ha mantenuto fino al 1983. Ironico visto che anni prima era stata scartata con la motivazione che “quello del critico non è un mestiere da donne”.

La sua scrittura era caratterizzata dall’estrema precisione e onestà, tratti che le hanno valso sia elogi che critiche. Non esitava a esprimere giudizi severi quando riteneva che la qualità del cibo o del servizio non fossero all’altezza, indipendentemente dalla reputazione dello chef o del locale. La sua penna ha suscitato l’ira di ristoratori e clienti, e a volte scattavano le denunce. Le sue opinioni feroci erano bilanciate dal suo spirito arguto, e un senso dell’umorismo inesauribile. Non si tirava mai indietro quando doveva esprimere le sue opinioni, anche se questo significava definire un ristorante «cupo, antiquato e simile a una casa di riposo» o descrivere una sala da pranzo total white come «una sofisticata sala interrogatori». Scriveva ancora a macchina anche dopo l’arrivo del digitale, e dettava gli articoli al telefono. Tutti la conoscevano nell’ambiente, e così prenotava con nomi inventati, mandava avanti i commensali ingaggiati per farle da copertura, e indossava parrucche e occhiali da sole, soprattutto in quei ristoranti dove i camerieri erano istruiti a riconoscerla. Non prendeva appunti perché aveva una memoria di ferro, e aveva un palato assoluto. Memorabili i suoi exploit.

ritratto di Mimi Sheraton

foto Eric Etheridge

Mangiatrice instancabile

Nota per il suo approccio approfondito al limite del maniacale per la valutazione culinaria, sono molti gli episodi che l’hanno resa una leggenda. Un aneddoto particolarmente emblematico riguarda un’indagine sul pastrami sandwich e il corned beef sandwich, due panini simbolo dei delicatessen newyorkesi. In un solo giorno ha assaggiato 104 sandwich per analizzare le tecniche di preparazione e valutare la qualità degli ingredienti. Un’altra dimostrazione del suo impegno è stata la ricerca durata 11 mesi, durante la quale ha assaggiato tutti i 1.196 prodotti alimentari del reparto gastronomia del grande magazzino Bloomingdale’s, riportando le sue riflessioni in un articolo per il New York Magazine, che le ha aperto le porte del New York Times.

Nel corso della sua carriera durata 60 anni, Sheraton – che mangiava quattro volte al giorno – ha dichiarato che, per lavoro, ha consumato più di 21 mila pasti ai ristoranti di 49 Paesi del mondo. Ormai in “in pensione” dalle recensioni, Sheraton ha continuato a scrivere di cibo per Vanity Fair, Time, Vogue e Condé Nast Traveler, tra gli altri. Ma è stata anche un’autrice prolifica, pubblicando sedici libri. Tra questi, 1000 Foods to Eat Before You Die (i mille cibi da mangiare prima di morire), è una guida esaustiva ai piatti e agli ingredienti irrinunciabili. Il suo appetito, sia per il cibo che per la conversazione, è restato immutato, malgrado l’età avanzata.

Si spegne il 6 aprile 2023 all’età di 97 anni. La sua eredità vive attraverso le sue opere e l’impatto duraturo che ha avuto nel campo della critica gastronomica. «Ho intrapreso questa carriera come scusa per mangiare più del dovuto. Penso che le persone che sono davvero brave in questo sono tutte d’accordo. Ci piace mangiare. E quindi questo ci dà una ragione e una scusa per farlo».

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