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Genio sconosciuto: l'italiano inventore del Cynar che 50 anni fa costruiva auto elettriche e studiava l'intelligenza artificiale

Il genio italiano (sconosciuto) che inventòil Cynar e negli anni '70 costruiva auto elettriche e studiava l'Intelligenza artificiale

  • 15 Aprile, 2025

Nella Giornata del made in Italy  Radio1 Rai lancia un podcast firmato da Massimo Cerofolini e dedicato a un genio italiano quasi sconosciuto al grande pubblico: Angelo Dalle Molle, creatore negli anni ’50 del Cynar (insieme a Rino Dondi Pinton), che mezzo secolo fa costruiva anche auto elettriche e progettava stazioni di car sharing e di ricarica e che poi si dedicò allo studio e alla ricerca sull’intelligenza artificiale e sul mondo digitale. La storia di questo uomo, nato a Mestre nel 1908 e scomparso nel 2001, ha dell’incredibile. Dalle Molle mise il suo vulcanico estro e la sua geniale curiosità al servizio del futuro: inventando, comunicando, studiando come migliorare la vita dei suoi simili. Tutto andando continuamente e ostinatamente controcorrente.

Dall’AvioBar al Cynar

Il podcast in 5 puntate di Massimo Cerofolini ricostruisce la vita di questo personaggio cui sono debitori sia Musk con le sue Tesla che Sam Altman per la sua ChatGpt. Ma raccontiamolo passo passo questo personaggio cui la modernità deve molto e che ha incarnato l’ideale di imprenditore illuminato purtroppo ignorato dal mainstream. Nel 1935, ancora ventenne, Angelo molla gli studi e convince i familiari a comprare l’azienda Pezziol che era in crisi e aveva in casa distillati famosi come il Vov. Dodici anni dopo dà vita all’iniziativa AvioBar nell’ambito del progetto Grandi Marche Associate (sempre di sua creazione): un aereo cargo americano viene trasformato in un bar volante che nel 1947 compie il giro d’Italia in 10 tappe. Una promozione non riguarda solo il Gruppo Grandi Marche Associate ma anche altre realtà del settore. L’iniziativa ottiene un enorme successo. Angelo rimane personalmente molto colpito dalla desolazione – vista dall’alto – di un’Italia ridotta in macerie dalla guerra appena finita e matura il desiderio di aiutare concretamente la ricostruzione. L’anno successivo Dalle Molle compie l’impresa dai più ritenuta impossibile: creare un liquore con il carciofo, ortaggio mai usato prima nel settore, scelto per le sue virtù benefiche. Dopo due anni di sperimentazioni insieme al chimico Rino Dondi Pinton, Dalle Molle vince lo scetticismo generale e nel 1950 lancia la sua creazione, il Cynar, con una campagna spettacolare che conquista l’intera Penisola, grazie a un’organizzazione ramificata e innovative campagne di marketing. Il successo dell’amaro travolge ogni aspettativa: due milioni di bottiglie vendute in appena un anno.

Dalle Molle lascia Cynar e si dedica alle auto elettriche

Nel 1966 Angelo ingaggia Ernesto Calindri e nasce lo spot “contro il logorio della vita moderna” in cui l’attore beve tranquillo in mezzo al traffico. Le campagne pubblictarie per Cynar si trasformano rapidamente anche in slogan di comunicazione sociale con messaggi sulla sicurezza stradale e campagne di protesta politica. Nel 1958 fonda “La via aperta”, rivista dove chiama a scrivere importanti figure culturali e politiche del Novecento, come Don Sturzo o Schuman. All’inizio degli anni ’70 le vendite del Cynar e degli altri prodotti aziendali superano i 40 milioni di bottiglie annue, ma proprio all’apice del successo Dalle Molle perde interesse per l’attività imprenditoriale e sceglie due nuovi campi di interesse: l’informatica e l’ambiente. Dopo aver ceduto le sue quote nel 1973, acquista una spettacolare villa in stile palladiano vicino Padova e si dedica a tempo pieno ai suoi visionari progetti. È qui che si mette su un’officina meccanica e comincia a costruire auto elettriche e a progettare una rete di stazioni di car sharing e di ricarica.

Progetti e realizzazioni (troppo) visionarie

Il progetto suscita forte interesse in molte città italiane, con tanto di piani esecutivi, e si concretizza a Bruxelles, dove per anni collega due sedi universitarie. Ma nonostante le promesse, la burocrazia e la politica italiana affossano l’iniziativa. Le amministrazioni frenano, i pretesti per non procedere si moltiplicano e a metà degli anni ’80 Dalle Molle è costretto ad abbandonare l’idea del trasporto elettrico a noleggio. «L’Italia dovrà attendere vent’anni per vedere timidi tentativi di quello che lui ha già realizzato», racconta l’autore del podcast di Raiplaysound, Massimo Cerofolini.

Una Fondazione per l’Intelligenza Artificiale

Negli anni ’70, dopo l’uscita dall’azienda familiare del Cynar, insieme al progetto sul car sharing di auto elettriche, Angelo Dalle Molle orienta la sua ricerca sull’informatica, anticipando il futuro di decenni. Oltre alla Fondazione Dalle Molle sulla qualità della vita, crea nella Svizzera italiana tre istituti pionieristici sui temi dell’intelligenza artificiale: l’ISCO a Ginevra (1976) per gli studi semantici e cognitivi, l’IDSIA a Lugano (1988) dedicato all’intelligenza artificiale e alle reti neurali, e un centro a Martigny (1991) sull’intelligenza artificiale percettiva. Sono gli anni bui della ricerca, in cui i diversi stati abbandonano il finanziamento di ricerche sull’intelligenza artificiale: ma lui, Angelo, non si arrende e continua il suo percorso ostinato e solitario. Dalle Molle finanzia ricerche fondamentali sul linguaggio, sulle reti neurali e sul machine learning e il tempo ne consacra l’intuizione: la sua Fondazione viene riconosciuta come fondamentale nella storia che porta alle attuali rivoluzioni dell’intelligenza artificiale, come ChatGPT. Già nel 1997, Business Week la indica tra i cinque centri di ricerca sull’IA più influenti al mondo, accanto a monumenti come il Mit di Boston o l’università di Berkeley.

Il lato umano e l’eredità di un genio

Il podcast di Cerofolini non può trascurare il lato umano del genio. Dalle Molle, infatti, ha avuto una vita privata burrascosa: nel giro di un lustro tradisce la moglie con quattro donne diverse, l’una all’insaputa dell’altra, da cui avrà cinque figli… per poi sposarsi in seconde nozze a 90 anni con la sua collaboratrice storica, Eleonora. Nel lavoro – spiega Massimo Cerofolini – rivela molti tratti in comune con l’imprenditore-umanista Adriano Olivetti: tratta i collaboratori con profondo rispetto, promuove la loro creatività e dignità individuale rifiutando una logica puramente produttiva e anteponendo sempre l’uomo alla macchina. «È un leader accessibile ma esigente, capace di ispirare adesione ai suoi progetti, spesso controcorrente rispetto alle logiche dominanti. Mecenate e pensatore a lungo termine, dialoga con la cultura del suo tempo ma resta una persona intrinsecamente riservata, preferendo l’ombra alla ribalta». Lo ritrae così l’autore del podcast. Sarà proprio questa sua ritrosia e la particolarità di carattere – unita certamente a una certa superficialità collettiva – a contribuire a renderlo un “genio dimenticato“, la cui eredità più preziosa rimane l’invito a mettere sempre l’essere umano, e non il mero profitto, al centro di ogni progresso.

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