Degli interi Stati Uniti, la cucina del Sud è la più imprevedibile e gustosa. Soprattutto, è il risultato di un intreccio complesso di influenze culturali e gastronomiche provenienti da diverse parti del mondo. Le popolazioni native delle zone a sud-est, i conquistadores spagnoli, i coloni olandesi, britannici e francesi, e soprattutto gli africani ridotti in schiavitù: tutti hanno contribuito con un proprio bagaglio alla formazione di una tradizione culinaria ricca e variegata quanto le loro diverse origini. Le conoscenze gastronomiche di questi popoli hanno influenzato profondamente la cucina del Sud. Ogni gruppo, infatti, ha lasciato il proprio segno, dando vita a una cucina “della memoria” adattata alle risorse del nuovo mondo. Sapori e tecniche che hanno fatto un lungo viaggio dall’Europa, passando dai nativi dei vari territori e gli schiavi africani lungo le tratte e le vie commerciali delle colonie, creando piatti nuovi e incredibili, che oggi sono sinonimo degli Stati Uniti del Sud.
Nel 1607, i britannici fondano un insediamento permanente a Jamestown, in Virginia, portando con loro le tradizioni culinarie dell’Inghilterra. Tra gli elementi della cucina britannica c’erano tagli di maiale sotto sale, e pani detti English bread, che vengono adattati agli ingredienti locali nordamericani. E così, i cosci di maiale inglesi si trasformano nei celebri prosciutti al miele della Virginia, mentre i pani diventano i tradizionali hot breads (tipologia di pane “veloce” con molto lievito).
Tuttavia, nelle cucine delle piantagioni della Virginia, la preparazione dei pasti era affidata prevalentemente agli schiavi strappati all’Angola e altre zone dell’Africa occidentale, trasportati alle colonie nordamericane attraverso la tratta atlantica degli schiavi. Aggiungendo nuovi ingredienti del posto e adoperando tecniche di cottura della propria cultura applicate alle basi di cucina europea dei proprietari bianchi, i nativi dell’Africa arricchivano le ricette con quello che abbondava: farina di mais, pomodori, fagioli dall’occhio, okra, melanzane, sesamo, sorgo, meloni e varie spezie. Fra queste insolite preparazioni figura uno dei piatti più rappresentativi della cucina del Sud: il pollo fritto.
Le origini del pollo fritto negli Stati del Sud sono da ricondurre alla fusione di due diverse tradizioni culinarie: quella scozzese e quella dell’Africa occidentale, appunto. I coloni scozzesi avevano una tradizione consolidata di friggere il pollo nello strutto. I loro schiavi africani hanno preso quella tradizione e l’hanno migliorata: aggiungendo spezie alla marinatura, fatto utilizzo di farina di frumento anziché di pan grattato, e per la frittura anziché strutto, olio di palma. Questa unione di tecniche ha portato alla nascita di una versione unica del pollo fritto, che è diventata un piatto iconico del deep South.
L’importanza del pollo fritto nella cucina del Sud è evidente nelle numerose varianti e adattamenti regionali del piatto. Tra gli esempi più famosi troviamo il Kentucky Fried Chicken, ormai associato al fast food; il Nashville Hot Chicken del Prince’s Hot Chicken Shack; il pollo fritto in stile Cajun di Bojangles’ Famous Chicken ‘n Biscuits; il celebre pollo speziato di Popeyes Chicken, e il Fried Chicken and Waffles, ricetta assurda quanto gustosa, anch’essa frutto di un’associazione insolita di coloni olandesi e schiavi africani: pollo fritto, e soffici cialde dolci.
Una ricetta facile per fare in casa il pollo fritto del Kentucky ce la fornisce Andy Luotto, ospite della trasmissione di Gambero Rosso TV, Uazz’America. Oltre che in streaming sulla piattaforma web, questa ed altre trasmissioni sono fruibili in chiaro sul canale 257 del digitale terrestre, e sui canali Sky 133 e 415.
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